Sociologia relazionale
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La sociologia relazionale (o teoria relazionale della società) è stata formulata dal sociologo italiano Pierpaolo Donati all'inizio degli anni ottanta del novecento nel volume Introduzione alla sociologia relazionale (Franco Angeli, Milano, 1983, seconda ed. 1986). Secondo questa prospettiva la società è fatta di relazioni (precisamente di relazioni sociali) che devono essere concepite non come una realtà accidentale, secondaria o derivata da altre entità (individui o sistemi), bensì come realtà sui generis. Tale relazione può essere colta attraverso tre modalità di essere: i) la relazione in quanto riferimento simbolico-intenzionale (refero), ii) la relazione in quanto connessione o legame (religo), iii) la relazione in quanto effetto emergente (anziché come effetto aggregato). Quando la relazione ha un’esistenza reale, e non è un mero ente astratto di ragione, tali modalità sono necessariamente compresenti fra loro.
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[modifica] I fondamenti
Il presupposto della sociologia relazionale è un realismo analitico, critico e relazionale: analitico perché la realtà osservata è conosciuta attraverso categorie e selezioni astratte dalla realtà; critico perché nel processo conoscitivo tra osservato e osservatore si instaura una interazione fatta di coinvolgimento e di distacco; relazionale perché la conoscenza procede attraverso relazioni e definisce in termini relazionali ogni elemento che rientra nell’orizzonte di indagine.
La sociologia relazionale si fonda dunque su una metafisica relazionale e su una ontologia delle relazioni che vede nelle relazioni il costitutivo di ogni realtà sociale. La società, ovvero qualsiasi fenomeno o formazione sociale non è né un sistema più o meno preordinato o sovrastante i singoli fatti o fenomeni, né un mero prodotto di azioni individuali. Tutti i sociologi parlano di relazioni sociali (Karl Marx, Émile Durkheim, Max Weber, Georg Simmel, Talcott Parsons, Niklas Luhmann), ma quasi nessuno parte dal presupposto che “all’inizio c’è la relazione”. La sociologia relazionale non è un “ponte” fra altre sociologie, in particolare fra quelle che assumono che - all’inizio - vi sia l’individuo (per esempio Max Weber) o il sistema (per esempio Niklas Luhmann) e non è nemmeno una “terza via”. La sociologia relazionale intende essere una prospettiva nuova e autonoma in quanto è un framework generalizzato, ovvero un programma di ricerca che si basa su un approccio originale, si serve di un paradigma, di metodologie e tecniche specifiche di indagine empirica, e formula teorie contestuali. Nell'ambito della sociologia contemporanea, la teoria relazionale si pone come obiettivo soprattutto il superamento del funzionalismo (nelle sue varie versioni: strutturale, sistemico, comunicativo, etc.). Il suo teorema fondamentale consiste nell’affermare che l’identità sociale di un qualsivoglia agente/attore A (individuale o collettivo) non consiste nella semplice e in-mediata relazione di un ente a sé stesso (A=A), né nella negazione di tutto ciò che è esterno ad A (A= negazione di tutto ciò che non è A), ma nella relazione fra A e l’altro da A (= relazione fra A e non-A). Pertanto l’identità sociale non è né una pura costruzione o proiezione degli individui, né una funzione delle strutture della società, ma è l’effetto emergente delle relazioni attivate dai soggetti sociali.
[modifica] Gli sviluppi
Le basi teoriche poste nella “Introduzione” sono state ulteriormente approfondite, ampliate giustificate e verificate sul piano sociologico in una serie di opere successive di Pierpaolo Donati come Teoria relazionale della società (Franco Angeli, Milano, 1991) e Sociologia (Cedam, Padova, 2006) che nella introduzione e nel capitolo 1 esplicita le semantiche della relazione e nel capitolo 6 offre i fondamenti dell'analisi relazionale, attraverso una delineazione di regole, quadro metodologico, esempi. Sul piano metodologico, utilizzato uno schema inizialmente elaborato da Talcott Parsons, lo schema AGIL, che viene ridefinito come ‘bussola’ dell’analisi sociologica. La versione relazionale di AGIL applica questo strumento non già allo unit act, ma alla relazione sociale intesa come unità di analisi della sociologia relazionale.
Sono state inoltre prodotte molte opere di carattere sia teorico sia applicativo (in lingua italiana[1] e in altre lingue [2]) su tematiche specifiche come la famiglia [3], la salute, i giovani e la socializzazione; il welfare e le politiche sociali; il privato sociale [4] e la società civile[5]; il lavoro [6]; la religione[7], il capitale sociale. La sociologia relazionale ritiene quindi di aver sviluppato un nuovo quadro teorico e di averne dimostrato la validità sia sul piano della ricerca empirica, sia sul piano delle applicazioni concrete (in termini di legislazione e di programmi di intervento sociale).
[modifica] Bibliografia
- P. Donati, Introduzione alla sociologia relazionale, FrancoAngeli, Milano, 2004 [1983]. [8]
- P. Donati, Teoria relazionale della società, FrancoAngeli, Milano, 2000 [1991]. [9]
- P. Donati (a cura di), Sociologia, Cedam, Padova, 2006. [10]
- P. Donati, P. Terenzi (a cura di), Invito alla sociologia relazionale. Teoria e applicazioni, Franco Angeli, Milano, 2005. [11]
- P. Donati, I. Colozzi (a cura di), Il paradigma relazionale nelle scienze sociali: le prospettive sociologiche, il Mulino, Bologna, 2006.[12]
- P. Donati, Building a Relational Theory of Society: A sociological Journey, in Mathieu Deflem (ed.), Sociologists in a Global Age. Biographical Perspectives, Ashgate, Aldershot, 2007.[13] [14]
- P. Donati, L’approccio relazionale al capitale sociale, in “Sociologia e Politiche Sociali”, a. 10, n. 1, 2007.