Gioacchino Toma
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Nato a Galatina nel 1836, è considerato tra i maggiori pittori italiani dell'Ottocento napoletano e tra i più originali del suo tempo in Italia. Nell'unica opera letteraria di cui fu autore, Ricordi di un orfano, il Toma, descrivendo la sua infanzia di orfano privo di affetti, delineò una sufficiente guida per capire la sua personalità artistica. Infatti le vicende tragiche della sua adolescenza impregnarono la sua opera di tristezza, tanto che la critica ufficiale dell'epoca lo definì il pittore del grigio. Ben presto si trasferì a Napoli, dove iniziò una vita di sacrifici e di prove estenuanti. Fu arrestato come cospiratore e mandato al confino in provincia di Caserta, dove rafforzò un carattere fermo e deciso contro ogni forma di violenza. Nel 1853 partecipò ad una mostra con una statua dal titolo Erminia del Tasso. Tornato a Napoli si arruolò come volontario, ma fu preso ed incarcerato nelle prigioni d'Isernia. Liberato dall'esercito garibaldino, tornò a Napoli dove divenne professore di disegno nell'Istituto di Belle Arti e direttore della scuola di disegno applicato all'arte. Negli anni '80 la sua produzione artistica si delineò secondo una sua propria corrente espressiva che, se pur impregnata di verismo, rimase capace di interpretare l'ultima realtà dell'animo umano. Morì nel 1891.
Tra le opere che portano la sua firma ricordiamo: Un torturato dall'inquisizione; Messa in casa; L'onomastico del maestro; La confessione dei preti; La ruota dei trovatelli; Il bacio della nonna; Le due madri; Convalescenza; La lettura in convento; Luisa Sanfelice in carcere; Viatico dell'orfana e diversi Ritratti.
A lui è dedicato l'Istituto d'arte di Galatina.
Bibliografia: Aa.Vv., Galatinesi illustri, guida biografica, TorGraf Galatina, Galatina 1998, pp. 80,81.
