Villa Reale di Marlia
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La Villa Reale di Marlia si trova in una frazione del comune di Capannori in provincia di Lucca, ed è una delle ville più famose nei dintorni di Lucca. La villa fu chiamata "Marly" rifacendosi ad un'altra con lo stesso nome presso Parigi al tempo di Luigi XIV.
[modifica] Storia
Circondata da un ampio parco, è il frutto degli interventi stratificati nei secoli dei proprietari. Già in epoca longobarda (IX secolo) esisteva qui un fortilizio abitato dal Duca di Tuscia, passato poi alla famiglia Avvocati e in seguito ai Bonvisi dal 1517 fino al 1651, quando la loro impresa commerciale fallì, necessitando la vendita di gran parte delle proprietà familiari.
La villa venne acquistata dalla famiglia Orsetti che rifece il palazzo e soprattutto realizzò uno splendido giardino barocco, del quale si sono conservate numerose parti intatte. Ad essi si deve anche la costruzione della "Palazzina dell'Orologio", caratterizzata nella sua facciata principale da un portico e loggia sovrapposti, con al centro una sopraelevazione dove è collocato l'orologio, da cui prende il nome.
Nel 1866 la villa e il parco divennero di proprietà di Elisa Bonaparte Baciocchi, che fece apportare numerose modifiche alla villa ma non ai giardini. La regina d'Etruria, che diede alla villa il nome di "Reale" a causa della sua presenza, acquistò contemporaneamente dalla Mensa Arcivescovile Villa del Vescovo, iniziando immediatamente i lavori di ristrutturazione e di fusione delle due proprietà, e trasformando il palazzo tardo rinascimentale degli Orsetti in uno in stile neoclassico. Mentre si stabiliva a Marlia una piccola ma sfarzosa corte con la sovrana, la proprietà si arricchì di altri edifici, come la residenza estiva degli Arcivescovi di Lucca, arrivando a raddoppiare il prato antistante la villa, che oggi rappresenta ancora un ideale punto di vista prospettico in lontananza. Coordinarono i lavori gli architetti Giovanni Lazzarini e Pierre-Theodore Bienaimè, responsabili del rifacimento della facciata (con cornici neoclassiche al posto del bugnato) e dell'aggiunta del portico con terrazzo sul lato posteriore.
Anche gli interni vennero modificati in quel periodo, con l'intervento di pittori e stuccatori francesi e italiani, tra i quali Stefano Tofanelli, autore dell'affresco della danza delle ore nella sala da ballo.
Importanti ospiti vennero invitati a rallegrare la vita di corte nella villa, come Niccolò Paganini, che vi si esibì più volte per Elisa.
Dopo la caduta di Napoleone la villa passò ai Borbone: con la nuova sovrana Maria Luisa la villa venne arricchita dall'architetto Lorenzo Nottolini con una Kaffeehaus e una Specola, cioè un osservatorio astronomico, rimasta incompiuta. Dal 1928 la villa appartiene alla famiglia Pecci-Blunt che ne ha curato la manutenzione e il restauro.
[modifica] Il giardino
Il progetto della sorella di Napoleone prevedeva l'ampliamento del parco con l'acquisto di numerose proprietà circostanti, ma non venne realizzato se non in parte; fu creato in quel periodo un nuovo ingresso imponente con un cortile semicircolare e due torrette di guardia in stile palladiano. La Torretta dell'orologio invece seicentesca.
Frontalmente la villa dispone di un ampio parco che permette una lunga prospettiva libera da ostacoli visivi. Le parti secentesche si riconoscono per la presenza di sempreverdi e includono il teatro verde, il giardino dei limoni (con la grande peschiera e le statue cinquecentesche dell'Arno e del Serchio) e, sul retro della villa, un teatro d'acqua che si estende intorno alla grande vasca semicircolare ornata da statue rappresentanti divinità, mascheroni che riversano acqua, vasi di fiori e sormontata da una alta siepe tagliata a forbice.
