Francesco D'Ovidio
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Francesco D’Ovidio (Campobasso, 1849 – Napoli, 1925 fu un noto filologo e critico letterario italiano, ritenuto un personaggio di grande rilevanza in particolare dal punto di vista letterario in quanto Presidente dell’Accademia dei Lincei.
[modifica] Biografia
Nato da padre originario di Trivento, frequentò con successo la Scuola Normale di Pisa, e si occupò nello specifico di letteratura tedesca. Successivamente s'interessò anche alla glottologia in generale, e non ancora trentenne divenne docente di materie letterarie classiche nelle strutture ginnasiali di Bologna e di [[Milano].
Poi, sempre in giovane età, ottenne la facoltà di poter insegnare lettere classiche nell'ateneo napoletano. Attestati di benemerenza per il lavoro che svolse gli furono attribuiti da Benedetto Croce e Niccolò Tommaseo.
Socio di un importante circolo letterario partenopeo, presiedette per un quadriennio l'Accademia dei Lincei, e divenne parte di quella della Crusca. Nel suo lavoro d'indagine letteraria si interessò di Dante Alighieri, Alessandro Manzoni, Torquato Tasso.
Egli è anche noto come propugnatore della corrente tendente ad adottare il dialetto fiorentino con opportuni aggiustamenti, secondo la visione manzoniana.
Per quanto riguarda il Molise, Francesco D'Ovidio si occupò degli aspetti connessi al modo di parlare derivanti dal dialetto campobassano, e dedicò un suo scritto alla ricorrenza del Primo centenario della Provincia molisana. Il suo slancio fu sempre teso al miglioramento morale e sociale degli abitanti della sua terra natia ed alla manifestazione organizzata in occasione del quarto di secolo dalla sua morte intervenne il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
[modifica] Critica
I critici ritengono che egli abbia dato durante la giovinezza il meglio di sé intellettualmente, ma gli viene rimproverata una relativa limitata attenzione riguardante gli aspetti storici, pur non venendo affatto meno il riconoscimento per la sua puntigliosa metodologia di ricerca.