Villa Gregoriana
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La Villa Gregoriana, a Tivoli, nota soprattutto per ospitare la grande Cascata, è un particolarissimo esempio di giardino romantico, sia per la sua conformazione che per il tempo in cui fu costruita.
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[modifica] La localizzazione
L'ambientazione della villa è in una valle assai scoscesa, detta anticamente «Valle dell'inferno», scavata ai piedi dell'antica acropoli di Tivoli dall'Aniene, nel luogo in cui il fiume entra nella campagna romana.
L'altezza complessiva che l'Aniene supera in quella valle, oggi con due salti (ma originariamente erano 4), è di circa 130 metri. Fin dall'antichità il fiume, che attorno all'Acropoli formava un'ampia ansa per poi cadere dallo zoccolo calcareo verso la pianura, diede luogo periodicamente a disastrose inondazioni, che continuavano a scavarne il letto: Plinio il giovane ne descrive una nel 105, che distrusse rovinosamente case, ville e monumenti, altre ne sono descritte dalle cronache locali nel 1688 e 1689, e infine nel 1826.
[modifica] La storia
Il sito era stato strategicamente importante, nelle comunicazioni tra i popoli pastori della valle dell'Aniene e la piana del Tevere, fin dall'età arcaica: il percorso della transumanza, che scendeva dall'Abruzzo lungo i tratturi che sarebbero divenuti la via Valeria, procedeva lungo la riva destra dell'Aniene fino a Tivoli, dove passava sulla riva sinistra, da cui più agevolmente si poteva proseguire verso la pianura.
Era qui che, a monte della grande cascata e soggetto alla sorveglianza (e ai pedaggi) dell'acropoli tiburtina, era stato costruito il primo ponte.
Questa posizione fu una delle ragioni strategiche della nascita dell'antica Tibur, e lo sperone roccioso su cui sorgevano l'acropoli e l'abitato antico, benché - anzi proprio perché - geologicamente e idrologicamente assai difficile, è stato "coltivato" almeno fin dal II secolo AC: grazie anche alla natura calcarea e carsica del terreno, vi si conoscono infatti 12 manufatti idraulici, tra fossati, canali, chiuse e rami di acquedotto, senza contare i resti di ponti e mulini, destinati a derivare, governare e utilizzare la pressione variabile delle acque, gran parte dei quali ancora in uso o comunque accessibili.
In età repubblicana, lungo la valle furono costruite varie ville, tra cui in particolare, nel sito attuale della villa Gregoriana, quella di Manilio Vopisco, celebrata da Publio Papinio Stazio nelle sue Silvae, e poco dopo devastata dalla citata alluvione del 106.
[modifica] I lavori di Gregorio XVI
La villa Gregoriana come oggi la conosciamo nasce appunto dalla necessità di difendere la città di Tivoli dalle piene rovinose dell'Aniene, e dal piacere di un papa camaldolese severamente reazionario ma assai colto, Gregorio XVI, di abbellire l'utile con il dilettevole, senza badare a spese. Da lui prese il nome.
La villa è in effetti un "accessorio" dell'opera primaria: la deviazione e la canalizzazione in due cunicoli artificiali delle acque dell'Aniene, che Gregorio XVI fece realizzare sotto il monte Catillo dopo l'alluvione del 1835, in modo da allontanare dall'abitato il corso del fiume e il punto di caduta delle acque dell'Aniene.
La costruzione del nuovo elegante ponte Gregoriano, a cavallo dell'antico letto del fiume che era stato deviato, e che ora costituiva soltanto il letto di deflusso delle acque in sovrappiù, fu il dono "utile" del papa ai tiburtini.
Il «costruito» della villa di Manilio Vopisco non era più stato residenziale dall'inizio del II secolo. I ruderi degli edifici di età romana inselvatichiti nei secoli divennero rovine accuratamente ripristinate e manutenute dall'inizio dell'800, quando furono integrati nel giardino dove furono piantate nuove essenze e attrezzati percorsi, vialetti, scale, ambienti di servizio.
[modifica] L'acropoli
Il sito percorre l'intera valle dell'Inferno, risalendo dal lato opposto fino all'acropoli, sulla cui spianata sono collocati due templi databili attorno al I secolo AC, uno rettangolare, detto di Tiburno, l'altro rotondo, detto di Vesta o della Sibilla albunea.
Questo insieme è ricorrente nell'iconografia paesaggistica su Tivoli fin dal XVIII secolo, e fu uno dei luoghi canonici del Grand Tour romantico.
L'intero percorso della villa, sui due versanti, è stato recuperato dal FAI a partire dal 2002, e il recupero è culminato con la riapertura della villa al pubblico nel 2005.
[modifica] Bibliografia
- Cairoli Fulvio Giuliani, La Villa Gregoriana a Tivoli, Tiburis Artistica ed., 2005