Céleste Gineste
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Céleste Gineste, nata nel villaggio di Auxillac ( Lozère) nel 1891, entrò nell'orbita di Proust attraverso il marito, Odilon Albaret, un tassista parigino di cui lo scrittore si serviva spesso. Era il 1913 e Céleste, una bella ragazza a cui Proust riconosceva un "sorriso di Gioconda", fu utilizzata in boulevard Hausmann ( dimora di Marcel) dapprima solo come courrière ,ossia persona che disbriga le commissioni:ma ben presto si stabilì in casa con funzioni di governante e confidente. Rimase con lo scrittore per otto anni, fino alla morte di lui, alla quale assisté straziata (1922). Al funerale di Marcel, il fratello di lui,il medico Robert, volle che Céleste prendesse posto tra i parenti stretti. D'altro canto, la giovane donna si rifiutò di accettare da lui o dagli amici più cari dell'estinto qualunque forma di liquidazione o sovvenzione.
Possiamo quindi dire tranquillamente che il suo fu un grande amore, contraccambiato da Proust con grande tenerezza: un amore non consumato, certo, perché, contemporaneamente, il rapporto Marcel-Céleste rimase sempre quello formale di padrone-cameriera. Basti dire che nei loro lunghi colloqui notturni, protrattisi per tutti quegli otto anni,Céleste rimase sempre in piedi, le mani sulla ringhiera del letto, di fronte al padrone sdraiato: e che fino alla fine la giovane donna ebbe ( e rispettò) la proibizione assoluta di entrare in camera di Proust se non da lui convocata. Tuttavia lo scrittore pretese da Céleste un ritmo di vita impossibile e lei vi si adattò con uno slancio che poteva venire solo da un profondo affetto. Fece suoi gli orari del padrone, dormendo di giorno e assistendolo di notte in tutte quelle incombenze che Marcel, incredibilmente esigente, pignolo, igienista, pretendeva di continuo: doveva poi ricevere i visitatori, che spesso Proust non ammetteva alla propria presenza, sbrigare le commissioni esterne che comprendevano anche il dovere di uscire per telefonare, dato che Proust ad un certo punto disdisse il telefono di casa. Aiutava il padrone anche nella gestione pratica della Recherche: era lei che incollava sui quaderni ove l'opera prendeva vita tutte le correzioni dell'autore. E poi c'erano i loro colloqui o meglio i soliloqui di Proust, che con Céleste si apriva completamente. Dopo la morte dello scrittore, la desolata Céleste faticò molto ad adattarsi a una vita normale, con orari normali. Lei e il marito aprirono un albergo ed ebbero una figlia, Odile. Odilon morì nel 1960, Odile è vivente. Per cinquant'anni dopo la morte di Proust, Céleste resisté a ogni tentativo di " farla parlare" del suo eccezionale datore di lavoro. Solo a ottantadue anni ( 1973) si arrese e pubblicò le sue memorie con il titolo " Monsieur Proust". Nel libro dichiara di essersi decisa al gran passo per confutare i molti travisamenti e le molte imprecisioni o vere e proprie calunnie che si andavano accumulando sulla memoria del suo idolatrato padrone. Celeste morì a novantadue anni, nel 1984.