Shlomo Venezia
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Shlomo Venezia (nato a Salonicco, Grecia, 1923), di origine ebraica e cittadino italiano, è un deportato sopravvissuto all'internamento nel campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau. Durante la prigionia fu obbligato a lavorare nei Sonderkommando («unità speciali»), squadre composte da internati e destinate alle operazioni di smaltimento e cremazione dei corpi dei deportati uccisi mediante gas. Tali squadre venivano periodicamente uccise per mantenere il segreto circa lo svolgimento della «soluzione finale della questione ebraica» (il sistematico sterminio del popolo ebraico). Venezia è uno dei pochi sopravvissuti - l'unico in Italia, una dozzina nel mondo - di queste speciali squadre e ha raccolto le sue memorie in un libro pubblicato in Francia il 10 gennaio 2007 dal titolo Sonderkommando. Dans l'enfer des chambres à gaz («Sonderkommando. Dentro l'inferno delle camere a gas»).[1][2]
[modifica] Esperienze ad Auschwitz
Shlomo Venezia[3] venne arrestato con la famiglia a Salonicco nell'aprile 1944 e deportato presso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, uno dei tre campi principali che componevano il complesso di Auschwitz.[4] Durante la selezione operata dai medici nazisti per separare i deportati considerati abili al lavoro da quelli «inutili», che venivano immediatamente inviati alle camere a gas, Venezia si salvò insieme al solo fratello e due cugini. Venezia venne successivamente sottoposto al tipico (e crudele) processo subito dai deportati ad Auschwitz: rasatura, doccia, tatuazione del numero sull'avambraccio sinistro, vestizione con gli abiti da internato. Terminate le operazioni di «inserimento burocratico» Venezia venne rinchiuso in un'apposita ed isolata sezione del campo per passare il periodo di «quarantena» di 40 giorni, che avrebbe dovuto tutelare - secondo le autorità tedesche del campo - la diffusione di epidemie all'interno del lager.
Dopo solo 20 giorni di «quarantena» Venezia fu assegnato al Sonderkommando di uno dei grandi crematori di Birkenau, composto principalmente da giovani prigionieri di robusta costituzione ed in buone condizioni fisiche, a causa della sforzo fisico richiesto dal lavoro: l'eliminazione delle «prove» di quello che stava avvenendo.
Come ebbe a dire Primo Levi - deportato presso il campo di Auschwitz III - Monowitz e autore di Se questo è un uomo - l'istituzione di queste squadre speciali rappresentò il più grave crimine del nazionalsocialismo, perché le SS cercarono attraverso il Sonderkommando di scaricare (o quantomeno condividere) il crimine sulle vittime stesse.
Shlomo Venezia, dopo la liberazione, divenne tra i più importanti portavoce della tragedia dell'Olocausto. Ospite in trasmissioni televisive, nelle scuole, nelle manifestazioni a ricordo della Shoah, egli rivolge il suo interesse ai giovani come portavoci futuri dell'immane tragedia che si abbatté sull'Europa tra il '40 e il '45. Sua è questa toccante testimonianza:
[modifica] Curiosità
- Shlomo Venezia è stato consulente nel film di Roberto Benigni La vita è bella.[3]
[modifica] Note
- ↑ Lorenzo Fazzini. Camere a gas, ecco com'erano da «Avvenire online» del 3 gennaio 2007. Riportato l'8 febbraio 2007.
- ↑ La pubblicazione in lingua italiana, a cura dell'editore Rizzoli, è prevista per l'ottobre 2007.
- ↑ 3,0 3,1 Ove non diversamente indicato le informazioni relative al paragrafo sono tratte da una testimonianza fornita dallo stesso Shlomo Venezia il 18 gennaio 2001 in occasione della Prima giornata della memoria. La versione integrale dell'intervento è disponibile in: Shlomo Venezia, ex-deportato di Auschwitz dal sito web «Centro culturale Gli scritti». Riportato il 2 aprile 2007.
- ↑ Dei tre campi principali che costituivano Auschwitz, Birkenau rappresentava il vero centro di sterminio dove, sistematicamente, venne uccisa la maggior parte dei deportati.