Valore (scienze sociali)
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Un valore è una concezione del desiderabile, esplicita o implicita, distintiva di un individuo o caratteristica di un gruppo, che influenza l’azione operando una selezione tra i modi, i mezzi e i fini disponibili.
I valori variano storicamente e geograficamente perché non appartengono al mondo assoluto delle idee, ma sono interconnessi alla realtà sociale.
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[modifica] Il contributo di Clyde Kluckhohn
Il sociologo e antropologo statunitense Clyde Kluckhohn, (1905-1960), tra i principali autori in materia, afferma che i valori si distinguono dalle preferenze perché indicano ciò che è desiderabile e non ciò che è desiderato, comportano cioè un dover essere. In questo senso possiedono una dimensione normativa.
Inoltre, i valori possiedono
- una dimensione affettiva: indicano il desiderabile. Sono interiorizzati dall'individuo e, se trasgrediti, producono in lui senso di colpa;
- una dimensione cognitiva;
- una dimensione selettiva: influenzano nettamente la capacità di scelta e l'orientamento dell’agire sociale.
[modifica] Il contributo di Talcott Parsons
Il sociologo americano Talcott Parsons, (1902-1979), identifica quattro dilemmi fondamentali (chiamati variabili strutturali) che costituiscono, nelle culture moderne, una sorta di mappa dei valori socialmente riconosciuti:
- Universalismo/particolarismo; l’attore si orienta secondo criteri di carattere generale (la stessa regola vale per tutti) o particolare (ciò che si è disposti a fare per qualcuno non vale per tutti).
- Prestazione/qualità; l'attore valuta l'altro per ciò che è stato in grado di realizzare (ciò che ha fatto) o per ciò che lo caratterizza (ciò che è).
- Neutralità affettiva/affettività; l'attore partecipa a relazioni che includono coinvolgimento emotivo oppure no.
- Specificità/diffusione: l'attore valuta solo determinati aspetti o competenze oppure la totalità della persona.
[modifica] Bibliografia
[modifica] Voci correlate
- Azione sociale
- Cultura
- Gruppo sociale
- Talcott Parsons
- Particolarismo
- Universalismo