Strage della Questura di Milano
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La locuzione " Strage della questura di Milano " sta ad indicare un fatto di sangue avvenuto il 17 maggio 1973, ad opera dell'anarchico Gianfranco Bertoli, in conseguenza del quale cinquantadue persone rimasero ferite e quattro persero la vita.
[modifica] I fatti
Alle 11 del mattino di quel giorno, in Via Fatebenefratelli, davanti alla Questura di Milano, mentre si svolgeva la cerimonia in memoria del commissario Luigi Calabresi ucciso un anno prima, dopo che il Ministro dell'Interno Mariano Rumor aveva scoperto il busto dedicato al funzionario ed era andato via in auto, un grosso ordigno esplode in mezzo alla folla di persone ancora riunite per la celebrazione.
L'effetto della deflagrazione è devastante: 52 persone rimangono ferite e quattro muiono. Solo dopo si scoprirà che lo scoppio era stato causato da una bomba a mano.
L'attentatore venne immediatamente immobilizzato ed arrestato; si tratta dell'anarchico Gianfranco Bertoli. Ex agente collaboratore del S.I.F.A.R., Bertoli si definiva un anarchico " stirneriano ".
Diachiarò più volte che il vero scopo del suo attentato era l'eliminazione del MInistro Rumor, la quale uccisione avrebbe vendicato gli anarchici perseguitati. Fallace tuttavia l'affermazione di Bertoli, poiché l'ordigno era stato lanciato tra la folla e non quando il ministro era ancora presente alla commemorazione.
Il massacro venne quasi subito targato come anarchico. Tuttavia il tragico attentato si rileverà poi essere l'innesco per un nuovo tentavio di colpo di Stato, programmato per il 2 giugno dello stesso anno. L'arresto di Bertoli divenne pertanto un deterrente non soltanto psicoligico nei confronti del progetto, la cui esecuzione venne procrastinata.
