Polizia brasiliana
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Motivazione: toni fortemente critici Segnalazione di Jaqen il Telepate 17:00, 17 gen 2007 (CET)
La polizia brasiliana è suddivisa in 6 gruppi:
- Polizia Civile: equivalente della polizia italiana. Ogni unità è diretta da un Delegado-Geral de Polícia, che comanda Delegados de Polícia locais, responsabili per ogni unità chiamata delegacia o anche Distrito Policial.
- Polizia Militare: e' subordinata, come quella civile, ai Governatori degli Stati e del Distretto Federale (art. 144 § 6º della Constituzione Federale del 1988). Sono forze ausiliari e di riserva dell'Esercito Brasiliano e integrano altresì il Sistema di Sicurezza Pubblica e di Difesa Sociale SSPDS e anche i vigili del fuoco. La Polícia Militar di ogni stato è comandata da un officiale superiore (grado di colonnello), chiamato Comandante-Geral;
- Polícia federale: subordinata al Ministero della Giustizia federale e responsabile per le investigazione dei crimini giudicati dalla Giustizia federale, esercita anche la funzione di Polizia giudiziaria, marittima, aeroportuaria, delle dogane e per l'emissione dei passaporti.
- Polícia Stradale Federale: equivalente della polizia stradale.
- Polizia Ferroviaria Federale: equivalente della polizia ferroviaria.
- Guarda municipal: Polizia Municipale .
[modifica] Il retaggio dell'epoca della dittatura militare: violenza e corruzione
La polizia brasiliana è sovente criticata dalle principali organizzazioni per i diritti umani (vedi fondo pagina i links ai rapporti di HRW e Amnesty International) per essere una delle poche forze di polizia al mondo a far largo uso di armi utilizzate solitamente nei conflitti bellici[citazione necessaria]. Scalpore ed interrogativi ha anche suscitato l'uso del mezzo blindato soprannominato caveirão all'interno delle favelas, denunciata anche dagli stessi media brasiliani.
Sono noti alle cronache numerosi casi che coinvolgono alcuni reparti (deviati e non) della polizia brasiliana in episodi di corruzione, collusione col traffico di stupefacenti (taglieggiamenti della criminalità organizzata operante nelle favelas) ed efferatezze perpetrate a danno della popolazione delle favelas e dei bambini di strada (meninos da rua), nell'ambito di operazioni di sicurezza contro il crimine (vedi links a fondo pagina a documentari di varie televisioni straniere).
Tale degenerazione è un retaggio degli anni della dittatura militare che ha governato il Brasile dal 1964 al 1985 e, più in generale, del ritardo nel progredire della democrazia del paese, nonché una conseguenza dei bassi stipendi delle forze di polizia e della violenza generalizzata dei grandi centri urbani brasiliani dove, in una situazione esplosiva, la povertà da terzo mondo delle favelas convive a fianco dello sfarzo di eleganti quartieri residenziali quali, ad esempio, Ipanema e Jardim Botanico a Rio de Janeiro.
[modifica] Pubblica sicurezza e uccisioni da parte della polizia
Il Brasile ha una lunga storia di di esecuzioni extragiudiziali, uso eccessivo della forza e uso sistematico della tortura da parte delle forze di polizia statali. Tali pratiche violente della polizia sono spesso accettate perche' considerate necessarie per contrastare gli alti livelli di criminalità del paese, tuttavia spesso sono l'esito di regolamenti di contri tra una polizia corrotta, ed in taluni casi collusa con il narcotraffico ai fini del controllo delle bocas (centrali dello spaccio di stupefacenti all'interno di ogni favela).
[modifica] San Paolo e Rio de Janeiro: 9000 persone uccise dalla polizia in cinque anni
Il numero di persone uccise dalla polizia in situazioni ufficialmente registrate come «resistenza seguita da morte» ha raggiunto cifre altissime negli Stati di Rio de Janeiro e São Paulo. Fra il 1999 e il 2004, nei due Stati sono stati registrati quasi 9.000 casi di uccisioni da parte della polizia. Le indagini di queste uccisioni spesso non portano a nessuna incriminazione e sono in numero assai limitato, di fatto instaurando una situazione di generale impunità per gli autori di questi delitti.
Sono pervenute anche notizie ricorrenti di violazioni dei diritti umani da parte di agenti della polizia federale e statale coinvolti in attività criminali, e di uccisioni perpetrate da “squadre della morte” in cui erano coinvolti agenti di polizia, sia in servizio ma soprattutto in congedo.
