Catilinarie
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Le Catilinarie (in latino Orationes in Catilinam) sono quattro discorsi tenuti da Cicerone contro Catilina. Vengono collocati idealmente tra la composizione delle Verrinae e delle Filippiche.
Le quattro orazioni deliberative furono pronunciate tra il novembre e il dicembre del 63 a.C. in seguito alla scoperta e alla repressione della congiura che voleva minare gli ordinamenti repubblicani, che faceva capo a Catilina.
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[modifica] Cicerone e Catilina
Cicerone e Catilina si conoscevano già da tempo, entrambi, infatti, avevano militato nella giovinezza nell'esercito di Gneo Pompeo Strabone, perdendosi di vista fino al 64 a.C. anno in cui entrambi erano in lizza per il consolato.
In quell'occasione, al momento del discorso dei candidati, Cicerone denunciò veementemente Catilina per aver complottato l'anno precedente e per i comportamenti immorali tenuti nei confronti della cognata Fabia. Gli uditori molto colpiti dalle affermazioni di Cicerone, lo elessero con la maggioranza dei voti insieme ad Antonio Ibrido.
Catilina si ricandidò anche l'anno successivo, ma tuttavia vennero eletti Giunio Silano e Licinio Murena. Nuovamente sconfitto, cominciò a tramare una congiura contro l'ordinamento repubblicano, persto sventata da Cicerone, che ne denuciò l'esistenza al Senato.
[modifica] Orationes
[modifica] Oratio I in Catilina
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![]() «Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?»
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(Marco Tullio Cicerone, prima Catilinaria )
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Quest'orazione venne pronunciata in Senato alla presenza di Catilina stesso, l'8 novembre. Cicerone espone pianamente i progetti di cui è venuto a conoscenza, la complicità che ha instaurato con Gaio Manlio, ribelle in Etruria, che stava organizzando l'assalto armato a Roma. Il suo coinvolgimento in incendi e massacri, che fortunatamente erano già stati sventati. Lo scopo dell'orazione è dividere Catilina dal Senato. Catilina viene così costretto alla fuga.
[modifica] Oratio II
La seconda orazione viene pronunciata di fronte al popolo riunito, il 9 novembre, all'indomani della fuga di Catilina. Cicerone delinea il ritratto di Catilina e dei congiurati (che divide in sei categorie), ed evidenzia la delusione per la sua partenza. Tuttavia il tono è esaltante, e accentua fortemente il pericolo corso dalla repubblica, anche per allontanare le critiche degli avversari politici.
[modifica] Oratio III
La terza si svolge il 3 dicembre di fronte al popolo. Sono stati finalmente catturati i complici di Catilina, e Cicerone è stato definito dal Senato salvatore della patria. Tocca a Cicerone informare il popolo. Avvisa dei pericoli corsi e dei suoi meriti con tono trionfalistico verso la patria, per poi portare il discorso su un livello religioso, affermando la necessità di fare sacrifici agli dei per render grazie.
[modifica] Oratio IV
Il 5 dicembre, Cicerone, si esprime in Senato sulle sorti degli arrestati. Pur non pronunciandosi espressamente a favore della pena di morte, richiama al giudizio i senatori, affinché votino per il bene della patria. Conclude con tono patetico dicendosi pronto ad assemersi tutta la responsabilità: così i Catilinari vennero giustiziati .
[modifica] Pubblicazione
Le Catilinarie vennero scritte e pubblicate tre anni più tardi a cura di Attico. Viene spontaneo immaginare che il testo redatto a tre anni di distanza subì le dovute modifiche.
Le orazioni vennero pubblicate una prima volta nel 60 a.C. da Attico in un corpus di 12 orazioni ciceroniane, e un'altra volta per opera di Tirone in un che raccoglieva tutti i suoi discorsi.
Fu questa edizione quella tramandata dai copisti nei secoli successivi.