Vico del Gargano
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
![]() |
|||
---|---|---|---|
![]() |
|||
Stato: | ![]() |
||
Regione: | ![]() |
||
Provincia: | ![]() |
||
Coordinate: |
|
||
Altitudine: | 462 m s.l.m. | ||
Superficie: | 110 km² | ||
Abitanti: |
|
||
Densità: | 74 ab./km² | ||
Frazioni: | San Menaio | ||
Comuni contigui: | Carpino, Ischitella, Monte Sant'Angelo, Peschici, Rodi Garganico, Vieste | ||
CAP: | 71018 | ||
Pref. tel: | 0884 | ||
Codice ISTAT: | 071059 | ||
Codice catasto: | L842 | ||
Nome abitanti: | vichesi | ||
Santo patrono: | San Valentino | ||
Giorno festivo: | 14 febbraio | ||
Sito istituzionale | |||
![]() |
Vico del Gargano è un comune di 8.102 abitanti della provincia di Foggia. Fa parte del Parco Nazionale del Gargano e della Comunità Montana del Gargano.
Indice |
[modifica] Geografia
Il comune di Vico del Gargano occupa un'area di 110,4 Km² nella parte settentrional-orientale del Promontorio del Gargano. Il territorio comunale presenta un escursione altimetrica accentuata (da 0 a 782 m s.l.m.), dalle alture submontane della Foresta Umbra, alle spiagge di San Menaio. Il paesaggio nell'interno è tipico del bosco di faggi (Foresta Umbra) e di abeti, lungo la costa sono presenti foreste di pini d'aleppo (Pineta Marzini). Diffusissimi uliveti e agrumaie mediante spettacolari terrazzamenti sulla costa. La geologia è carsica con numerose e interessanti grotte anche marine.
Vico del Gargano costituisce il cuore del Parco Nazionale del Gargano comprendendo nel suo territorio la maggior parte della Foresta Umbra.
Dista dal capoluogo circa 104 km
[modifica] Storia
Fondata dal leggendario condottiero schiavone Sueripolo nel 970 d.C conobbe nei secoli varie dominazioni. Federico II di Svevia pose le basi del castello che ancor oggi troneggia nel rione antico. Agli Svevi si succedettero gli Aragonesi. Durante il periodo feudale vico fu territorio delle più importanti famiglie napoletane, tra le quali i Caracciolo e gli Spinelli. Il periodo dei Numi portò un rinnovamento culturale che culminò con la fondazione della celeberrima Accademia degli Eccitati, la nascita di Michelangelo Manicone, l'innalzameno dell'Albero della Libertà e la costruzione del cimitero monumentale di San Pietro extra moenia (il primo in Europa). L'Ottocento vide la nascita ed il prosperare della coltivazione ed il commercio degli agrumi. Attività fiorenti fino a metà Novecento ed oggi in declino. Durante l'unità d'Italia fu paese Realista e sede di molte bande di briganti che saccheggiavano i paesi del Gargano e della Capitanata avendo come base la Foresta Umbra.
[modifica] Economia
Oggi Vico del Gargano è un paese soprattutto agricolo/turistico. Il turismo si sviluppa essenzialmente nei mesi estivi e non raggiunge i livelli che il paese meriterebbe. Presente è anche l'artigianato.
[modifica] Da visitare
Luoghi di culto
Chiesa del Carmine
Dopo la soppressione del Convento dei Carmelitani, già nella prima metà del Seicento, il convento fu sede dell'ospizio dei padri Roccettini (ne fa riferimento Padre Bernardo da Arezzo in un manoscritto del 1695), incamerato dai Borboni di Napoli nel 1782. Nella Relazione d'apprezzo del feudo di Vico si legge: "Sta la detta Grancia situata sopra la cima di una dolce collinetta e consiste in una piccola chiesuola". Questa è costituita da un ambiente mononavato, coperto da volta a botte, e da un altro vano attiguo asimmetrico dove sono esposte le statue dei Misteri, portate in processione il Venerdì Santo. Originale la soluzione strutturale e compositiva della facciata che ingloba la torre companaria e che conserva sul portale il bassorilievo, in pietra, con i tre monti sormontati dalla croce, simbolo della Casa madre tremitense.