I governi statali non hanno messo in atto sistematiche riforme sulla pubblica sicurezza definite nel proposto Sistema unico di pubblica sicurezza e il governo federale brasiliano ha concentrato la sua attenzione sulla formazione della polizia, piuttosto che in riforme di più ampio respiro fondate sui diritti umani e sull'eguaglianza sociale. Il risultato è stato che i residenti di comunità povere hanno continuato a subire pratiche di polizia invadenti e violente che non sono riuscite a combattere il crimine o a fornire una qualsiasi forma di sicurezza.
[modifica] Caveirão
Il caveirão, (traduzione: "grande teschio") è il famigerato veicolo utlizzato dal BOBE, Batalhão de Operações Policiais Especiais (BOPE), della Polizia Militare dello Stato di Rio de Janeiro per le operazioni di polizia nelle favelas (bidonville) della città carioca. È legato a numeorosi episodi di violenza gratuita contro civili accaduti nelle favelas ad opera delle forze di polizia. L'arrivo del caveirão è preceduto da un messaggio trasmesso dagli altoparlanti del veicolo del tipo: bambini, via dalla strada, sta per avvenire una sparatoria.
Il caveirão, un furgone nero mercedes con il simbolo del teschio e la spada, è diventato così il terrore di tutti i bambini delle favelas carioca, tanto da prendere il posto del Bicho Papão (l'"uomo nero" italiano o il boogeyman inglese) delle favole.
[modifica] Episodi di violenza e Massacri
[modifica] La notte della Candelaria
All'alba del 22 luglio 1993, sul portale della Chiesa della Candelaria a Rio de Janeiro bambini e adolescenti di strada sono stati sorpresi e uccisi da un gruppo di uomini armati. Qualche ora dopo nei quartieri di Rio di Acari e Nova Jerusalem, altri bambini hanno avuto la stessa sorte. A fine agosto venne perpetrato un altro eccidio, questa volta nella favela di Vigario Geral, sempre a Rio de Janeiro: numerose persone sono stati trucidate nel sonno da uno squadrone della morte composto da membri della Polizia Militare di Rio.
[modifica] La strage del 31 marzo 2005
Il 31 marzo 2005, 29 persone sono state uccise nel distretto di Baixada Fluminense di Rio de Janeiro. Le uccisioni sono state attribuite a “squadre della morte” formate da agenti della polizia militare che percorrevano in auto le strade delle città di Queimados e Nova Iguaçu sparando a caso sui passanti.
Dieci agenti della polizia militare e un ex agente sono stati arrestati e accusati di omicidio. Le indagini congiunte della polizia civile e di quella federale hanno collegato almeno altri 15 precedenti omicidi ai sospettati del massacro, che si ritiene siano stati anche coinvolti in rapimenti ed estorsioni di denaro ad autisti di camion. Associazioni per i diritti umani e residenti delle comunità più povere hanno anche riferito di diversi omicidi multipli che sarebbero stati compiuti da agenti di polizia.
[modifica] La strage del 22 giugno 2005
Secondo quanto riferito, il 22 giugno 2005, cinque giovani di età compresa fra 14 e 22 anni sono stati uccisi da membri della polizia civile nella comunità di Morro do Samba a Diadema. È stato riferito che, durante un raid nella zona, 35 agenti di polizia avevano circondato i cinque in una casa e li avrebbero colpiti col fuoco di fucili mitragliatori dalla porta e attraverso il tetto. Secondo quanto riferito, le indagini sulle uccisioni sono state chiuse dall’Unità investigativa interna secondo la quale le vittime sarebbero state narcotrafficanti. Alcuni familiari dei giovani sono stati costretti ad abbandonare la comunità per paura di ritorsioni.
[modifica] La strage del carcere di Carandiru del 12 ottobre del 1992
Il carcere di Carandiru a San Paolo, venne aperto nel 1956, ed era composta da sette padiglioni per un totale massimo di 3.250 detenuti, arrivando poi a contenerne fino a 8.000. Nel corso della sua storia la struttura ha visto transitare oltre 170 mila persone, di cui almeno 1.300 assassinati nello scoppio di liti al suo interno.
L'insurrezione più famosa, riportata dalla stampa mondiale, avvenne il 12 ottobre del 1992. con lo scoppio di una ribellione per motivi futili. Le guardie carcerarie abbandonarono le posizioni e il padiglione cade in mano ai detenuti. Quando la Polizia militare arrivò, i detenuti gettarono coltelli e altri oggetti da taglio dalle finestra per dimostrare di non volere resistere alle forze armate.
Trecentoventicinque poliziotti fecero irruzione nei padiglioni senza targhetta di identificazione e senza la presenza di alcuna autorità civile durante l'operazione. I militari aprono il fuoco sui detenuti con mitragliatrici, fucili e pistole automatiche. Alla fine del blitz 111 detenuti giacierono a terra morti, 130 furono invece i feriti gravi.
