Alfonso Menna
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il Cavaliere di Gran Croce Alfonso Menna è stato un alto funzionario della pubblica amministrazione e per quasi un quindicennio sindaco di Salerno.
Conseguito nel 1911 il diploma di segretario comunale, fu assunto con le funzioni di vice segretario ragioniere presso il comune di Sarno. A seguito di concorsi per titoli ed esami, dopo qualche anno passò a quello di Salerno con le funzioni di vice segretario di sezione dove fu destinato a prestare servizio presso la segreteria generale. A piccole tappe, nello spazio di oltre trenta anni, conseguì il posto di vice segretario generale poi, a seguito di inquadramento nel ruolo nazionale dei segretari comunali, raggiuse il vertice della carriera con la qualifica di segretario generale di prima classe e fu destinato a Salerno per la morte del titolare.
Nel 1956, ormai in pensione dopo 40 anni di lavoro nell'amministrazione pubblica, accettò la proposta della Democrazia Cristiana di candidarsi al consiglio comunale di Salerno per le elezioni indette per il maggio dello stesso anno. In quel periodo si trovava a Roma come dirigente dell'Istituto nazionale per la gestione delle imposte del consumo, incarico al quale era stato chiamato all'indomani di un grosso scandalo che aveva coinvolto l'ente.
A causa di un grave infortunio che lo trattene in ospedale a Roma, non poté neppure partecipare a gran parte della campagna elettorale. Questo lo tagliò fuori dai giochi di alleanze sui voti di preferenza del suo partito. Giunse a Salerno pochi giorni prima del voto e tanto gli bastarono per sovvertire ogni pronostico: pur essendo in lista il n. 23, fu il primo eletto con 7046 preferenze (l'onorevole Carmine De Martino, secondo, ne ottenne 4713). Dei 40 candidati del suo partito, inoltre, ben 14 furono eletti aprendo a Menna la strada per la poltrona di sindaco.
In dettaglio, i risultati delle elezioni del 27-28 maggio furono:
- Democrazia Cristiana 16353
- Monarchici nazionali e Movimento Sociale Italiano 10718
- Partito Socialista Italiano 8918
- Partito Comunista Italiano 5762
- Partito Liberale Italiano 2679
- Partito Socialdemocratoco 2313
- Partito Monarchito Popolare 4255
Noti i risultati dello spoglio, Menna cominciò a lavorare subito al suo programma, accogliendo le instanze dei consiglieri di alcuni partiti di sinistra per dar vita ad un'amministrazione monocolore di minoranza. Siglati gli accordi, il 10 luglio 1956 fu convocato il consiglio comunale.
Menna fu eletto sindaco con 22 preferenze mentre i rimanente nove consiglieri si astennero. Come assessori effettivi furono scelti Domenico Capano, Renato Camaggio, Achille Napoli, Matteo Mari, Vincenzo Storniello e Leopoldo Fulgionie. Come assessori supplenti furono eletti Goffredo Guarino e Pellegrino Cucciniello. Il suo fu il primo esperimento di centro sinistra in Italia: governo della DC, appoggio dei socialisti ed astensione dei comunisti.
Menna fu sindaco di Salerno per i successivi 14 anni: dal 10 luglio 1956 al 10 ottobre 1970.
Il nuovo sindaco prese la redini della città in un periodo molto delicato: appena due anni prima aveva subito, insieme a diversi comuni della costiera amalfitana, una rovinosa alluvione che aveva aperto ferite all'epoca non ancora sanate. Menna si impegnò a fondo per guarirle. Fra le opere realizzate sotto il suo governo si ricordano il recupero del cosiddetto Castello di Arechi, del Forte La Carnale, numerose iniziative di verde pubblico in città e rimboschimento delle colline che la sovrastano proprio per prevenire nuove frane ed alluvioni, allargamento del Lungomare di Salerno, ridisegno di piazza della Concordia con il Monumento al Marinaio di Salerno, rettifica dei confini con Vietri sul Mare e Pellezzano.