Ira di Dio
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L'espressione ira di Dio, o nella teologia biblica cristiana, indica la radicale opposizione, l'intolleranza, manifestata da Dio verso tutto ciò che è peccato.
Sebbene l'amore, per Dio, sia inerente alla Sua natura, qualcosa di "spontaneo" al Suo stesso essere, la Sua ira è qualcosa che viene suscitato dalla malvagità delle creature umane. Il peccato offende gravemente il Suo amore e la Sua benignità, è un affronto alla Sua misericordia. Esso, quindi, suscita la Sua legittima ira. L'ira di Dio è considerata dalla Bibbia come un'opera "singolare" ed "inaudita" (Isaia 28:21). La misericordia di Dio è inerente al Suo stesso carattere (non l'effetto della bontà umana), ma l'ira di Dio è effetto del peccato.
L'ira di Dio non è una retribuzione impersonale ed automatica del peccato, una legge astratta, come da un semplice processo di causa ed effetto. L'ira di Dio, nell'Antico Testamento è espressione della libera, soggettiva e personale volontà di Dio che attivamente punisce il peccato. Nel Nuovo Testamento, allo stesso modo, l'ira di Dio è una reazione personale di Dio, non un'ipostasi indipendente.
Di fronte al male Dio non sfugge alla responsabilità di eseguire il suo giudizio. A volte egli dimostra la sua ira nel modo più personale:
Nel Nuovo Testamento, brani come Giovanni 3:36; Romani 1:18; Efesini 5:6; Colossesi 3:6; Apocalisse 19:15; 11:18; 14:10; 16:19; 6:16; cfr. Romani 9:22, essa è specificatamente descritta come ira di Dio, la Sua ira, la Tua ita, o l'ira dell'Agnello.
La lettera ai Romani è molto esplicita sull'ira di Dio:
In 2 Tessalonicesi 1:7-9, l'apostolo Paolo non lascia alcun dubbio pure sull'espressione ultima dell'ira del Cristo:
Quando la Bibbia rappresenta l'ira di Dio, essa non è tanto un'emozione o uno stato psicologico alterato, quanto la netta opposizione fra santità e peccato. Di conseguenza, l'ira di Dio si vede dagli effetti che produce, nel fatto che Dio punisca il peccato sia in questa vita che nella prossima. Questi giudizi includono pestilenza, morte, esilio, distruzione di città malvage, indurimento del cuore e l'esclusione di persone dal popolo di Dio a causa della loro idolatria o incredulità.
L'ira di Dio raggiunge l'aldilà. Questo lo si vede chiaramente quando Gesù descrive il castigo eterno, l'inferno di fuoco,
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«...dove il verme loro non muore e il fuoco non si spegne»
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( (Marco 4:48))
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. Il giorno della finale ira di Dio sul peccato, il giorno del giudizio contro il peccato è la Sua condanna irrevocabile del peccatore impenitente.
L'ira di Dio nell'Antico Testamento è controbilanciata dalla descrizione che fa del Signore come "lento all'ira e grande in bontà; che perdona l'iniquità e il peccato" (Numeri 14:18). Cfr. Isaia 54:7-10, oppure Salmo 30:5 "Poiché l'ira sua è solo per un momento, ma la sua benevolenza è per tutta una vita. La sera ci accompagna il pianto; ma la mattina viene la gioia".
Di conseguenza, il modo per sfuggire alla legittima ira di Dio è abbondantemente presente in entrambi i Testamenti. È l'amore di Dio che provvede alla creatura umana una via di fuga. Egli chiama le creature umane a ravvedersi dai loro peccati, a tornare da Lui, per ricevere perdono e riabilitazione. Egli riceve l'intercessione di Abramo, Mosè, Eleazar, Geremia in favore del popolo peccatore e stabilisce (nell'Antico Testamento il sistema sacrificale mediante il quale la Sua ira può essere fatta cessare. Nel Nuovo Testamento sono gli appelli alla fede, al ravvedimento, e al battesimo nel nome del Signore (che ci salva dall'ira a venire, cfr. 1 Tessalonicesi 1:9,10.
L'Apostolo Paolo scrive a proposito della fede in Cristo:
La parola più impressionante che la Bibbia dà al riguardo del castigo che Dio intende infliggere al peccatore è quella che riguarda "l'ira dell'Agnello" (Gesù Cristo) che pure prende su di sé i peccati del mondo.