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Vacuità - Wikipedia

Vacuità

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Motivazione: L'esposizione ha un problema di fondo: non mi sembra tesa ad illustrare e spiegare, ma a *insegnare* il concetto confondendo la didattica enciclopedica con l'insegnamento sapienziale. Vedi anche: Progetto religione Portale religione Segnalazione di Nanae 10:06, 17 dic 2006 (CET)

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La Vacuità (sanscrito: śunyātā; tibetano tongpanyi; giapponese: (空)) è uno dei concetti fondamentali nel Buddhismo.

In accordo alla Visione Madhyamaka Prasangika esposta nel Secondo Giro della Ruota del Dharma da parte del Buddha e Successivamente Commentata nei Trattati di Arya Nagarjuna come il Nama Prajna Mulamadhyamakakarika e altri e da Chandrakirti nel Madhyamakavatara, da Buddhapalita e da tanti altri grandi Pandita Mahasiddha, Vacuità è Negazione; importante è capire che cosa è negato dalla Esposizione della Visione della Vacuità altrimenti si finisce con il cadere nell'estremo del nichilismo (la maggior parte delle volte); la Negazione riguarda Principalmente l'esistenza inerente o intrinseca che viene attribuita ai fenomeni esterni e interni ma viene spiegata anche la Vacuità di esistenza sostanziale. Si parla di Quattro Vacuità come anche di Quindici Vacuità o Sedici o Diciotto o Venti vacuità o 108 Vacuità tuttavia, fondalmentalmente, si parla di due tipi di Vacuita': del Se' della persona e del Se' dei fenomeni; questa distinzione tra Vacuità della persona e dei fenomeni è operata considerando il fatto che la persona possiede una mente mentre gli altri fenomeni no (per persona si intende qualsiasi essere che possieda sua una mente, che sia umano o no) e tale distinzione ha anche lo scopo di andare incontro alle diverse capacità dei praticanti che meditano in quanto è Insegnato che è più facile meditare e realizzare la Vacuità del Se' della persona che del Se' dei fenomeni ma la Vacuità non cambia in quanto è invariabilmente lo Stato Naturale di tutti i fenomeni, volendo dire con questo che anche la persona, in definitiva, è un fenomeno: solo che è dotata di mente e, per questo motivo, si ha la duplice categoria di persona e fenomeni e rispettive Vacuita'. La Vacuita', quando Insegnata, appresa tramite l'Ascolto, la Riflessione e la Meditazione non è che l'Antidoto al credere alla esistenza inerente e sostanziale dei fenomeni (tutti) cioè all'attaccamento alla concezione dell'esistenza di un Se' che sia esistente per "suo proprio potere", immutabile, eterno, indipendente da corpo e mente e che costituisca l'essenza di se stessi: questa visione la si ritrova in tutte le visioni fiosofico/religiose non-Buddhiste motivo per il quale il Buddhadharma è a ragione considerato unico. La Vacuità di esistenza sostanziale è esposta Insegnando come i fenomeni non possano apparire senza dipendere dalle loro parti: senza dipendere dalle sue proprie parti nessun fenomeno può apparire e questo fa capire come il fenomeno non possa essere separato dalle parti che lo costituiscono e quindi non è esistente sostanzialmente; è interessante notare come un qualsiasi fenomeno esista con il dipendere da parti che non sono tale fenomeno. Per esempio un carro esiste con il dipendere dall'aggregazione di assi, ruote, tavole, materiali, etc. sulla base dei quali si afferma l'esistenza del carro ma, se successivamente si cerca il carro come esistente tra le parti o in ognuna delle parti o come un prodotto esistente per conto suo successivo all'aggregazione di tali parti e accostabile a esse o, comunque, esistente sulle sue parti come ultimamente esistente per suo proprio carattere e non veramente dipendente dalle parti, se si cerca di trovare quindi così un tale carro non lo si troverà mai e questo dimostra come il carro e qualsiasi altro fenomeno di Samsara e Nirvana sia completamente privo di esistenza sostanziale: non ha una sua propria sostanzialità indipendente. L'esistenza inerente è una concezione erronea ancora più sottile: consiste nel concepire i fenomeni, qualsiasi essi siano, come esistenti sulla base del loro nome cioè si percepisce, per es., una tazza come essere una cosa sola con il suo nome cioè si pensa che tale tazza esista naturalmente come essere "tazza" senza che sia necessaria una imputazione da parte di una mente che identifica le sue parti, cause e condizioni con il nome "tazza"; la