Esistono due assi paralleli all'asse principale della villa, di cui uno è un lungo viale che conduce alla Palazzina dell'Orologio, l'altro si estende dal giardino dei limoni, formato da quattro aiuole rettangolari e dalla grande peschiera (20 x 10m). Questa è delimitata da una balaustra che termina con una magnifica esedra in tufo e pietra liscia che ospita, in una nicchia, il gruppo di Leda e il Cigno. Di fronte all'esedra, sulle sponde della peschiera, si distendono le sculture dei giganti rappresentanti l'Arno e il Serchio, che gettano acqua.
Un altro asse, perpendicolare a quest'ultimo, comprende vestibolo e teatro di verzura. Il teatro, realizzato nel 1652, ha una profondità di 24 metri, ed è costituito da siepi di tasso che delimitano i sedili in pietra disposti a semicerchio. Altre sedute per gli spettatori sono situate nei palchi con finestre a nicchia ricavate nella siepe semicircolare. La linea di demarcazione tra pubblico e rappresentazione è formata da una cortina verde e dalla sequenza di sfere di verzura simulanti le luci. Lo spazio scenico è formato dalla successione di quinte, alte m. 5.50, leggermente inclinate e intervallate da statue in cotto rappresentanti maschere della commedia dell'arte italiana: Pulcinella, Colombina, Pantalone. Al centro, tra scena e orchestra due forme topiarie rappresentano il podio per il direttore d'orchestra e la buca del suggeritore.
Mentre la parte alta del giardino è rimasta pressoché immutata rispetto al progetto seicentesco, quella inferiore è notevolmente cambiata per l'aggiunta, voluta da Elisa Baciocchi, del più basso giardino della villa "del Vescovo" e di altri terreni che permisero di prolungare e quasi raddoppiare il grande prato antistante. La nuova sistemazione si presentava con una struttura organizzata secondo gruppi d'alberi asimmetrici e con prati in leggero pendio secondo il gusto romantico della veduta naturale tipica del giardino all'inglese. Nella zona più bassa, quella degli orti murati dell'antica residenza vescovile, fu creato un lago circondato da boschetti popolati da daini, capre, pecore merinos e attraversati da ruscelli e da viottoli ombreggiati da specie arboree quali faggi, pini, lecci, querce, tigli, platani, ginkgo biloba, aceri, ippocastani. Gli unici elementi seicenteschi conservati rimangono la chiesina e il ninfeo detto grotta di Pan, formato da due parti, di cui una aperta a pianta quadrata, l'altra chiusa a pianta circolare decorata con ciottoli disposti in modo da ricreare una grotta naturale.
In seguito il ninfeo fu collegato tramite due rampe di scale al giardino dei fiori in stile decò, progettato da J. Greber, intorno al 1920. Questo, di forma rettangolare, è concepito secondo i canoni del giardino islamico ed è caratterizzato da una grande vasca da cui si diramano dei canaletti e da aiuole erbose. Adiacente alla Villa del Vescovo è disposto un piccolo giardino su due livelli di cui quello inferiore è composto da aiuole rettangolari, bordate di bosso, e racchiuso su due lati dal muro di contenimento della terrazza superiore della villa, decorato con nicchie contenenti statue.
Dopo l'acquisizione della proprietà, da parte dei conti Pecci-Blunt, il patrimonio vegetale originario del parco all'inglese fu fedelmente ricostruito. L'accesso al parco avviene attraverso un elegante ingresso posto tra due palazzine, fatte edificare da Elisa Baciocchi in stile neoclassico, una delle quali è adibita ad abitazione del custode, fronteggiate da un cortile semicircolare ornato da grandi vasi neoclassici di marmo bianco.
[modifica] Bibliografia
- Il tour delle ville. Le Guide di Toscana, supplemento a L'Unità, maggio 1993.