Biturigi
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I Biturigi (o Biturgi) erano un'antichissma tribù celtica divisa in due gruppi, abitanti entrambi nelle fertilissime campagne al centro della Gallia transalpina, non lontano dagli Edui.
I Biturigi chiamavano sé stessi "i re del mondo": il termine veniva fatto derivare da bitu (o byth, byd), che significa "mondo", e dal plurale della parola rix, "re".
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[modifica] I due gruppi
I due gruppi che formavano la tribù gallica erano i Biturgi Cubi e i Biturgi Vivisci.
La tradizione vuole che dai primi sia partito Belloveso, mitico emigrante fondatore di Mediolanum, alla quale si attribuivano pertanto nobili origini derivanto dall'essere stata fondata appunto da uno dei "re del mondo".
I Biturigi Cubi avevano come "capitale" Avaricum (oggi Bourges), e la popolazione era ricca in quanto sfruttava le miniere di ferro della zona.
I Biturigi Vivisci avevano come loro centro Meilhan sulla Garonna, verso Burdigalia (Bordeaux).
Tuttavia, è da ricordare che i Celti avevano due centri principali, uno religioso e uno civile-commerciale, che non coincidevano mai.
Ambedue i gruppi della tribù furono tenaci avversari di Cesare.
[modifica] La datazione
Tito Livio parla dei Biturigi nel V° libro della sua Storia di Roma: «...Mentre a Roma regnava Tarquinio Prisco, il supremo potere dei Celti era nelle mani dei Biturigi, questi mettevano a capo di tutti i Celti un re. Tale fu Ambigato, uomo assai potente per valore e ricchezza, sia propria che pubblica, perché sotto il suo governo la Gallia fu così ricca di prodotti e di uomini da sembrare che la numerosa popolazione si potesse a stento dominare».
Nelle descrizioni di Livio, questa tribù era la più estesa ed omogenea della Gallia: deteneva il potere su tutte le altre tribù galliche, grazie anche al carisma del Re Ambigato.
Sotto la sua guida, il popolo conobbe un lungo periodo di prosperità e di pace, il che provocò un aumento demografico tale da compromettere il prosieguo di tale favorevole condizione, facendo maturare la decisione di far emigrare una parte della popolazione verso altri territori, sotto il comando dei suoi nipoti Belloveso e Segoveso.
[modifica] Il De bello gallico
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- «Multis hominum milibus captis perterriti Bituriges; qui primum adventum potuerant effugere Romanorum, in finitimas civitates aut privatis hospitiis confisi aut societate consiliorum confugerant. Frustra: nam Caesar magni sitineribus omnibus locis occurrit nec dat ulli civitati spatium de aliena potius quam de domestica salute cogitandi; qua celeritate et fideles amicos retinebat et dubitantes terrore ad condiciones pacis adducebat. Tali condicione proposita Bituriges, cum sibi viderent clementia Caesaris reditum patere in eius amicitiam finitimasque civitates sine ulla poena dedisse obsides atque in fidem receptas esse, idem fecerunt».
- «Multis hominum milibus captis perterriti Bituriges; qui primum adventum potuerant effugere Romanorum, in finitimas civitates aut privatis hospitiis confisi aut societate consiliorum confugerant. Frustra: nam Caesar magni sitineribus omnibus locis occurrit nec dat ulli civitati spatium de aliena potius quam de domestica salute cogitandi; qua celeritate et fideles amicos retinebat et dubitantes terrore ad condiciones pacis adducebat. Tali condicione proposita Bituriges, cum sibi viderent clementia Caesaris reditum patere in eius amicitiam finitimasque civitates sine ulla poena dedisse obsides atque in fidem receptas esse, idem fecerunt».
- (trad. : "dopo la cattura di molte migliaia di uomini, i Biturigi che, atterriti, erano riusciti a sfuggire ai Romani, si erano rifugiati presso le nazioni vicine confidando chi in personali legami di ospitalità, chi nell'alleanza che legava i popoli. Invano: perché Cesare, spostandosi a marce forzate, accorre dappertutto e non lascia a nessuna nazione il tempo di pensare all'altrui salvezza piuttosto che alla propria. Intervenendo rapidamente, teneva a freno gli alleati fedeli e costringeva col terrore gli incerti ad accettare la pace. In una tale situazione, i Biturigi, vedendo che la clemenza di Cesare offriva loro la possibilità di appianare i contrasti e che le nazioni vicine avevano consegnato ostaggi e si erano arrese senza subire rappresaglie, ne seguirono l'esempio").
Gaio Giulio Cesare, con due legioni (XIII e XI), invade le campagne dei Biturigi ritenuti colpevoli di preparare la guerra. La rapidità dell’azione sorprende i nemici senza dargli la possibilità di difendersi: migliaia furono fatti prigionieri e molti altri fuggirono tra i popoli vicini. Cesare aveva promesso di elargire 200 sesterzi a legionario (circa 7.300 euro) e 2.000 ad ogni centurione.
[modifica] La distruzione di Avaricum
Il piano strategico di Vercingetorige era di fare terra bruciata: la sua strategia fu approvata all’unanimità dai capi tribali, con un’eccezione: i Biturigi, infatti, non accettarono il fatto che la propria città, Avaricum, ritenuta una delle più belle in assoluto di tutta la Gallia, dovesse essere data alle fiamme come le altre. Perché fosse risparmiata, fecero di tutto per convincere il comandante dei Galli che essa avrebbe potuto facilmente essere difesa, grazie al fatto di essere quasi completamente circondata da un’area paludosa e da un fiume, dove rimaneva scoperto solo un piccolo e stretto passaggio.
Nel De bello gallico, Cesare racconta:
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- «XV. Omnium consensu hac sententia probata uno die amplius XX urbes Biturigum incenduntur. Hoc idem fit in reliquis ciuitatibus: in omnibus partibus incendia conspiciuntur: quae etsi magno cum dolore omnes ferebant, tamen hoc sibi solacii proponebant, quod se prope explorata victoria celeriter amissa reciperaturos confidebant. Deliberatur de Avarico in communi concilio, incendi placeat an defendi. Procumbunt omnibus Gallis ad pedes Biturgires, ne pulcherrimam prope totius Galliae urbem, quae praesidio et ornamento sit civitati, suis manibus succendere cogantur: facile se loci natura defensuros dicunt, quod prope ex omnibus partibus flumine et palude circumdata unum habent et perangustum aditum. Datur petentibus venia dissuadente primo Vercingetorige, post concedente et precibus ipsorum et misericordia vulgi. Defensores oppido idonei deliguntur».
Vercingetorige non voleva cedere, ma alla fine si rassegnò ed assegnò ad Avaricum un contingente di 10.000 uomini per la sua difesa: in cambio, i Biturigi approvarono il suo piano di "terra bruciata" (ad esclusione di Avaricum) e già il giorno seguente Cesare, osservando l’orizzonte, poté contare più di venti città di quella regione date alle fiamme.
Ma nell'aprile del 52 a.C., Cesare conquista e distrugge anche Avaricum.
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