concezione di esistenza inerente è fondata quindi sul nome, sull'imputazione di un nome su un insieme di parti e elementi di composizione e sulla immediatamente successiva convinzione che quel nome sia effettivamente la tazza, che la tazza esista naturalmente come se stessa sulla base del nome imputato indipendentemente dalla mente che la concettualizza come essere "tazza". Questa è la concezione di esistenza inerente o intrinseca e, in accordo alla Scuola Madhyamaka Prasangika che insegna la Visione Ultima della Vacuità nel Veicolo dei Sutra (Mahayana), Sutrayana (Veicolo dei Sutra), tale concezione (errata) per la quale esiste un'esistenza inerente dei fenomeni si suddivide in due tipi: innata e acquisita. Quella innata è effettivamente la radice del Samsara perché è in effetti Marigpa (in Tib.), Avidya (in Sanskrito) e cioè Ignoranza Fondamentale e la si ha ininterrottamente da tempo senza inizio come oscurazione radice causa del Samsara mentre il secondo tipo di concezione di esistenza inerente o intrinseca è chiamata acquisita: la si acquisisce tramite il credere nelle asserzioni di religioni e/o filosofie che insegnano tale tipo di esistenza esprimendo concetti errati di un Se' Assoluto, eterno, permanente, indipendente, ... come anche di un'Entità che ha creato il mondo e il Se' e ogni cosa, etc. Queste appena menzionate sono le visioni prodotte da menti ignoranti e pesantemente oscurate dai quattro veli: Marigpa (Avidya, Ignoranza Fondamentale), Bhak Chak (Vaśana, Impronte sottili date dalle abitudini), Le' (Karma, le azioni di corpo, parola e mente e loro risultati) e Nyiong Mong (Kleśa, Afflizioni Mentali o Emozioni Perturbatrici); la Vacuità di Esistenza Inerente la si realizza con il comprendere che, senza una mente che concettualizza e imputa un nome, l'oggetto imputato come questo o quello non esiste in modo naturale come essere indistinto dal nome che gli viene attribuito e quindi si realizza che l'oggetto è da sempre liberato spontaneamente nella condizione del Nirvana Naturale, la Vacuità di tutti i fenomeni, la naturale assenza di identità inerente a prescindere da una mente che concettualizzi e imputi o che non concettualizzi né imputi. La Vacuita', come Spiegazione, è una Negazione che non modifica per niente la condizione naturale dei fenomeni, la Vacuità non distrugge niente nei fenomeni perché in realtà non c'e' niente che debba essere modificato, prodotto o distrutto nei fenomeni; l'Io, o Se', non deve essere distrutto perché non è mai esistito se non come opinione errata; non c'e' un errore che esista nei fenomeni che debba essere corretto o eliminato quindi, in definitiva, la Vacuità non distrugge alcunché e chi insegna questo sbaglia: quello che deve essere eliminato è la tendenza della mente ad afferrarsi ai fenomeni come inerentemente e indipendentemente esistenti quindi la Vacuità come Spiegazione non è altro l'Antidoto all'afferrarsi alla concezione dell'esistenza di un Se' inerentemente esistente. Il fare conoscere il vero modo di esistere dei fenomeni (cioè in modo dipendente da cause e condizioni, parti e imputazione nominale) non distrugge niente altro che le visioni errate; il Se' non è mai esistito se non come credenza erronea di menti ignoranti; la Vacuità come Base Fondamentale non è altro che il modo naturale di esistere dei fenomeni indipendentemente dalle fabbricazioni concettuali grossolane o sottili, queste ultime non percepite abitualmente in quanto troppo sottili, di menti condizionate dalle oscurazioni che producono il Samsara. Viene detto che in ultima analisi non c'e' neanche la Vacuità perché se essa viene concepita come una cosa assoluta diventa dello stesso tipo dei fenomeni che essa dovrebbe negare e diventerebbe solo un'altra concettualizzazione fondata sul credere nell'esistenza inerente e questo deve essere evitato. Chiaramente la Vacuità è fondamentale per realizzare lo Stato di Buddha, essa è l'Essenza del Dharma del Buddha e senza basarsi sulla Comprensione della Vacuità è Impossibile liberarsi dal Samsara che è tutta la sofferenza possibile: al di là del Samsara la sofferenza non si trova più e si parla quindi di Liberazione, Tharpa; in Tibetano, Nirvana Mahayana o Nirvana-non dimorante o Nirvana-senza-Localizzazione significa, invariabilmente, lo Stato di Buddha dai Quattro Kaya: Non-dimorante o Senza-localizzazione perché non dimora né nel Samsara né nella Pace personale del Nirvana Hinayana.


