Hic manebimus optime
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Hic manebimus optime (qui staremo benissimo) è una frase diventata celebre quale decisione finale di fermarsi in un posto. Viene riportata da Tito Livio in "Storia romana" (Ab Urbe condita libri, V, 55) e attribuita ad un centurione. Dopo la definitiva vittoria su Veio, i plebei premevano per abbandonare Roma e trasferirsi nella città sconfitta, in opposizione alle angherie dei patrizi. Furio Camillo, in un appassionato discorso cerca di convicere i concittadini a non abbandonare la patria. Ma tutta la sua eloquenza forse non sarebbe bastata. Però qualcosa avvenne per spostare la volontà dei superstiziosi romani. Ce lo racconta Tito Livio:
![]() « ... sed rem dubiam decrevit vox opportune emissa, quod cum senatus post paulo de his rebus in curia Hostilia haberetur cohortesque ex praesidiis revertentes forte agmine forum transirent, centurio in comitio exclamavit: 'Signifer, statue signum; hic manebimus optime'. Qua voce audita, et senatus accipere se omen ex curia egressus conclamavit et plebs circumfusa adprobavit. »
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![]() « ...quello che risultò decisivo in quella situazione di incertezza fu una frase pronunciata al momento giusto. Mentre il Senato era in riunione nella Curia Ostilia per dibattere la questione, poco dopo le parole di Camillo, transitarono per caso nel Foro delle coorti in ordine di marcia di ritorno dal presidio e il centurione esclamò proprio nel luogo del comizio: "Pianta l'insegna qui, alfiere; questo è il posto giusto per noi!". I senatori usciti dalla curia udirono la frase e dissero che la interpretarono come un presagio; la plebe, accorsa tutto intorno, approvò »
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(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, V, 55, Newton Compton, Roma, trad.: G.D. Mazzocato)
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