Gianandrea Doria
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Gianandrea Doria fu un ammiraglio genovese, nipote del più famoso Andrea Doria.
Non riuscì a emulare le glorie marinare del prozio. Sul mare partecipò dapprima alla battaglia presso l'isola di Gerba nel 1560, che si concluse con una clamorosa disfatta. Andrea Doria moriva in quegli stessi giorni a 94 anni, e sua ultima consolazione fu quella di sapere che almeno nella disfatta il nipote ed erede si era salvato.
Quindi Gianandrea comandò l'ala destra della flotta cristiana nella battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571.
Il suo comportamento in questa battaglia gli attirò molte critiche: il Doria fu infatti accusato di aver seguito una tattica eccessivamente prudente, spinto a ciò dall'avarizia, poiché molte navi genovesi erano di proprietà della sua famiglia. Agendo in questo modo, egli si lasciò irretire da una manovra diversiva del suo avversario Ulugh Alì, che lo attirò verso l'esterno e quindi si infilò nel varco così creato, tentando di prendere alle spalle il centro dello schieramento cristiano. Questa mossa avrebbe potuto avere conseguenze molto gravi, ma fortunatamente sul resto del fronte di battaglia i turchi stavano crollando, cosicché Ulugh Alì fu costretto a ritirarsi con un modesto bottino.
Fu in Genova erede di Andrea Doria. Non possedeva le capacità del grande prozio, al contrario del quale fu lento e scarso di volontà nell’azione. Si impose tuttavia per il suo carattere aspro e presuntuoso, derivato dal troppo indulgente affetto ricevuto da Andrea Doria. Diresse come quest'ultimo la linea politica filospagnola assunta dalla città, e sotto di lui si riformò il sistema oligarchico alla guida della Repubblica genovese. Nel complesso, nelle vicende interne genovesi il successore del “Patris Patriae” non ebbe nè la grande autorità nè la prudente abilità di Andrea e, non essendo in grado di divenire dominatore supremo, si atteggiò a capo di parte, minacciando di trasformare il conflitto dei partiti nobiliari in guerra civile.
In Genova risiedeva con la famiglia nel palazzo del Principe. Accanto ad esso ristrutturò in termini manieristico-rinascimentali la chiesa di San Benedetto al Porto.