Il fumo di Birkenau
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Il fumo di Birkenau è il primo libro di Liana Millu pubblicato nel 1947 poco dopo il rientro dell'autrice dalla prigionia nel campo di concentramento nazionalsocialista di Auschwitz - Birkenau.
Il libro contiene sei storie sulla vita nel campo di concentramento per le donne, dove c’è stata Liana durante la Seconda Guerra Mondiale. Liana racconta nel questo libro con le storie diverse la vita quotidiana delle donne nel campo. Ma lei si metta le altre persone nel primo piano. Le sei storie dimostrano bene la vita delle donne nel campo e che dimostrano i problemi che hanno soppratutto le donne.
La prima storia è di una donna giovane, Lily Marleen. Lei diventa ammazzata perché l’amico di una Kapò le parla, e la Kapò diventa gelosa. Pero lei la manda al crematorio.
La seconda storia si tratta di Maria. Lei è incinta e nasconde la sua gravidanza. Quando un Kapò registrassi la gravidanza l’hanno uccisa o l’hanno forsata di abortire questo bambino. Infine muora dopo ha nato il bambino perché non c’è qualcuno per aiutarle, tutti si stanno lavorando, mentre lei si dissangua nella barracca.
La terza storia che vi presento e la storia di Bruna e suo figlio, che si trova in un campo per bambini. Bruna diventa pazza, perché non possa auitare a suo figlio. Si suicidano insieme.
E c’è anche una donne, Zinuchka, che perde la volontà di vivere quando lei sa che suo marito è morto. Lei diventa pazza e muora a causa che diventa troppo debole e non possa lavorare più.
Lise, una donna sposata, deve decidere se lei voglia essere l’amante di un uomo che ha un posto più alto nel campo e così forse salvarsi o se lei voglia essere fedele al suo marito, chi forse non vive più. Lei si decida per l’altro uomo, ma non sappiamo come la storia di Lise finisce. Forse lei sarebbe liberata.
Nella sessta storia c’è un conflitto tra due sorelle molto religiose. Una delle due, Charlotte, va nel “Puffkommando”, nel bordello del campo, e li tenta di sopravivere. E l’altra, Gustine, muora perché scelga la vita più dura perché non vuole perdere suo onore e muora anche a causa del dolore, perché ha “perduto” sua sorella.
L'autrice dà vita in queste pagine ad una "marginalità" della esperienza femminile che si dimostra il tessuto stesso della sopravvivenza; accanto alla forza degli affetti e alla preghiera balzano in primo piano elementi "futili", quali un frammento di specchio, un'aiuola fiorita, un ago, un pezzo di sapone, un ricciolo. La saggezza che vi trapela e si impone è qui sapienza del vivere; essa non si appoggia a "grandi" idee (vedi il "Canto di Ulisse" in P. Levi), ma si àncora a semplici abitudini quotidiane, e a una ragionevolezza che attinge tanto alla forza d'animo quanto alla gratuità e ad una (solo apparente) frivolezza.