Capo Bojador
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Il Capo Bojador (عربية in arabo), chiamato anche cabo Boujdour o Abu Khatar (Il padre del pericolo), è sulla costa del Sahara Occidentale.
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[modifica] La localizzazione del capo
Il Capo Bojador[1] è situato nella parte settentrionale del Sahara Occidentale e divide le regioni di Saguia el Hamra a nord e del Rio de Oro a sud. Le sue coordinate sono 26° 07' 37" di latitudine nord e 14° 29' 57" di longitudine ovest[2] . A poca distanza da esso è sorta la città di Bojador, sviluppatasi vicino ad un antico villaggio di pescatori e nata praticamente in concomitanza dell'abbandono della occupazione spagnola. La punta del capo delimita una baia ad est che è un porto naturale. Sulle carte nautiche viene identificato col primo nome portoghese: Cabo Bojador. Il capo non è evidente nelle mappe ed è a poca distanza, 220 chilometri, da Fuerteventura nelle Isole Canarie.
[modifica] il capo nella storia
Il primo navigatore europeo moderno a superarlo fu il portoghese Gil Eanes nel 1434 al quindicesimo tentativo dopo dieci anni dal primo, sotto le bandiere del principe Enrico il Navigatore. La sparizione di molte navi europee creò diversi miti, come la presenza di mostri marini e l'impossibilità di superare il capo verso sud. Eanes fissò una rotta per superare il capo che divenne il mezzo per i successivi navigatori per raggiungere mete lontane come l'India, dopo la circumnavigazione dell'Africa. La particolare conformazione dell'area marina, le correnti portarono alla distruzione di numerosi vascelli europei e alla nascita delle leggende. In questa fase la costa a sud e la baia divenne rapidamente importante per i commercianti portoghesi che trasportarono i primi schiavi a Lisbona in quegli anni. Il mito del Cabo Bojador e la sua importanza per il Portogallo fu descritto in una stanza del poema Mensagem da parte di Fernando Pessoa che scrisse in due versi:
Quem quer passar além do Bojador,........Chi vuole passare oltre Bojador,
Tem que passar além da dor...............deve passare attraverso il dolor.
Prima del passaggio di Eanes il capo veniva considerato la fine del mondo occidentale conosciuto. Si ha notizia di tentativi precedenti ad Eanes, come i fratelli italiani Ugolino e Vadino (Guido) Vivaldi 1291 e del catalano Jayme Ferrer 1346. Di questi tentativi non si ha notizia del loro successo, eventualmente tenuto segreto, o insuccesso.
[modifica] Significato storico
La ragione della preoccupante reputazione del capo è poco evidente dalle mappe, a circa venti cholometri a nord est del Capo, c'è un Falso Capo Bojador[3] che è formato da alte dune di sabbia con una secca rocciosa profonda in alcuni punti meno di cinque metri e che si estende per cinque chilometri a nord del capo. Un altro blocco roccioso ad una profindità di otto metri è a circa tre chilometri ad ovest del capo. La costa fra il capo falso e quello vero, lunga quasi venti chilometri è sabbiosa con la presenza di numerose rocce. Questa struttura della zona, associata al mutare veloce dei venti, creava a chi si muoveva in una ottica di cabotaggio un passaggio estremamente difficile. Così difficile che i marinai di quel tempo si rifugiarono nel credere a eventi soprannaturali.
[modifica] Il capo nei tempi moderni
Nel 1884 la Spagna dichiarò la zona costiera del capo come protettorato. assieme a tutta la zona che divenne la costa del Sahara Spagnolo esclusa la piccola porzione de La Guera che incorporò pochi anni dopo dopo un accordo con i francesi. Fino al 1975[4] il capo rimase sotto controllo spagnolo e poi seguì la tragica storia legata alla guerra per il possesso del territorio fra Polisario e Marocco fino alla tregua del 1991
[modifica] Fonti
- Per le caratteristiche nautiche della zona del capo:
- Sailing Directions (Enroute), West Coast of Europe and Northwest Coast of Africa (Pub. 143) (Bethesda: National Geo-Spatial Intelligence Agency, 2005), p. 214, s.v. "Cabo Bojador."
- Atlas of Pilot Charts: North Atlantic Ocean (Washington: National Imagery and Mapping Agency, 2002).
- Charles Ralph Boxer, The Portuguese Seaborne Empire, 1415-1825 (London: Hutchinson and Co., 1969) [Caracanet, 1991], pp. 25-6.