Battaglia del Frigido
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Battaglia di Frigido | |||||||||||||||||
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Conflitto | Guerre civili dell'Impero Romano | ||||||||||||||||
Data | 5 settembre-6 settembre 394 | ||||||||||||||||
Luogo | Fiume Frigidus, nella moderna Slovenia | ||||||||||||||||
Risultato | Vittoria di Teodosio I | ||||||||||||||||
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La Battaglia del Frigido (o Battaglia del fiume Frigido) fu una storica battaglia, combattuta tra il 5 e il 6 settembre 394, che vide opporsi l'esercito dell'imperatore romano d'oriente Teodosio all'esercito dell'imperatore romano d'Occidente, Flavio Eugenio.
La disfatta di Eugenio e del suo comandante, il magister militum di origine franca Arbogaste, riconsegnò l'impero ad un unico imperatore per l'ultima volta. Inoltre, la battaglia fu l'ultimo tentativo di resistenza alla diffusione del Cristianesimo nell'impero e, perciò, decise del destino della religione cristiana in Occidente.
Indice |
[modifica] Situazione
Dopo le persecuzioni anticristiane, Costantino il Grande con il famoso editto, nel 313 legalizzò il cristianesimo come “religione lecita”, ma senza abolire gli altri culti. Nell’anno 380, Teodosio I, con l’editto di Tessalonica, promosse il cristianesimo a "religione di Stato" e orde di cristiani passarono alle maniere forti. Fra l'altro, ad Alessandria d'Egitto nel 391 d. C. venne distrutto il tempio del dio Serapide, e bruciata anche la famosa biblioteca. A Cipro il vescovo Epifanio ordinò la distruzione di tutti i templi pagani.
Il 15 maggio 392 venne trovato impiccato l'imperatore d'occidente Valentiniano II nella sua residenza a Vienne, nella Gallia.
Il 22 agosto dello stesso anno Arbogaste, un Franco che era riuscito a scalare la gerarchia militare fino alla carica di magister militum, con l'appoggio del senato romano dichiarò imperatore d'occidente Flavio Eugenio, che era stato magister scrinii.
Dopo alcune incertezze, l'imperatore d'oriente Teodosio I decise di non riconoscere il nuovo imperatore d'occidente, nominando al suo posto nel gennaio del 393 il figlio di otto anni Onorio e optando quindi per la guerra.
[modifica] Preparazione
L'esercito orientale era rimasto mal organizzato in seguito alla Battaglia di Adrianopoli e toccò ai generali Flavius Stilicho e Flavius Timasius la ricostituzione della disciplina e delle forze.
La spedizione partì da Constantinopoli nel Maggio del 394. Alle legioni orientali si unirono più di 20000 Visigoti federati e forze addizionali dalla Spagna e dalla Siria. Lo stesso Teodosio condusse l'esercito, accompagnato dai suoi generali Stilicone e Timasio, e dal capo visigoto Alarico I.
L'avanzata di Teodosio attraverso la Pannonia e le Alpi Giulie non trovò resistenza, così l'esercito valicò le Alpi e cominciò la discesa lungo la valle del fiume Frigidus (un affluente del fiume Isonzo oggi chiamato fiume Vipacco) verso Aquileia. Fu in questa regione montagnosa, nelle vicinanze di Vipacco, Slovenia, che i due eserciti si scontrarono.
[modifica] Lo scontro
Teodosio attaccò quasi immediatamente, senza prendere conoscenza del campo di battaglia. Per primi mandò all'attacco i suoi alleati goti, forse sperando in un loro indebolimento che avrebbe rafforzato la sicurezza dell'impero. L'esercito orientale non raggiunse grossi obiettivi ma ebbe molte perdite tra cui il generale ispanico Bacurio.
La giornata terminò quindi con una felice difesa delle truppe di Eugenio; inoltre Arbogaste mandò un distaccamento per chiudere il passo alle spalle di Teodosio.
Dopo una notte insonne, Teodosio si rese conto del vuoto lasciato dalle truppe di Arbogaste e decise di attaccare di nuovo e questa volta fu aiutato da una forte tempesta proveniente da est e vinse.
Eugenio fu portato al cospetto di Teodosio e decapitato. Arbogaste invece scappò sulle montagne ma dopo qualche giorno si suicidò imitato poco dopo dal console Nicomaco Flaviano.
[modifica] Conclusioni
Una conseguenza di lunga durata dello scontro del 394 tra gli eserciti romani d'Oriente e d'Occidente fu che l'accesso alle piane della provincia Venetia et Histria rimase completamente sguarnito: a detta del poeta latino Claudio Claudiano, le torri e le mura delle Chiuse (Claustra Alpium Iuliarum),che erano una specie i vallo alpino costuito nel 270, furono demolite nel corso della battaglia e, difatti, non si ha più notizia né di un loro utilizzo né della presenza sulle Alpi orientali di truppe romane ai tempi delle discese di Alarico I in Italia.
Fu anche la prima battaglia dove incise l'arruolamento di intere bande di barbari e da allora la barbarizzazione dell'esercito romano fu massiccia. E fu deleteria.
Sul piano economico, la concentrazione degli eserciti nella Venetia et Histria orientale e lo scatenarsi nel 394 di alcune calamità naturali (terremoti e allagamenti) sortirono degli effetti così disastrosi da imporre al nuovo imperatore d'Occidente Flavio Onorio una relaxatio (condono) delle imposte annonarie nell'Italia del Nord.
Mentre le sommosse dei Barbari federati non erano nuove nei tumultosi anni del IV secolo, questa fu una rivolta del paganesimo contro il cristianesimo ed il risultato della battaglia ha deciso il destino della cristianità nell'impero Romano d'Occidente. La battaglia è, come importanza, alla pari della Battaglia di Ponte Milvio, dato che non fu soltanto una vittoria in una guerra civile, ma il quasi definitivo trionfo del cristianesimo.
[modifica] Bibliografia
- Claudio Claudiano, De Probino et Olybrio Consulibus e De Tertio Consulatu Honorii
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