Separatismo femminista
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Il separatismo femminista è una pratica politica nata all'interno del movimento femminista che, in varie misure, adotta la sottrazione dalle relazioni con gli uomini, ritenendo che il linguaggio e le dinamiche che si instaurano con essi pregiudichino l'autenticità relazionale che si può creare tra donne e quindi la libera espressione.
Le femministe separatiste ritengono infatti che gli uomini, anche se con le migliori intenzioni, difficilmente sfuggano a dinamiche patriarcali. Inoltre si opera una scelta riguardo al proprio referente politico: le femministe separatiste si rivolgono alle altre donne per lavorare su obbiettivi sociali e politici, nella logica che è dalla coscienza della discriminazione di genere che bisogna partire per cambiare l'esistente. In questo senso la diversa percezione che si fa di sé in contesti separati è strumento necessario per acquisire questa consapevolezza. Si vuole, quindi, dirigere le proprie energie e la propria fiducia verso altre donne, fuori dal contesto patriarcale e sessista. Questo si può tradurre anche nello scegliere situazioni familiari e di vita esclusivamente con donne ed evitare di lavorare con o per uomini e di essere a loro funzionali.
L'autrice Marilyn Frye descrive il separatismo femminista come “separazione di vario ordine e modalità dagli uomini e dalle istituzioni, dai rapporti, dai ruoli e dalle attività che sono definiti o dominati dall'uomo e che operino a favore degli uomini e del mantenimento del privilegio maschile--questa separazione è stata iniziata e sostenuta dalla volontà, dalle donne„.
Il separatismo femminista è discusso sia all'interno che all'esterno del movimento femminista. Spesso le femministe separatiste scelgono di vivere rapporti lesbici in ragione al sottrarsi ad una società patriarcale. Queste pratiche possono essere considerate stabili o come un considerevole passo per l'evoluzione personale e conseguentemente della società.