Comprendere la Vacuità, quindi, è uno dei passi fondamentali per ottenere lo Stato di Buddha. Il concetto di Vacuità comprende quello di non-anima o non Se' anatman, Dak Me' in Tibetano e di impermanenza anitya in Sankrito o Mitagpa in Tibetano.

Per Vacuità si intende una negazione di esistenza indipendente delle cose e dei fenomeni che ci circondano. Ogni cosa è, di fatti, priva di una esistenza intrinseca; questo, tuttavia, non vuol dire che non esista niente del tutto ma che ogni fenomeno esiste in dipendenza di altro e da qua si ha la Spiegazione di Produzione Dipendente o Sorgere dipendente, in Skr.: Pratityasamutpada, in Tib.: Ten Drel.

[modifica] Esempi esplicativi

Per comprendere meglio il concetto di Vacuità si può ricorrere ad un esempio del tipico della Scuola Madhyamaka Prasangika: se si vede una corda attorcigliata su sé stessa, ma l'ambiente è troppo buio per vedere bene, potremmo scambiarla per un serpente. Per noi quella corda è un serpente. Il serpente non esiste realmente, ma esiste per noi. Quindi potremmo spaventarci se abbiamo paura dei serpenti, tuttavia, avvicinandoci e indagando meglio, scopriremo che è solo una corda: questa è un'analogia che serve a fare capire come fraintendiamo i fenomeni confondendo il loro modo di apparirci con il loro autentico modo di esistere e cioè li scambiamo come inerentemente esistenti mentre mancano di tale tipo di esistenza.