«Ho dovuto nascondermi sotto i corpi dei compagni morti per sopravvivere» - racconta l'ex detenuto José André de Araújo, che all'epoca aveva 21 anni - «I poliziotti entravano chiedendo se c'era qualcuno vivo. Se c'era veniva ammazzato sul momento».
Una ricerca condotta sulla posizione delle vittime ha dimostrato che l' 80% non avevano ancora avuto la condanna e aspettavano la sentenza definitiva. Quasi la metà dei morti - 51 - aveva meno di 25 anni, e 35 di loro avevano fra i 29 e 30 anni.
Il colonnello Ubiratan Guimarães, responsabile dell'operazione, oggi non piu' in vita, fu condannato in primo grado a 632 anni di carcere e, in attesa della sentenza definitiva, venne eletto deputato per lo Stato di San Paolo.
In Brasile sono usciti un libro e un film sulla storia del carcere brasiliano. Il libro, Estação Carandiru (ediz. Companhia das Letras) è stato scritto dal medico brasiliano Drauzio Varella, che a partire dal 1989 ha fatto il volontario al Carandiru.
[modifica] Rapporto conclusivo sulle attività di “squadre della morte” nel nord-est
A novembre 2005 la Commissione d’inchiesta della Camera bassa del Congresso brasiliano ha pubblicato il suo rapporto conclusivo sulle attività di “squadre della morte” nel nord-est, descrivendo casi relativi a nove Stati. Secondo uno dei parlamentari responsabili del rapporto, in tutti i casi erano coinvolti agenti di polizia in servizio o in congedo. Il rapporto ha rilevato collegamenti fra funzionari statali, interessi economici e crimine organizzato del nord-est.
[modifica] Tortura e maltrattamenti nei carceri minorili
Tortura e maltrattamenti continuano ad essere impiegati al momento dell’arresto, durante gli interrogatori e come strumento di controllo nel sistema carcerario. Vi sono stati anche molti rapporti di torture applicate da agenti delle forze dell’ordine a scopo criminale.
L’impunità risulta persistente e la mancanza di informazioni pubbliche sulle incriminazioni ai sensi della legge sulla tortura del 1997 non ha fatto chiarezza sull’estensione del problema.
Pervengono numerosi rapporti di torture nei centri di detenzione minorile e di strutture punitive vigilate da secondini del sistema carcerario per adulti, in violazione alle disposizioni di legge. La struttura di Vila Maria a San Paolo sarebbe stata utilizzata come centro di punizione, secondo quanto riferito, dove i detenuti venivano torturati e richiusi per giornate intere. Le preoccupazioni al riguardo sono state accentuate dai tentativi da parte delle autorità di impedire l’accesso ai detenuti.
A settembre, la madre di un minorenne detenuto nella struttura di Vila Maria ha riferito che suo figlio era stato picchiato con tale durezza dai secondini da urinare sangue. Un altro recluso minorenne ha mostrato a sua madre i lividi e i segni delle torture. Il giovane le ha raccontato che il direttore dell’ala aveva personalmente ordinato che non gli venisse data la razione di cibo. È stato tenuto per quattro giorni in isolamento, dopo essere stato trascinato fuori dalla classe da un secondino che ha sparato per cinque volte verso il soffitto a scopo di intimidazione.
Ad aprile, due agenti della polizia civile, a Xinguara nello Stato del Pará, sono stati condannati per la tortura di un quindicenne nel 1999. Il ragazzo fu duramente picchiato e aveva poi sofferto di persistenti problemi psicologici. Si tratta della prima condanna per tortura nella regione.
[modifica] Nonnismo
A novembre la televisione ha trasmesso un video che mostrava veterani di un’unità di fanteria corazzata dello Stato del Paraná che infliggevano scosse elettriche, affogavano e marchiavano con dei ferri nuove reclute durante una cerimonia di iniziazione. L’esercito ha immediatamente annunciato la sospensione dell’ufficiale in comando e l’apertura di un’inchiesta interna.
[modifica] Collegamenti esterni
- polizia in azione in un mercato - pestaggio di donne e di un bambino - video su YouTube
- il mezzo corazzato caveirao in azione - documentario su YouTube
- Rapporto di Humans Right Watch sulla violenza delle forze di polizia brasiliana nelle favelas, negli istituti penitenziari, nelle carceri minorili e ai danni dei bambini di strada
- Rapporto di Amnesty International su casi di corruzione e di collusione con il narcotraffico