Numerosi gli interventi di restauro susseguitisi nei secoli, al punto da non permettere una identificazione sicura del nucleo originario del convento: la sacrestia è forse ricavata da un segmento del chiostro. La chiesa, che nel 1837 risulta proprietà del signor D. Carlo Forquet di Napoli, è oggi edificio soggetto alle norme di tutela della legge 1089 del 1039 (declaratoria del 22.11.1978).
Chiesa Matrice
Sotto il titolo "della Beatissima Vergine Assunta", la parrocchiale più antica di Vico fu fondata accanto al castello, a coronamento di un'altura ai cui fianchi si stringono tuttora assiepate le case della Civita e del Casale. La semplice facciata dell'edificio, chiusa da un timpano triangolare, è ingentilita da un portale trabeato in pietra viva. Sull'architrave a motivi vegetali, sorretto da due semicolonne, un iscrizione con la data del 1675. Un'ariosa torre campanaria quadrangolare e una cupola a costoloni sagomano il vertice dell'impianto a fuso d'acropoli della cittadina. A tre navate, la chiesa è provvista di undici altari e "de Jure, et de consuetudine si mantiene, e ripara dalla Università di detta Terra". Nella descrizione, che ne fa l'arcivescovo Orsini nel 1678, erano ricordati l'altare di San Valentino, patrono di Vico già da sessant'anni, e l'altare del SS. Crocifisso sotto il patronato di D. Troiano Spinelli marchese di Vico. Alla metà del Settecento la chiesa viene insignita del titolo di Collegiata e, al tempo della Statistica del Mattei, "vi uffiziano quotidianamente sedici canonici insigniti"
Chiesa Misericordia
"Discosto quasi un tiro di schioppo dal convento di S. Domenico, trovasi a fronte di strada pubblica una cappella isolata sotto il titolo della Misericordia", così è descritta la chiesetta nella Relazione d'apprezzo del feudo di Vico. Già un secolo prima era stata restaurata - ne fa fede la data 1626 scalpellata sul portale, alla sommità di una gradinata, ad opera della Confraternita, che da due anni aveva cura dell'unico altare di S. Maria Misericordiarum seu ad Nives (preziosa la statua lignea). In documenti della metà dell'Ottocento sono riportate le dimensioni: lunga palmi 20, larga e alta palmi 18, che interventi successivi arricchiscono. Tra questi un organo nel 1861 e, nel 1902, un ampliamento con una sopraelevazione della facciata, coronata da un elegante timpano triangolare.
Chiesa San Domenico
E’ ubicata in quella che una volta era la piazza più importante del paese, la chiesa, con annesso il convento dei Padri Predicatori Domenicani, sotto il titolo dell’Assunta. Nella diocesi di Manfredonia, il convento di Vico con otto frati (cinque sacerdoti, due conversi e un terziario) era nel Seicento il quarto della "Natione di Capitanata", dopo Foggia, Manfredonia e Lucera. Negli Acta della Santa Visita dell'Orsini, risulta eretta nella chiesa,"sub data die ultima Junij 1631" la Confraternita di S. Vincenzo Ferreri nella cappella ancora esistente. Il luminoso tempio, a navata centrale con copertuta a botte e navatelle laterali con quattro cappelle a sinistra e tre a destra, per decreto di mons. Eustachio Dentice nel 1818 è diventato parrocchia dei SS. Apostoli Pietro e Paolo. Soppresso nel settembre 1809 e per metà passato allo Stato italiano, il convento è oggi sede del Municipio.
Chiesa San Giuseppe
Chiesa nel quartiere Terra o Borgo Vecchio, di grande suggestione e per il suo schema planimetrico, con una navatella laterale che sembra aggrapparsi a quella centrale mediante archetti, e per la presenza dell'artistica statua lignea del Cristo Morto. Del simulacro vi è già notizia nella Relazione d'apprezzo del feudo di Vico, venerato sotto l'altare della Beata Vergine della Consolazione. Successivo forse a quell'unico altare, che, nell'Appendix del Sinodo Sipontino del 1678, risulta non avere "rendita sufficiente per la sua manutenzione. Supplisce però decentemente la Congregazione de' fedeli in essa esistente". Certamente l'attiva Confraternita dei Cinturati di S. Agostino e S. Monica, nel secolo scorso avrà fatto realizzare il portale di gusto neoclassico. Un'antica Confraternita, che anche di recente ha meritoriamente provveduto a restauri necessari, nel corso dei quali è venuta in luce una sepoltura che si apre sulla strada, forse quella di un eremita che aveva cura del luogo e degli arredi sacri.