Anche vedendo una sedia, non c'è niente dentro di essa o fuori che dica inequivocabilmente che quella è una sedia e non un tavolo. La sedia esiste al livello nominale e convenzionale. A quell'oggetto con 4 gambe e due braccioli noi diamo il nome di sedia. Ma si sarebbe potuto chiamare tavolo. Di fatti non è un unico oggetto, dotato di un'esistenza inerente, ma l'insieme di molti oggetti (i pezzi di legno che la compongono, così come anche il "legno" esiste al livello nominale, designando tutto ciò che ha le caratteristiche di quel materiale). Per definizione, un qualsiasi fenomeno che sia dotato di esistenza inerente dev'essere permanente e inalterabile. Non può essere ridotto ai suoi componenti più piccoli o influenzato da mutamenti nelle cause e nelle condizioni. La natura assoluta di tutti i fenomeni è quindi 'vuota', cioè priva dell'esistenza inerente che erroneamente gli attribuiamo. Come insegna Mingyur Rinpoce, uno dei più "moderni" insegnanti della Tradizione Vajrayana: "Tra la vacuità e i fenomeni c'è una relazione simile. Senza la vacuità, nessun fenomeno potrebbe manifestarsi, e in assenza di fenomeni, non potremmo neppure sperimentare il background della vacuità, da cui scaturisce ogni cosa. Quindi, in un certo senso, dobbiamo ammettere che tra la vacuità e i fenomeni c'è un rapporto di dipendenza. Ma occorre fare un'importante distinzione: la vacuità, in quanto possibilità infinita, rappresenta la natura assoluta della realtà. Qualsiasi cosa si manifesti sulla base dalla vacuità (stelle, galassie, persone, tavoli, lampadine, orologi, e persino la nostra percezione del tempo e dello spazio) è invece l'espressione relativa di tale possibilità infinita, un apparire momentaneo nel contesto di uno spazio e un tempo infiniti". Peraltro la comprensione intellettuale della vacuità da sola non è sufficiente a sradicare le radici dell'ignoranza. Affinché ciò possa accadere dev'essere sperimentata con lo Sviluppo delle Tre Prajna, Saggezze Discriminanti, sorte dall'Ascolto, dalla Riflessione e dalla meditazione.

== Conclusioni per il Buddhismo==

Tutto è composto da qualcosa. Niente è indipendente. Nulla esiste di per sè, indipendentemente dai tre livelli di interdipendenza (cause e condizioni, parti e aggregati e nome), senza dei componenti, senza dei fattori che compongono il fenomeno come, appunto, le parti e gli elementi per citarne due. Questo vale anche per quello che noi chiamiamo il "nostro corpo", che noi consideriamo, per l'appunto, esistente in se' autonomamente in modo autosufficiente, eterno e indipendente ma questa è una visione errata. Anche il nostro corpo è vuoto, anche esso è formato da elementi ed è nato da cause e condizioni e costituito, in un linguaggio convenzionale, da parti. Anche se gli attribuiamo un nome (Luca, Gabriele ecc..) non c'è niente all'interno del nostro corpo o della nostra mente che sia proprio Luca o proprio Gabriele. Luca e Gabriele non esistono di per Se' in modo naturale, così come non esiste "corpo", "piede" o "mano" di per loro stessi in modo naturale. Sono privi di esistenza intrinseca, il che, come detto, non vuol dire che non esistano affatto ma solo che non hanno una esistenza propria a livello ultimo; corpo, piede, mano e con essi tutti gli altri fenomeni senza eccezione esistono solo sul piano convenzionale dell'esperienza ordinaria ma in ultima analisi non vengono trovati da una mente analitica e questo dimostra la loro Vacuità di esistenza inerente. La mano non esiste ultimamente, il fuoco non è ultimamente esistente ma mettendo la mano sul fuoco ci bruceremo ugualmente: questo mostra pienamente come la Realtà Convenzionale non possa essere negata perché produce cause e effetti di cui non si può non tenere conto; la Vacuità è la non-esistenza-inerente di un Se', o anima o Ego o Spirito che dir si voglia (o che non si voglia). Abbiamo quindi le Due Verita': quella convenzionale dei fenomeni che si producono dipendentemente sui Tre Livelli di Produzione Dipendente (dipendenza da cause e condizioni, dipendenza da parti e aggregati e dipendenza da imputazione di un nome da parte di una mente) e quella ultima della Vacuità di esistenza inerente.

La comprensione della vacuità aiuta quindi a sconfiggere l'"attaccamento", una delle emozioni perturbatrici che, insieme alla malevolenza e alle visioni errate, oscurano la nostra mente e ci spingono ad accumulare Karma dando continuità a morte e rinascita nei sei reami del Samsara.

[modifica] Voci correlate

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