Discussione:Handicap (medicina)
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Sarebbe interessante sapere il motivo (e inserirlo nella voce) per cui alcune associazioni di disabili contestano gli eufemismi "diversamente abile" e "diversabile", in quanto a prima vista ci si aspetterebbe il contrario. --Lucio Di Madaura (disputationes) 17:00, 3 lug 2006 (CEST)
Usare parole come "diversabile" o "diversamente abile" ha il pregio di sottolineare tutte le possibilità che una persona disabile possiede, significa affermare il suo pieno diritto all'integrazione, ma per come vengono usate queste parole si corre il rischio di dimenticare l'aspetto "difficile" e dolente della disabilità che rimane una enorme fatica per i disabili e per i loro famigliari, Se una persona non ha l'uso delle gambe non è che è diversamente abile nelle gambe, non riesce ad usarle e basta, una condizione difficile che richiede molti sforzi per fare cose che ai normodotati appaiono semplici. E ancora, non ci si deve mascherare dietro alle parole ma ciò che conta sono i fatti e un amministratore pubblico che riesce a rendere accessibile la sua città a cittadini che chiama "portatori di handicap", è preferibile ad un altro che li chiama diversabili ma non fa niente per abbattere le barriere architettoniche. --Turtle 13:58, 25 ago 2006 (CEST)
Mi sembra che Turtle abbia centrato il problema: gli handicappati hanno bisogno di fatti, non di eufemismi. Come contributo vorrei raccontare che quando ho iniziato ad occuparmi di handicap con la Comunità Papa Giovanni XXIII, Don Oreste Benzi (anni '70) proponeva il termine Handicappato perché fino ad allora ci si riferiva loro con termini pietistici come "quei poveretti" o "quei disgraziati". Non so però se l'itroduzione del termine sia tutto merito suo. Il termine oggi viene a volte usato come come offesa e come tale percepito, ma credo che sia un problema di educazione e cultura. Mi piace ricordare che per molto tempo nella Comunità Papa Giovanni XXIII abbiamo chiamato le vacanze con gli handicappati "campeggio spastici", cosa che oggi farebbe inorridire molti. E anche che ridevamo con Giancarlo e Marisa (spastici) che ci invitavano a casa loro a prendere "un the con gli spasticini". Forse non eravamo molto attenti al linguaggio, ma vi assicuro che ervamo attenti alle persone. --righine 08:27, 4 set 2006 (CEST)