Pentametro
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Il pentametro dattilico o semplicemente pentametro, è una forma metrica della poesia greca e latina, il cui schema base può essere così rappresentato:
Di fatto il pentametro è un metro composto, essendo formato da due hemiepes, o tripodie dattiliche catalettiche. Il nome «pentametro» gli deriva dal fatto di essere la somma di due unità da 2 piedi e mezzo; poiché però è un metro dattilico, di ritmo discendente, il pentametro conta sei tesi o tempi forti.
[modifica] Caratteristiche
Le principali caratteristiche del pentametro sono:
- l'ultima sillaba del primo hemiepes è sempre lunga, mentre quella del secondo hemiepes è indifferens
- la dieresi tra il primo e il secondo membro sono la norma. Tale dieresi non permette lo iato, ma non impedisce il fenomeno dell'elisione.
- la sostituzione del dattilo con lo spondeo è, di norma, permessa solo nel primo hemiepes. Eccezioni a tale regola sono possibili, ma restano rare.
Alcuni esempi di pentametro:
- καὶ Μουσέων ἐρατὸν δῶρον ἐπιστάμενος (Archiloco, fr. 1, v.2). Il suo schema è — — — ∪ ∪ — || — ∪ ∪ — ∪ ∪ X
- ἱερά νῦν δὲ Διοσκουρίδεω γενεή (Callimaco, fr. 384a Pf.²). Questo verso non ha la dieresi centrale.
[modifica] Usi del pentametro
Il pentametro compare a volte nella poesia drammatica, o talvolta è stato impiegato in versi stichici, ma il suo utilizzo più importante rimane nel distico elegiaco, dove compare come secondo verso a seguito di un esametro.
L'uso del distico elegiaco è legato soprattutto a due generi letterari, strettamente legati tra loro che godettero di ininterrotta vitalità nel corso dell'epoca antica: l'elegia e l'epigramma.
Le più antiche elegie note risalgono al VII secolo AC: se in origine questo genere era legato al lamento funebre, nel corso del suo sviluppo si adattò a molteplici argomenti, dalla poesia erotica (da Mimnermo fino ai poeti latini, come Properzio e Tibullo), a quella politico sapienziale (Solone); da quella di esortazione guerresca (Tirteo), a quella di argomento mitologico ed erudito (gli Aitia di Callimaco).
Affine è lo sviluppo dell'epigramma (e d'altra parte non sempre i confini tra i due generi sono chiari): in origine componimento funebre iscritto sulle tombe dei defunti, fu trasformato ben presto in un genere letterario (sembra che fu Simonide il primo a coltivarlo), e dall'originario tema funerario fu adattato ai più vari argomenti, godendo di un'ininterrotta vitalità sino all'età tardoantica.