Avulsione degli incisivi
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L' avulsione degli incisivi e' un rito di iniziazione cruento diffuso presso alcune società odierne e del passato. Esso consiste nella estrazione degli incisivi, spesso i due centrali superiori ( ma si puo' fino arrivare all'ablazione di sei incisivi), effettuata con vari mezzi (strumenti di legno e pietra, fili robusti di erba). Risultava diffusa nella cultura iberomaurusiana del Magreb paleolitico (uomo di Mechta-Afalou), mentre e' ancora praticata tra gli aborigeni australiani (Millingimbi, Terra di Arnhem) o presso alcune tribu' africane (Shilluk, Masai,WaGogo della Tanzania).
[modifica] Giustificazioni del rituale presso le popolazioni tribali odierne
- Gli Shilluk dell' Alto Nilo, sostengono che si cavano gli incisivi perché tanto prima o poi cascherebbero da se', o perché altrimenti sporgerebbero.
- I Masai asseriscono che gli incisivi vanno estratti perché in caso di malattia (in realtà forse solo nel caso di tetano) e' cosi' piu' facile nutrire la persona inserendogli il cibo in bocca attraverso la breccia.
- i Nilotici, che si svellono principalmente i quattro incisivi inferiori alla pubertà, giudicano utile l'avulsione per "distinguersi dalle bestie". Lo storico arabo al-Maqrizi riferiva di questa spiegazione nel XV secolo riferendosi ai Begia: " vi e' una tribu' fra essi che si strappa gli incisivi, al fine di non somigliare agli asini". Alice Werner, riferendo l'analoga mutilazione rituale fra gli Yao, Nyika e Tonga dell' Africa centro-orientale, rammenta la spiegazione dei BaToka: "essi rispondono che il loro scopo e' di somigliare ai buoi, mentre quelli che non si tolgono i denti sono da loro considerati rassomiglianti alle zebre".
[modifica] Bibliografia
- Vinigi Lorenzo Grottanelli. Ethnologica. L'Uomo e la civiltà. Vol III. Labor, Milano, 1965