Enrico Corradini
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Enrico Corradini (San Miniatello fraz. di Montelupo Fiorentino 1865 - Roma 1931) è stato uno scrittore ed un uomo politico italiano, esponente di punta del nazionalismo italiano.
Autore dannunziano, nel 1903 fonda con Giovanni Papini, Vilfredo Pareto e Giuseppe Prezzolini la rivista Il Regno. Nel 1910 contribuisce a creare l'Associazione Nazionale Italiana. Nel 1911 appoggia la campagna in favore della guerra Italo-Turca con due saggi politici ("Il volere d'Italia" e "L'ora di Tripoli") e sempre nello stesso con la collaborazione di Alfredo Rocco e Luigi Federzoni diede alle stempe il settimanale L'Idea Nazionale, che riprese le teorie guerrafondaie del suo precedente.
Favorevole ad una politica estera imperialista, colonialista ed espansionista, nel 1914 trasformo L'idea Nazionale in quotidiano grazie ai finanziamenti di militari ed armatori. Elaboratore di una teoria nazionalistica nutrita di populismo e di corporativismo, fu ovviamente un acceso interventista nella Prima guerra mondiale, prima a favore della Triplice Alleanza, poi a sostengo della Triplice Intesa, ingaggiando violente campagne di stampa contro i neutralisti (in particolare Giovanni Giolitti).
Terminato il conflitto bellico aderì al Partito Nazionale Fascista, in cui fece confluire la sua ANI. Si tenne praticamente estraneo alle azioni più controverse del fascismo anche quando fu nominato da Benito Mussolini prima senatore e poi ministro nel 1928. Tra i romanzi scritti dal Corradini ebbero particolare successo "La patria lontana" (1910) e "La guerra lontana" (1911).
[modifica] Pensiero politico
L’Italia deve avere una sua politica coloniale, le nazioni povere devono cercare, attraverso l’imperialismo, un “posto al sole”; l’Italia è una potenza povera ma non deve più farsi mettere i piedi in testa dalle nazioni plutocratiche. Il nazionalismo è la trasposizione internazionale del socialismo, si deve mettere in essere una sorta di lotta di classe tra nazioni proletarie e nazioni plutocratiche; “il socialismo è nostro maestro ma nostro avversario”: avversario perché pacifista, maestro perché insegna ad utilizzare lo strumento della lotta di classe in una dimensione internazionale. Corradini vede un’Europa dove, al di sotto delle due plutocrazie Inghilterra e Francia, vi sono le nazioni proletarie; Italia e Germania non possono, però, più accettare di essere potenze di serie B. Il pacifismo è volto esclusivamente alla conservazione dello status quo europeo: in risposta a ciò bisogna esaltare la lotta di classe internazionale. La nazione deve essere coesa e non individualista, il buon cittadino deve essere pronto a sacrificarsi per la patria. Corradini matura, insomma, una concezione materialisticamente proletaria ma spiritualmente aristocratica: per dimostrare la propria grandezza spirituale, l’Italia deve essere guidata dagli uomini migliori (che non è possibile scegliere attraverso la democrazia). Il governo della cosa pubblica va affidato agli aristocratici: non è vero che siamo tutti uguali, non hanno più significato, perciò, i fondamenti della democrazia. Fa parte della natura umana lottare gli uni contro gli altri, è un istinto naturale voler sopraffare il proprio avversario, l’istinto bellicoso va esportato per il bene nazionale.