Terza pagina
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La terza pagina fece la sua comparsa sulle pagine del Giornale d'Italia, diretto da Alberto Bergamini, che ritagliò uno spazio protetto e ben riconoscibile all'interno del suo quotidiano per la parte culturale. E' stata una peculiarità dei giornali italiani e ha rappresentato sia un terreno di scontro fra le testate, ognuna alla ricerca della fetta di pubblico più ampia, sia uno spazio proficuo e decisivo per la crescita culturale del nostro paese.
La terza pagina comparve per la prima volta il 10 dicembre 1901, quando Bergamini riunì in un'unica pagina i quattro articoli di cronaca e critica sulla prima assoluta della Francesca da Rimini di Gabriele d'Annunzio, interpretata da Eleonora Duse. Per la terza pagina, Bergamini arruolò studiosi e letterati di fama come Benedetto Croce.
La "creatura" di Bergamini piacque subito molto, e coì, nel volgere di pochi anni, la terza pagina fu imitata e perfezionata da altri quotidiani. Il Corriere della Sera di Luigi Albertini la introdusse nel 1905: la terza pagina del quotidiano milanese divenne la più famosa e ambita nel giro di pochi mesi. Albertini impose l'esclusiva della firma ai suoi collaboratori, tra cui spiccano i nomi di Gabriele D'Annunzio, Luigi Pirandello, Francesco Pastonchi e Grazia Deledda. Al successo della Terza del Corriere contribuirono in maniera decisiva Ettore Janni, critico letterario, e Ugo Ojetti, eccellente elzevirista.
Il 21 aprile 1956 esce a Milano il Giorno, diretto da Gaetano Baldacci. Il nuovo quotidiano compare senza la terza pagina. Per molti, quindi, questa data segna la fine della Terza. Franco Abruzzo[1] fa però notare che quello della terza pagina è solo un "decesso apparente perché la sua originaria funzione si è semplicemente trasferita in altre parti del giornale".
Nel 1976 la Repubblica nasce senza la terza pagina, sostituita da una sezione culturale, collocata nelle due pagine centrali del giornale. La Stampa abolirà la Terza nel 1989 e il Corriere della Sera nel 1992, sotto la direzione di Paolo Mieli.
[modifica] Fonti
- Paolo Murialdi, Storia del giornalismo italiano, pagg. 102-104 e 321, ed. il Mulino, Bologna, 2006.
- Franco Abruzzo, Codice dell'informazione e della comunicazione - Materiali per un corso di storia del giornalismo. Da Gutenberg al web, alla free press e alla tv digitale, pagg. 77-78 e 333-336, ed. Centro di documentazione giornalistica, Roma, 2006.