Morality play
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
I Morality Plays o Moralities (comunemente tradotti come Moralità) erano forme di drammatizzazione a carattere didattico e religioso che nacquero in Inghilterra a partire dalla fine del '400 agli inizi del '500. I componimenti così definiti erano scritti in lingua volgare ed in versi.
Indice |
[modifica] Genesi e tematiche
I morality plays trovano origine dalla danza macabra (irruzione della morte nella vita dell'uomo e conseguente terrore che provoca la condanna dei peccati), e dall'ars morendi (motivo del viaggio e del rito di purificazione nella certezza finale della redenzione). I Morality Plays sono dunque incentrati sulla vita dell'uomo e sull'arrivo della morte, costituendosi come drammi allegorici sofisticati in stile e linguaggio, drammi filosofici e teleologici sulla condizione umana. Rientrano nel novero del dramma religioso e rappresentano una "evoluzione" delle sacre rappresentazioni e dei Mistery plays, sebbene si distacchino da entrambi per l'introduzione dell'elemento uomo messo a confronto con i valori.
Gli argomenti delle moralità, sebbene sempre a carattere prevalentemente religioso, si staccavano dalla storia biblica, portando in scena non più scene della passione dei santi o di Cristo ma rappresentazioni dell'uomo a confronto con le tre virtù teologali ed i vizi cardinali e teologali. La drammaturgia si legava in questo modo alla consuetudine medievale di visualizzare concetti astratti tramite figure allegoriche e simboli materialmente riconoscibili ed antropomorfi.
I temi trattati riguardano l'idea della morte, della solitudine, della caducità delle cose terrene, la lotta tra il bene e il male per il possesso dell'anima dell'uomo.
[modifica] Le principali Moralities
Tra i morality plays inglesi, ne sono giunti a noi una dozzina, di cui il più antico e lungo è The Castle of Perseverance (il Castello della Perseveranza), strutturato da 3650 versi e composto da autore ignoto intorno al 1425 circa. Protagonista è Mankind (Umanità), il quale gira per i luoghi di Avarizia, Dio, Mondo e Carne circondato dai vizi e dalle virtù che, rispettivamente, lo tentano e lo consigliano, permettendogli di raggiungere il castello.
Il Morality Play più famoso è l'Everyman, della fine del '400 (1495 circa), di 921 versi. Il protagonista, Ognuno, è colto nel momento cruciale in cui Morte viene a prenderlo e si sente impreparato a seguirla; Ognuno cercherà aiuto fra i suoi presunti amici terreni come Ricchezza, Bellezza e Amicizia ma tutti lo abbandonano tranne Sapienza che scenderà con lui nella fossa. Everyman è un dramma dell'umanità in quanto dramma eterno dell'uomo. L'elemento comico si fonde con quello tragico attraverso il tentativo di Ognuno di corrompere la Morte con il denaro.
[modifica] Morality play nella storia del teatro
Il ruolo delle sacre rappresentazioni nella storia del teatro è di estrema importanza perché, soppresso l'istituto teatrale dopo la caduta dell'Impero Romano, questo venne ricreato ad opera della Chiesa. Le moralities, tuttavia, sebbene portassero in scena argomenti a carattere religioso e didattico, trovarono osteggiamento da parte dei canonici ortodossi. Gli allestimenti erano spesso organizzati da società laicali o di buontemponi, non dall'istituto ecclesiastico. Le rappresentazioni, inoltre, furono via via più studiate, ricercate e complesse, sia nella struttura scenica che nei costumi ed effetti speciali: questo portò la Chiesa a credere che ci si scostasse troppo dalla serietà per avvicinarsi ad una forma di intrattenimento che avrebbe potuto distrarre i fedeli. D'altro canto, la società medievale non vedeva di buon occhio l'attività di artisti girovaghi come le società di buontemponi.
Le moralità, nonostante la vivida diffusione, furono sempre più osteggiate fino a ridurre la propria attività didattica nelle comunità scolastiche, universitarie e curtensi. Confluirono poi nel teatro degli interludi.