Giurisdavidismo
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Il Giurisdavidismo è il nome dato alla sua dottrina (e alla sua comunità, da molti definita una setta) dal suo fondatore, Davide Lazzeretti, negli anni '70 del XIX secolo. Per molti versi, il Giurisdavidismo è diretto discendente delle eresie utopiche del Medioevo, come ad esempio quella di Fra' Dolcino (della quale condivide i caratteri pauperistici e socialisteggianti). Tuttora alcuni seguaci del Giurisdavidismo (o Chiesa Giurisdavidica) sussistono nella zona del Monte Amiata, di cui Lazzeretti (ucciso dai Carabinieri durante una processione nei pressi di Arcidosso il 18 agosto 1878) era nativo.
Gli studi più aggiornati sull'avventura mistico-rivoluzionaria di cui fu protagonista David Lazzeretti nella seconda metà dell'ottocento tendono a rivalutare soprattutto gli aspetti sociali ed egualitari insiti nel movimento giurisdavidico. È infatti storicamente accertato che il profeta dell'Amiata ebbe a fondare una comunità religiosa, con intenti altamente sociali, in cui i partecipanti (contadini e artigiani) mettevano in comune i beni posseduti per redistribuirne il reddito secondo il bisogno. Nell'elezione degli organi dirigenti della Comunità (denominata "delle Famiglie Cristiane"), David istituì un suffragio universale, con il voto esteso alle donne, quando ciò era ancora lungi da venire non solo nello Stato italiano ma anche negli altri stati europei. Furono peraltro queste iniziative, che venivano bollate come sovversive, a determinare quella strana alleanza fra Stato e Chiesa che ebbe, come sbocco finale, la repressione del movimento.