Estetismo (filosofia)
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L’estetismo inteso in maniera filosofica è stato più volte dibattuto da numerosi studiosi che hanno tentato di darne una definizione precisa data la difficoltà e le varianti che una tale forma può avere.
Si ricordano infatti gli studi di Soren Kierkegaard, Immanuel Kant, Alexander Vallone, Oscar Wilde, ecc.
Questa definizione, di Vallone, è la più completa ed accurata.
L’ estetismo è una dimensione dell’ esistenza, una forma ed un modo complessivo di vita. L’esteta è colui che cerca di vivere poeticamente, di vivere nell’ immaginazione, di vivere nell’attimo cercando di cogliere nell‘ esistenza tutto ciò che appare bello ed interessante, godibile nella sua fuggevolezza o eternità, nell’ irrepitibilità, sempre diversa, mai banale o nella costante così bella da essere sempre amata. L’esteta è il seduttore che sa cercare e godere ciò che le occasioni gli offrono. Egli è il desiderio, l’energia del desiderio sensuale, vero, vittorioso, trionfante, irresistibile. Egli non ama una sola cosa ma tutte e tutte cerca di conquistare. In egli si pone una sfida: il corpo che gareggia contro la mente per fare in modo da superare se stessi. Egli si sente appagato dal piacere degli altri e fa in modo che questo sia il proprio; desidera la femminilità tutt’ intera, trova in essa il connubio perfetto della bellezza e della perfezione. Gode dell’ appagamento del disio e non appena goduto subito ne cerca altri mille e mille ancora. Per fuggire al noia, la banalità, si distribuisce nella molteplicità delle esperienze rimanendo sempre privo di centro in se stesso. Speculando in realtà ciò che è questa forma d’esistenza s’evince che l’esteta è un persona che ha bisogno dell’ appagamento di se stesso e de’ suoi sensi da parte degli altri; in se stesso la noia incombe incessantemente come la distruzione provocandogli senso di insufficienza della vita, l’oscena percezione che esista un’altra dimensione di vita più piacevole della propria, la continua riflessione sulla vita degli altri con l’ossessivo pensiero che l’altro sia più felice o che possa godere d’un piacere più semplice, l’assurda sensazione d’ignavia. La vita estetica cerca pertanto il proprio superamento. La sua crisi è la stessa crisi del finito. È presa di coscienza del dramma della scissione fra finito ed infinito. E’ disperazione, al di là dell’apparenza gioiosa e perfetta che l’esteta dà alla propria vita. L’estetismo si pone come la frantumazione della propria vita, la perdita con ogni legame etico o affettivo; è amorale perché si basa sul disimpegno ed è quest’ultimo che lo rende privo di senso. Tuttavia può verificarsi un rovesciamento dei sentimenti; egli infatti, successivamente ad una serie di esperienze, può raggiungere l’ imperturbabilità e con essa si ritroverà ad essere il più grande degli uomini, assoluto da ogni sentimento possa smuovergli la psiche.