Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere
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Il Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere è datato 1832 ed è contenuto all'interno delle Operette morali. Intervengono qui due personaggi, un venditore di almanacchi e lunari e un passeggere.
[modifica] Breve riassunto del dialogo
Mentre il primo è carico di speranze per l'anno futuro (si percepisce, sebbene il dialogo sia privo di ambientazione, che si è prossimi alla fine dell'anno), il secondo è più pessimista. Il passeggere, infatti, è simbolo dell'uomo, che tenta di barcamenarsi fra la noia e il piacere. E, scambiando qualche parola con il venditore, gli propone di rivivere un anno passato. Il venditore, tuttavia, non accetta di rivivere un anno uguale a uno passato, anzi, ne chiede uno ancora diverso. Il passeggere allora afferma che la vita bella non è quella che non si conosce, ma quella che deve ancora venire. Detto questo, a tratti sconsolato, acquista un almanacco.
[modifica] Temi del dialogo
Il dialogo leopardiano offre molteplici spunti di riflessione. In primo luogo, dà sfogo al pessimismo leopardiano, privo di speranze per il futuro, che si appresta a vivere avvilito e frustrato. Il venditore invece recita la parte dell'uomo ancora illuso (come si definì il Leopardi in giovinezza), che ancora non ha fatto i conti con la realtà effettiva, sebbene anche dalle sue parole filtri qualche segno di tristezza. In secondo luogo il tema del dolore. Non si legge direttamente, ma traspare dalle parole dei due. Il venditore, ad esempio, non vorrebbe rivivere il passato, non solo perché è ormai abusato e noioso, ma anche perché doloroso. La carica emotiva, che spingeva il giovane Leopardi a rifugiarsi nel passato per sfuggire al presente doloroso e al futuro, terribilmente uguale al presente, sembra ormai esaurita. Siamo all'interno non più del pessimismo storico, ma del pessimismo cosmico, seconda parte del pensiero del poeta di Recanati. Il piacere non è più illusione, è breve e temporanea cessazione del dolore. Il poeta lascia, in chiusura, ancora uno spiraglio di speranza, dal momento che non si capiscono le ragioni per cui il passeggere infine acquisti l'almanacco. Forse un cedere affranto al futuro? Non lo sappiamo. Resta il fatto che, anche con un almanacco nuovo di zecca, il futuro sarà, secondo il poeta, ancora doloroso, o peggio, preda del tedio e della noia.