Baldacchino di San Pietro (Bernini)
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Con l'elezione di papa Urbano VIII nel 1623, Bernini ottenne la prima grande commissione pubblica, il Baldacchino, datata 1624. È un monumentale impianto architettonico ideato per segnare il luogo del sepolcro di San Pietro inserendosi sullo spazio semicircolare della confessione.
Quella del Baldacchino è la prima impresa di Gian Lorenzo Bernini in cui si fondono scultura e architettura a tal punto da creare una allegorica immagine di un oggetto, un catafalco processionale di grandezza monumentale, molto più grande del solito, e che sostituisce il consueto ciborio inserendosi nello spazio in maniera innovativa e scenografica, aprendo nuove prospettive all'architettura barocca.
Quest'impresa è anche il risultato di un lavoro di cantiere collettivo che vide coinvolti altri artisti celebri come Francesco Borromini, suo assistente per la parte architettonica, e gli scultori Stefano Maderno, Francois Duquesnoy, Andrea Bolgi, Giuliano Finelli, Luigi Bernini (fratello di Gian Lorenzo) e una schiera di fonditori e scalpellini. Per la fusione furono utilizzati bronzi antichi provenienti dal Pantheon, il che ispirò la famosa pasquinata "Quod non fecerunt Barbari fecerunt Barberini" come protesta contro la smisurata ambizione della famiglia del pontefice che, pur di autocelebrarsi con monumenti spettacolari, spendeva cifre enormi e non si tirava indietro neanche di fronte alla possibilità di danneggiare un monumento della Roma antica.
Le colonne sono alte 11 metri, composte di tre pezzi ciascuna a cui si aggiungono i capitelli e i basamenti; sono tortili ad imitazione del Tempio di Salomone e del ciborio della vecchia basilica e attraversate da elementi naturalistici bronzei come tralci di lauro (che alludono alla passione di papa Urbano VIII per la poesia), lucertole (simboli di rinascita e di ricerca di Dio) e api, che fanno parte dello stemma della famiglia papale e che si trovano anche nei basamenti marmorei.
Per la parte superiore fu adottata la struttura a dorso di delfino, al fine di alleggerirne l'aspetto, e si aggiunsero statue (che furono disegnate da Francesco Borromini) di angeli e putti che reggono i festoni, mentre i drappi sotto la trabeazione sono in movimento come mossi dal vento; in cima fu collocato il globo con la croce; le staute sono animate in senso barocco e sono impreziosite cromaticamente, come il resto dell'opera, dall'uso della doratura. I lavori iniziarono nel luglio 1624 e si conclusero nel 1633.