Chiesa San Marco
E' tradizione che per voto la chiesa sia stata costruita da gente de Dalmatia. Nella convenzione stipulata il 23 settembre 1607 tra l'Università della Terra di Vico e l'Università del Casale (un quartiere,fuori le mura, nato per ospitare famiglie slave ed albanesi ivi immigrate), quest'ultima chiede che sia assicurato anche il pagamento del cappellano di S. Marco. La chiesa, extra-moenia è con due altari al tempo della Santa Visita dell'Orsini, risale sicuramente al XIV secolo. Lo confermano importanti affreschi, scoperti di recente, l'impianto dell'edificio e la data del 1365 sulla campana custodita nella sacrestia, forse l'originaria campana della chiesa. Nella prima metà del Settecento, agli altari della Madonna delle Grazie e di S. Marco, si era aggiunto quello di S. Giorgio. Attiguo alla chiesa il monastero femminile della Visitazione che, autorizzato da Ferdinando II, rimane attivo solo per i primi decenni dell'Ottocento (sono dieci le religiose nel 1837).
Chiesa Santa Maria
E’ una piccola chiesa appena fuori le mura, sotto l’antica Civita, a guardia di un torrente che da origine all’Asciatizzi. Questa è una delle poche acque perenni del Gargano che dopo aver raccolto molte altre sorgenti sfocia in mare in territorio di Rodi Garganico (in località Molino di Mare). La chiesa è di impianto sei-settecentesco ed è impreziosita all’interno da decorazioni e statue in pietra tenera locale che si presumano essere di barocco leccese. Il nome lo deve alla pia costumanza di seppellirvi le vergini ed i fanciulli, come è attestato nel “Libro dei Defunti” conservato nella Chiesa Madre con scritturazioni che vanno dal 1600 in avanti. Si ritiene localmente che la Chiesa poggi, addirittura, su strutture molto più antiche forse il tempio di Calcante da altri localizzato, invece, nel sito della Basilica di S. Michele a Monte S. Angelo. Non risultano, comunque, documentati scavi o ricerche archeologiche che possano in qualche modo comprovare la leggenda. Annesso alla Chiesa di S. Maria Pura trovasi una fabbrica molto restaurata, che fu già ospedale tenuto dai “Fatebenefratelli” per il ricovero di militari ammalati nel XVIII secolo.
Chiesa Santa Maria degli Angeli
Il Convento, noto tra il Popolo anche con il titolo del SS. Crocifisso, sorse a circa un miglio dal centro abitato su un'amena collina intorno all'anno 1556, ad opera dell'Ordine dei Cappuccini, da poco fondato (breve di Clemente VII del 28/5/1526). Va detto che sulla collina, il cui intorno fu sede di antichissimi insediamenti umani forse neolitici, sorgeva una Cappella fin dal secolo X. Non è stato ancora possibile localizzare tali strutture quasi sicuramente conglobate nelle murature del Convento e della Chiesa. Si è però ipotizzato che possano corrispondere all'attuale Sacrestia. Il Convento su due piani a base rettangolare con Chiostro originario del tipo frequente nei molti Conventi francescani del Gargano. L'ala Nord ed Ovest sono particolarmente ben conservate. Alla Chiesa, originariamente ad una sola navata, ne fu aggiunta un'altra all'atto della ricostruzione seguita al crollo causato dal terremoto del 31/5/1646. La ricostruzione avvenne a spese del feudatario del luogo, Caracciolo, con il concorso del popolo. Molte opere d'arte nobili, specie oli su tela, sono conservate nella Chiesa. Inoltre vi si trova ,tra le altre statue lignee, un celebre Crocifisso pure in legno opera forse di intagliatore veneziano del XVII secolo. Storia e leggenda si intrecciano intorno alla fabbrica esaltante anche dalla suggestione esercitata dalla maestosa quercia, plurisecolare, che giganteggia sul sagrato della Chiesa. È un raro esemplare dell'antica selva garganica che una volta copriva l'intero territorio di Vico fino al mare.
