Alexandra Wolff Stomersee
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Alexandra Wolff-Stomersee, detta Licy (Nizza, 13 novembre 1894 - Palermo, 22 giugno 1982), fu una studiosa lettone di psicoanalisi, figlia del barone Boris e della cantante lirica modenese, già interprete di Dvořák e Brahms, Alice Barbi.
[modifica] Biografia
Sua madre viveva a Londra, in seguito al matrimonio con Pietro Tomasi di Lampedusa, zio di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e ambasciatore in Inghilterra, avvenuto nel 1920. E proprio a Londra nel 1925 Giuseppe incontrò Licy, la sua futura moglie. Si sposarono con rito ortodosso in una chiesa di Riga, il 24 agosto 1932. Licy si era già sposata, nel 1918, con André Pilar.
Donna di notevole cultura, aveva conosciuto personalmente Freud e aveva approfondito in seguito i suoi studi di psicoanalisi a Berlino. Condusse principalmente studi sulla nevrosi, sulle psiconeurosi e sulla depressione, anche infantile. Fu stimata da grandi psicoanalisti - che riconobbero in lei una maestra - come Cesare Musatti; non facili furono invece i rapporti con Edoardo Weiss.
Durante la Seconda guerra mondiale rimase vicino al marito, nonostante la coppia vivesse praticamente separata per molti mesi all'anno dal 1932, a causa dei contrasti e dell'incompatibilità caratteriale tra lei e la suocera, donna Beatrice Tasca di Cutò.
Negli anni Trenta la coppia trascorse lunghi periodi nel castello di Stomersee a Stameriena nel distretto di Gulbene, in Lettonia, di proprietà della famiglia di Alexandra. Dopo il 1940, la residenza fu confiscata dal governo sovietico.
Nel dopoguerra fu una delle figure di riferimento della psicoanalisi in Italia, tanto da ricoprire per qualche tempo la carica di presidente della Società Italiana di Psicoanalisi, offertole anche per il prestigio del suo nome. Custode gelosa della memoria e dell' eredità culturale del marito, abitò fino alla morte nel diruto palazzo palermitano di via Butera, di proprietà dei Tomasi di Lampedusa.
La sua figura è stata recentemente rievocata nel film Il manoscritto del Principe (2000), nel quale era impersonata da Jeanne Moreau, e dal libro, uscito nel settembre 2005 presso l'editore Memori ad opera di Susy Izzo, sua paziente ed allieva, intitolato La dama e il Gattopardo.
La sorella Lolette è la madre dell'ex-ambasciatore, scrittore e presidente della FIEG Boris Biancheri.