Areidansk
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La lingua artificiale è stata immaginata come un’evoluzione, non naturale, di una parlata indoeuropea le cui parole derivano dalle radici ricostruite dai linguisti e inserite nel lessico secondo leggi fonetiche prestabilite; alcuni esempi:
i.e. *kmtom ‘cento’ > kintom;
i.e. *louksna ‘luminosa’ > luxna ‘stella’;
i.e. *bher / *bhar ‘portare’ > varne;
i.e. *dakru ‘lacrima’ > dakruvs.
Ne risulta una lingua che ha in comune col greco, col sanscrito e con il latino il maggior numero di radici; non mancano poi parole nuove, tipiche della lingua, alcune inventate e qualche prestito vero e proprio da altre lingue antiche e moderne.
La morfologia, pur presentando diverse innovazioni rispetto al sistema indoeuropeo, appare molto conservativa. La sintassi, invece, è più simile a quella del latino; infatti tende ad una struttura di tipo centripeto, organizza le proposizioni in una struttura gerarchica di frasi principali e subordinate. Infine la lingua si presta bene alle composizioni nominali e verbali ed è particolarmente adatta ad esprimere concetti astratti e principi filosofici; non a caso uso tale lingua soprattutto per la traduzione o la scrittura di testi gnostici ispirati alla gnosi cristiana e alla letteratura vedica.
Il nome di tale lingua è arèìdansk, aridanico o aridico in italiano. Si tratta di un aggettivo derivante dalla parola arèiz che significa ‘numero’, pertanto arèìdansk può essere tradotto letteralmente in italiano con ‘calcolato’ o con ‘elaborato’, ‘raffinato’.
Il nome dato a questa lingua è giustificato dalla sua struttura generalmente complessa, ma dalla morfologia lineare e priva di vistose irregolarità, da una sintassi estremamente logica e precisa e da una notevole capacità di esprimere idee molto complesse; si è infatti trattato di “codificare” minuziosamente una massa di materiale linguistico, che ho raccolto nel giro di qualche anno nel corso di studi di linguistica indoeuropea, in una solida struttura per dar forma ad una vera e propria lingua che, a differenza della natura “sincretista” di lingue come l’Esperanto o l’Eklektu, si presenta molto unitaria e compatta, soprattutto nel lessico.