Ferrante Sanseverino
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Il principe Ferrante Sanseverino (Napoli, 1507 - Avignone, 1568), appartenente alla nobile famiglia Sanseverino, fu l'ultimo "principe di Salerno".
Fu generale dell'imperatore Carlo V e partecipò alla conquista di Tunisi nel 1535. Nel 1552 si mise in urto politicamente col governo spagnolo nel Regno di Napoli - perché contrario all' Inquisizione - e finì in disgrazia, rifugiandosi in esilio in Francia, fino alla morte.
Perse così i suoi possedimenti a Salerno ed il titolo di "principe di Salerno", che non venne più attribuito: la città di Salerno dopo di lui iniziò un periodo di decadenza, terminato solo nel XVIII secolo con la fine del dominio spagnolo.[1]
Fu un appassionato di teatro e fece sistemare un luogo per le rappresentazioni nella sua dimora napoletana. Come "principe di Salerno" fu promotore dell'ultima rifioritura della Scuola Medica Salernitana, patrocinando il medico Paolo Grisignano (autore del "Commento agli Aforismi di Ippocrate" e del "Sui polsi e sulle urine").
A Salerno inoltre ebbe come residenza il castello di Arechi (ospitandovi anche Carlo V), dove si attorniò di artisti, uomini di cultura ed intellettuali come il filosofo Agostino Nifo e Bernardo Tasso, il padre di Torquato Tasso. Durante il suo principato Salerno tornò per alcuni decenni ad essere una delle principali città del meridione, riesumando parzialmente gli antichi splendori dei suoi principi longobardi e normanni.
Questa sua munificenza e cultura lo mise al livello dei migliori principi rinascimentali ma lo portò a ripudiare l' Inquisizione dell' impero spagnolo, rovinandolo e costringendolo all'esilio in Francia, dove morì solo ed abbandonato a 61 anni.
[modifica] Note
- ↑ A. D’ambrosio: Storia di Napoli dalle origini ad oggi. Ed. Nuova E.V. Napoli 2002