Chiesa San Martino
Cappella piccola sotto il titolo di S. Martino, jus padronato del R.D. Biagio Altilia e consiste in una stanza coverta a tetto con astraco nel suolo, in testa della quale sta altare di fabbrica addetta al suddetto Santo, e vi celebra ogni giorno", si legge così nella Relazione d'apprezzo del feudo di Vico redatta nel 1726 e pubblicata da Gennaro Scaramuzzo. A ridosso del palazzo Caracciolo è l'altare, sormontato da un'originale nicchia ogivale in pietra. Questo al tempo dell'arcivescovo Orsini "si mantiene coll'entrare del beneficio in essa esistente". La chiesetta, costruita dentro le mura e dedicata ad un santo che ricordava di certo la terra di origine di qualche feudatario, è stata di recente restaurata. Non è tuttavia ancora adeguata e aperta al culto.
Chiesa San Nicola
Esistente al tempo della Santa Visita dell'Orsini, la chiesa "coll'unico Altare si mantiene colle proprie entrate provenienti da pie disposizioni". Cinquant'anni dopo, nel 1726, essa consiste "in un vano bislungo coverto da soffitto di tavole dipinte e poi dal tetto". È sede della Confraternita del SS. Sacramento. Questa avrà certamente curato la costruzione dell'elegante portale. Nel suo armonioso equilibrio reso più elegiaco dal MEMENTO MORI tracciato sull'architrave.
Chiesa San Pietro
Da tempo immemorabile esisteva sul "Tabor" una cappella che divenne chiesa, quindi tempio, sormontato nel secolo XVIII, da una cupola, e dedicata all’ Apostolo Pietro. Da documenti medioevali risulta essere la chiesa di San Pietro in Vico già celebre ai tempi dei Normanni. Molte donazioni furono fatte a questa chiesa la quale e’ nominata in un Breve di Papa Alessandro III del 1167; negli atti di conferenza di Clemente III del 7.10.1197. Nel 1264, con le terre e le abitazioni, venne concessa in enfiteusi al giudice Gualtieri. La chiesa con i suoi tenimenti fu anche ‘’ Grancia’’ del monastero di San Leonardo di Siponto che, per molti secoli, appartenne all’Ordine Teutonico (poi dei Cavalieri di Malta). La Chiesa fu trasformata, con terreno annesso, in cimitero extra-moenia dal canonico vichese D. Pietro Finis nell’anno 1792 ( data di inaugurazione). Fu il terzo cimitero d’Italia ad essere istituito fuori le mura di una città ( dopo quelli di Pisa e Napoli) consentendo così di abbandonare l’uso di seppellire nelle chiese. Andato in disuso il Cimitero, con il tempo, e, caduta in rovina la chiesa (che fu semidiroccata da eventi meteorologici) questa è stata recentemente (1979-71) rimessa in pristino con un vasto restauro reintegrativo che ha cercato di riprodurre la forma originaria e mantenere in essere quanto ancora esistente. I lavori eseguiti a cura dei RR.PP. Cappuccini sono stati finanziati per metà con fondi del Ministero della Pubblica Istruzione, sotto l’alta sorveglianza della Soprintentenza ai Monumenti di Bari. Sul colle ove sorge la Chiesa furono ritrovate, all’atto della costruzione del moderno Istituto di S. Pietro, importanti reperti di tombe antiche tra cui lo scheletro di un guerriero di notevoli proporzioni.
Il Castello
Nella sagoma quadrilatera del castello moduli architettonici diversi evidenziano tempi, funzioni e culture artistiche che si succedono, dai Normanni agli Aragonesi. Motivi di difesa sono alla base del primo impianto del complesso, che in età sveva assume gli ideali residenziali di una ‘domus solaciorum’, di una dimora signorile per gli svaghi di cortigiani e forse anche dello stesso imperatore Federico II. Questi, nel 1234, aveva dato in dote alla terza moglie, Isabella d'Inghilterra, Vico e i paesi garganici compresi nell' Honor Montis Sancti Angeli.
Il nucleo più antico del castello si sviluppa sull'asse NE-SE, chiuso agli angoli da torri quadrate.
