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Le Trachinie hanno un posto singolare nella produzione di Sofocle giunta fino a noi. Intanto la struttura dell' opera è bifronte: c' e' la tragedia di Deianira e quella , successiva e conseguente, di Eracle. Entrambe le tragedie non hanno senso, e non sono determinate da azioni volontarie: Deianira vuole fare un dono, con il chitone- talismano ad Eracle, cui ha perdonato l' infededeltà. Eracle vittorioso è impotente di fronte ad una tunica che ne brucia le carni. La loro morte non ha alcun senso. Deianira è una straordinaria creazione: una donna debole, innamorata di un' eroe sempre assente, che sente sfuggire la giovinezza e deve subire l' affronto di una rivale nel fiore degli anni, contro cui non può lottare. Si affida alla magia, ma provoca involontariamente la fine di ERacle. Da quel momento, si trasforma: sa che deve porre fine alla sua vita e non ha esitazioni. Ed Eracle, che pure quando apprende che Deianira è stata ingannata non ha alcuna pietà per lei, diviene però grande nella virile accettazione della morte, e consola e rimprovera il figlio piangente con l' espressione ( secondo la splendida traduzione di Pound): E indurisciti il viso,/mettici un po' di cemento armato,/sappi finire in bellezza/anche se non ne hai voglia. E Illo, divenuto saggio, conclude con espressioni di straordinaria potenza insieme nichilista e blasfema: "Gli dei! il nostro dolore attuale è la loro vergogna." Unica grandezza unico eroismo dell' uomo è l' accettazione virile di un destino atroce e incomprensibile.