Gaetano Lapis
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Gaetano Lapis nasce a Cagli, in Provincia di Pesaro e Urbino, nel 1706 e muore a Roma il 1° aprile 1773.
[modifica] Biografia
Dopo i primi rudimenti del disegno appresi in patria, Gaetano Lapis completa la propria formazione a Roma, nel secolo XVIII divenuta ormai principale polo di attrazione per gli artisti marchigiani, i quali avevano costituito nella città papale una colonia numerosa, particolarmente attiva dopo l'elezione al soglio pontificio di Clemente XI, l'urbinate Albani. Egli frequenta per lungo tempo l'atelier di Sebastiano Conca, pittore estremamente apprezzato. Pur essendo considerato uno dei migliori allievi del Conca, il Lapis esprime tuttavia una personalità autonoma manifestando, fin dai primi saggi, un totalizzante interesse verso il "classicismo", che studia riallacciandosi alle fonti seicentesche, soprattutto alla pittura dei bolognesi. Così costante è lo studio di questi ultimi che il pittore viene soprannominato, dagli stessi compagni di bottega, "il Carraccetto". I principi del linguaggio pittorico del Lapis rimangono sostanzialmente immutati durante tutto l'arco della sua attività Il tratto preciso, l'acutezza del disegno e della composizione hanno fatto sì che i contemporanei e gli storici successivi ne lodassero la qualità della pittura. Non del tutto gradita, a quanto pare, era la particolare cromia delle sue opere, fatta di accostamenti arditi e colori forti e vivaci che oggi, dopo l’ampia campagna di restauri promossa nella città di Cagli, può essere invece considerata uno dei pregi della sua pittura. Il Lapis lavora intensamente a Roma con commissioni di notevole prestigio, soprattutto religiose, ma è da ricordare anche La nascita di Venere, rara pittura di soggetto profano, eseguita per la villa di Marcantonio Borghese, che segna il punto di maggior avvicinamento del pittore alla poetica neoclassica. Nel 1739 il Lapis è nominato tra i Virtuosi del Pantheon e nel 1741 diviene membro dell'Accademia di San Luca ricoprendo vari incarichi tra i quali quello di "Direttore dei Forastieri". Nello stesso 1741 riveste anche l'ufficio di "Direttore dell'Accademia o Scuola del Nudo in Campidoglio" istituita da Benedetto XIV. Il Pittore mantiene tuttavia strettissimi legami con la città natale dove lascia un nucleo di oltre trenta opere. Particolarmente evidenti sono i richiami al classicismo di matrice marattesca e bolognese nelle numerose tele che egli realizza nelle chiese di Cagli. Imponente è poi il saggio di pittura murale che decora la volta della chiesa di Santa Chiara. Il de Rossi, nelle sue "Memorie di belle arti" del 1787, sottolinea che un giorno forse i meno esperti potranno confondere le opere lapisiane con quelle marattesche, ma non i più intelligenti che ravviseranno in quelle maggior diligenza, colorito più forte e panneggiamento più naturale. Il pittore cagliese, tra i cui allievi va in particolare indicato Antonio Cavallucci da Sermoneta, sebbene quasi ignorato dalla critica moderna, si rivela figura non trascurabile nel variegato e complesso mondo artistico che ebbe vita nella Roma del Settecento: il Rosini, nella "Storia della pittura italiana" del 1847, lo definisce infatti pittore "di merito maggior della fama". La presenza di un nucleo rilevante di opere nella città di Cagli (che copronmo l’intero itinerario di questo artista), ha permesso di promuovere partire nel 1994 una mostra-itinerario permanente. Questo consente di vedere le opere restaurate ed opportunamente illuminate, nella cornice architettonica ed ambientale per la quale furono pensate e dipinte.