Girolamo Riario
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Girolamo Riario (Savona, 1443 - Forlì, 1488) fu signore dapprima della sola città di Imola, poi anche di quella di Forlì, nella seconda metà del XV secolo.
[modifica] La vita
Nipote di Papa Sisto IV, compare come secondo da sinistra nell'affresco di Melozzo da Forlì per la Biblioteca Vaticana, riprodotto qui accanto.
Nel 1473 fu organizzato il suo matrimonio con Caterina Sforza, figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, e di Lucrezia Landriani, matrimonio poi compiuto nel 1477, data la giovane età della fanciulla.
A Girolamo, Sisto IV procurò la signoria di Imola (1473), città nella quale Caterina entrò trionfalmente nel 1477. Dopo di che, i coniugi si recarono a Roma, dove Girolamo ottenne anche la signoria di Forlì, a scapito della famiglia degli Ordelaffi. I nuovi signori di Forlì cercarono di guadagnarsi il favore popolare con una politica di costruzione di opere pubbliche ed abolendo parecchie tasse.
Nel 1478, fu uno degli organizzatori della Congiura dei Pazzi, per assassinare Lorenzo de' Medici e suo fratello: il progetto prevedeva che proprio Girolamo dovesse assumere la signoria di Firenze alla morte di Lorenzo.
Nel 1482 deluso per la vicenda di Firenze rivolse le sue mire espansionistiche a Ferrara e al suo territorio e dopo un accordo con Sisto IV decise di andare a Venezia per convincere la città, acerrima nemica degli Estensi, ad una guerra contro Ferrara;così ebbe inizio la Guerra di Ferrara.
Alla morte di Sisto IV (12 agosto 1484), Caterina occupò la rocca di Castel Sant'Angelo in Roma, per conto di Girolamo Riario, e la tenne bravamente finché, il 25 ottobre, la consegnò al Sacro Collegio.
La scomparsa del Pontefice, ed il venir meno dei redditi che il servizio al Papa garantiva a Girolamo, costrinsero alla reimposizione di gravami fiscali che la popolazione forlivese avvertì come esosi.
Dopo oltre una mezza dozzina di cospirazioni fallite, infine Girolamo venne ucciso, nel 1488, da una congiura capeggiata dalla nobile famiglia forlivese degli Orsi: il palazzo del Signore fu saccheggiato, mentre Caterina Sforza ed i figli venivano presi prigionieri. Poiché la Rocca di Ravaldino, cittadella centrale nel sistema difensivo della città, rifiutava di arrendersi, Caterina si offrì, subdolamente, di entrare a convincere il castellano. Gli Orsi le credettero, sulla base del fatto che ne avrebbero tenuti in ostaggio i figli. Ma, una volta dentro, Caterina rifiutò di ascoltarli e si preparò alla riconquista del potere, incurante delle minacce ai suoi figli: se li avessero uccisi, avrebbe ben saputo vendicarli, disse. Sull'episodio, nacque anche una leggenda le cui basi storiche non sono sicure: Caterina, stando sulle mura della Rocca, avrebbe risposto a chi minacciava di ucciderle i figli, se non si fosse arresa: "Fatelo, se volete" - e, sollevandosi le gonne e mostrando con la mano il sesso - "Ho con me lo strumento per farne degli altri!".
Di fronte a tanta spavalderia, gli Orsi non osarono toccare i giovani Riario.