Quella di NE si eleva su di una scarpa di base a blocchi sagomati e smussati, evidenziata da un costolone marcapiano; l'altra di SE culmina con un'elegante bifora, descritta da A. Haseloff ("un capitello a foglie piatte e grossi bulbi obliqui"), e con l'originaria merlatura. Quasi a rinsaldare quest'ultima slanciata struttura angolare, un bastione circolare di fortificazione, la cosiddetta torre maestra, ricorda il periodo aragonese. E gli adattamenti per bocche di fuoco, accanto alle balestriere, riportano al ricorrente dramma della guerra, all'assedio e al cannoneggiamento di Vico nel 1529, da parte degli Spagnoli.
Nella quotidianità di oggi il castello rimane un simbolo, dominante sulla composizione urbanistica del paese. Muri incrostati di storia, volte a crociera, portali sfidano ancora il tempo e conservano il segreto di eventi che nessun archivio ha raccolto.
La Cinta Muraria
Nel 1292 Teodisco de Cuneo maestro dei balestrieri, uomo d’armi, provvede Vico di un organizzato sistema di difesa con una superba cinta muraria guarnita di circa venti torri. Questa la descrizione che se ne fa nella “Relazione d’apprezzo del Feudo di Vico”: “La maggior parte di essa che forma il pieno di detta terra sta racchiusa da mura ad uso di fortelizio, ripartito di quando in quando da torri rotondi e quadre, mercé dei quali mura non si permette altro ai cittadini, che l’entrare ed uscire a detta terra per una sola porta, della quale ne tiene il dominio la Casa Marchesale, e questo ad oggetto di impedire qualche incursione dei Turchi che per l’addietro si dice essere giunti fino al recinto di detta terra, per la qual causa nacque l’uso di farsi eliggere dal Barone una persona sotto nome di Camberlengo, affinché invigilasse all’apertura e chiusura di detta porta, e di camminarsi la notte con suoi Giurati e Soldati e ritrovando persone fuori delle loro case da due ore di notte in avanti dopo li tocchi della campana, può quelli carcerare, e n’esigge la pena la Casa Marchesale ducati 6”.
Palazzo Della Bella
L'elegante sagoma della costruzione signorile introduce a Vico, all'aprirsi del secolo XX, una parentesi “fiorentina". Voluto da D. Ignazio Della Bella, il progetto, che si ispirava al modello trecentesco di Palazzo Vecchio, si collocava nella corrente neo-gotica. Su due piani scanditi da cornici marcapiano e coronati da una merlatura a coda di rondine, presenta due corpi di fabbrica lungo Salita Della Bella e due antiche torri circolari. Sul sito dell'originaria torre d'angolo, di cui la famiglia Della Bella conserva documentazione fotografica, svetta oggi l'imponente torre, allungata da due bifore e coronata da ballatoio e merli guelfi (la merlatura del palazzo vichese inverte i tipi rappresentati in Palazzo Vecchio).
Pure il corpo di fabbrica parallelepipedo, verso la chiesa di San Giuseppe, sembra, infatti, richiamare una preesistente torre, di cui il progettista volle forse conservare l'idea.
Villaggio Umbra
[modifica] Cultura
Manifestazioni
-Premio internazionale di pittura (settimana di San Valentino)
-Premio internazionale di letteratura "San Valentino" (settimana di San Valentino)
-Estate Vichese, rassegna teatrale (Luglio/Agosto)
Fiere e feste
-Fiera dell'Amore (settimana di San Valentino)
-Mostra del Fungo (prima settimana di ottobre)
-Venerdì Santo
-San Valentino
[modifica] Gemellaggi
Marchin - Belgio .
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Frazioni
[modifica] San Menaio
cap: 71010
"San Menaio Garganico" si trova circa 5Km a Nord di Vico del Gargano. È un borgo balneare di rara bellezza che si snoda lungo i percorsi della litoranea SS89 e della Ferrovia locale Garganica , famoso sin dai primi del Novecento per la sua lunga spiaggia di sabbia finissima e per le foreste di pini d'aleppo tra le più antiche e vaste d'Italia.
Degna di nota è la trecentesca Torre dei Preposti, una spettacolare fortificazione affacciata sul mare, con funzioni di difesa e di dogana. San Menaio vide la sua popolarità crescere repentinamente negli anni Sessanta. Conosciuta anche per i ferventi commerci di agrumi D.O.P. "Arancia bionda del Gargano” e “Limone Femminello del Gargano” con America e Unione Europea.
.