Il mio nome è Asher Lev

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il mio nome è Asher Lev è un romanzo scritto da Chaim Potok nel 1972.

[modifica] La vicenda

Il protagonista è Asher Lev, un bambino ebreo di Brooklyn, che possiede un dono tanto fantastico quanto inspiegabile, il dono della pittura. Tutto ciò che gli è più caro, la casa, la madre, il padre, gli amici, la strada, viene trasformato in linee, piani e colori dando vita a bellissime opere d’arte. Ma in una cultura come quella ebraica, per tradizione ostile all'arte e alla pittura, considerate nel migliore dei casi una perdita di tempo, la vocazione di Asher è destinata a creare litigi e incomprensioni, fino alla rottura finale con la comunità di ebrei ortodossi di cui fa parte.

Il ragazzo incontra un maestro e si trasferisce per alcuni mesi in Europa, a Firenze, Roma e Parigi per studiare i più grandi capolavori dell'arte e migliorare la sua tecnica. Quando torna a New York, è ormai un pittore affermato. Decide, così di misurarsi con un tema fondamentale per la formazione di un pittore, la Crocifissione, scatenando un nuovo conflitto con il padre e con il suo ambiente d'origine.

[modifica] Ambientazione

In Il mio nome è Asher Lev, Potok tratta l'importante tematica del confronto tra la modernità e la tradizione, il rapporto tra la fede e l'arte, il contrasto tra l'individuo e i diversi gruppi di cui fa parte, per nascita o per scelta. Questo confronto, che si manifesta in ogni artista, porta ad una scelta, come accade al protagonista del romanzo. Asher sceglie l'arte, il dono, che lui stesso definisce divino e demoniaco allo stesso tempo.

Un altro aspetto della storia di Asher Lev è il rapporto di amore e odio tra il pittore e il suo dono; esso infatti crea all’artista molte divergenze non solo con il mondo esterno, ma anche con sé stesso, poiché quello che sente di dover disegnare non sempre collima con quello che ritiene giusto. Per di più il pittore è vincolato dalla verità nella creazione delle sue opere, cioè egli deve avere il coraggio di dipingere quello che realmente sente e di condividerlo col resto del mondo; il protagonista sente che, se così non facesse, egli sarebbe un vigliacco.

Potok induce quasi a pensare che un pittore non sia veramente libero di dipingere quello che vuole, ma sia invece vincolato ad una specie di “coscienza artistica” che, se ignorata, può rendere l’opera falsa e incompleta. Inoltre questo romanzo descrive bene il mondo ebraico e la sua cultura, e in particolare l'ambiente dei piccoli gruppi di ebrei ortodossi. L’attaccamento alle proprie origini e alle proprie tradizioni di queste comunità risulta essere contemporaneamente la loro forza e la loro debolezza, infatti esso mantiene un forte spirito di unione tra i membri, ma è anche la causa della chiusura mentale della quale lo stesso Asher è vittima.

Chaim Potok, ebreo newyorkese figlio di immigrati polacchi, utilizza spesso come ambientazione dei suoi romanzi le stesse vie di Brooklyn nelle quali lui stesso è cresciuto; questo romanzo ne è un esempio (ed un altro è Danny l'eletto, il romanzo con cui è diventato famoso, nel 1967). In quest'opera lo scrittore descrive in modo particolareggiato non solo il mondo ebraico di cui lui stesso fa parte, ma anche il mondo dell’arte, con i suoi protagonisti e le sue tecniche; da questo si può comprendere la profonda conoscenza di questi argomenti da parte dell’autore. Sono molto interessanti, anche se non frequenti nel testo, i riferimenti a grandi pittori come Monet, Chagall, Van Gogh e soprattutto Picasso, ma anche allo scultore italiano Michelangelo e ai suoi capolavori più conosciuti, il David e la Pietà.