Giuseppe Maria Antolini
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Giuseppe Maria Antolini (Viterbo 1736 - 1811), architetto. Nasce da una famiglia originaria di Castelnuovo di Porto, già trasferita a Roma e quindi a Viterbo. Ancora non sappiamo nulla della sua formazione, ma nei documenti rintracciati fino ad ora è sempre definito "architetto". Ancora giovanissimo è attivo, al fianco di Filippo Prada, nella ristrutturazione della chiesa dei SS. Faustino e Giovita a Viterbo (1759-1761). Nel 1763 sottoscrive la stima di una nuova casa edificata in Monteromano. Nel 1766 redige la perizia sullo stato di avanzamento dei lavori della cappella dei SS. Martiri Protettori nella cattedrale di S. Giacomo a Tuscania, da realizzarsi su progetto dell'architetto romano Antonio Asprucci. Sempre in quell'anno viene realizzata la casa parrocchiale di S. Giovanni in Zoccoli a Viterbo, secondo un progetto da lui redatto. Nel 1768 esegue la perizia sui fabbricati della tenuta dell'Acquamatta presso Viterbo, per conto di Filippo Prada. Nel 1769 valuta la casa delle sorelle Nucci in Viterbo. Per conto della Comunità di Tuscania, tra il 1770 ed il 1774, progetta e dirige la ricostruzione della Porta di Poggio. Dal 1772 progetta e dirige la ricostruzione della cattedrale di San Giacomo a Tuscania, per la quale ideò anche gli arredi lignei e le decorazioni pittoriche. Nel 1775 pubblica un volume di liriche tradotte dal greco dal fratello Vincenzo, morto prematuramente. In questo anno risulta come perito nella valutazione della casa Terzoli a Viterbo. Nel 1777 valuta i beni immobili della famiglia Pagliacci, in Viterbo e Canino e quelli della famiglia Grespigni in Viterbo. Nel 1778 misura e stima la casa Fratellini in Viterbo. Nel 1779 valuta la casa di Vincenzo Bovani, sempre in Viterbo. Nel 1782, nell'ambito dei lavori di ricostruzione della collegiata dell'Assunta in Montalto di Castro, valuta la casa di Giovan Giacomo Belli, che dovrà essere demolita. Nel 1784 è supervisore nella ricostruzione della chiesa di San Giovanni Apostolo a Valentano e di San Clemente a Latera. Negli anni 1785-1801 progetta e segue la realizzazione degli arredi della sacrestia e della cappella di S. Lucia nella cattedrale di San Lorenzo a Viterbo. Nel 1789 è a Bagnoregio, dove esegue una perizia sui dissesti statici della cattedrale. Nel 1792 fornisce i disegni per la costruzione del nuovo campanile della chiesa di S. Marta in Marta. Nel 1794 valuta la casa Monelli in Viterbo. Nel 1803 è supervisore nella suddivisione dei beni immobili dei fratelli Pieri in Viterbo. Ancora poco si può dire sul linguaggio utilizzato dall'architetto Giuseppe Maria. Indubbiamente, nella cattedrale di Tuscania, la sua opera più completa e qualificante, appare dipendente alla tradizione rinascimentale e barocca italiana e romana in particolare. Fortemente condizionato dalle esperienze di Nicola Salvi e, in particolare, dalla sua opera maggiore in Viterbo, la chiesa del convento domenicano di S. Maria in Gradi, resta tanto lontano dall'incipiente neoclassicismo quanto dal barocchetto di maniera che caratterizza una certa cultura "popolare" di ambito romano. Ricco di citazioni borrominiane e cortonesche, e attento alla lezione di Michelengelo, riesce a mediare gli apporti della tradizione senza scadere mai nell'ecclettismo, con una spiccata attenzione al cromatismo ed all'equilibrio decorativo che rendono le sue opere, ancorché non povere di elementi decorativi, discretamente eleganti.
Stefano Brachetti, Architetti viterbesi poco noti del XVIII secolo, in «Rivista Storica del Lazio», n. 20, a. XII (2004), pp. 51-93.
Noris Angeli, Famiglie Viterbesi, vol. 1, Viterbo 1992.