La linguistica nel XX secolo
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La linguistica nel XX secolo vede una svolta decisiva rispetto alle prospettive di fine XIX secolo ampliate dall nascita della linguistica idealistica e dalla geografia linguistica.
In questo senso va vista la nascita del Cours de linguistique générale di Ferdinand de Saussure nel 1916. Nel pensiero del filologo svizzero , alla base del movimento dello strutturalismo, la lingua è considerata come un sistema di differenze où tout se tient, viene riconosciuta la necessità dell'astrazione dal continuum empirico per scoprire le effettive unità della lingua e il loro funzionamento, e si afferma la contrapposizione tra diacronia (lo studio dello sviluppo nel tempo) e sincronia (lo studio delle proprietà immanenti del sistema).
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[modifica] L'affermazione dello strutturalismo
Nonostante la presenza di vedute analoghe a quelle che saranno poi proprie dello strutturalismo in Jan Niecisław Baudouin de Courtenay, passeranno quasi due decadi prima che si formino vere e proprie scuole strutturaliste, punto di riferimento obbligato per il pensiero linguistico, come il Circolo di Praga, caratterizzato dalla grande rilevanza che vi assume la nozione di "funzione", ed il Circolo di Copenaghen, che terrà a battesimo la glossematica, vera e propria algebra della lingua messa a punto da Louis Hjelmslev. Minore importanza assumono i continuatori ginevrini di Saussure, tra i quali C Bally per gli interessi svolti nella stilistica linguistica.
[modifica] La linguistica generativa
Gli anni 1930 vedono peraltro la nascita autonoma della variante americana dello strutturalismo, che ha come maggiore rappresentante Leonard Bloomfield. Sviluppi autonomi mostra la linguistica inglese, mentre una solida tradizione di linguistica storica è presente nell'Europa continentale. Una seconda data importante per la disciplina è il 1957, quando Noam Chomsky pubblica Syntactic structures, che segna l'avvento della linguistica generativa o generativo-trasformazionale.
[modifica] La seconda metà del secolo
Dalla seconda metà del secolo la linguistica ha conosciuto una tale dispersione di teorie e modelli di analisi diversi che è difficile trovare un corpo di principi su cui tutte le scuole si trovino d'accordo. Tuttavia si può dire che gli studiosi si muovano all'interno di un'area delimitata da presupposti quali:
- il riconoscimento della pluralità dei livelli di analisi della lingua, per ognuno dei quali esistono unità lineari di riferimento (p.es.: il fono per la fonetica, il fonema per la fonologia);
- l'adozione dei tratti distintivi;
- l'utilizzazione di procedure formalizzate, da cui l'interesse della linguistica per l'enucleazione e la formulazione di "regole", e l'uso;
- l'uso di strumenti logici e matematici nell'esposizione.
I metodi della linguistica sono sia di carattere empirico che di carattere deduttivo. In ogni caso, un importante presupposto della linguistica teorica è quella che è stata chiamata "finzione dell'omogeneità", presupposto che è stato peraltro sottoposto a forti critiche dalla sociolinguistica.
L'obiettivo fondamentale della ricerca in linguistica generale si è venuto configurando con sempre maggior chiarezza come l'elaborazione di una coerente teoria della lingua, o modello linguistico. Le diverse teorie, o modelli, si possono ricondurre a due classi generali, a seconda che procedano dalle unità più ampie (frasi, testi) alle più piccole (suoni), ponendosi come fine di ricerca delle classi di unità minime costitutive della lingua e le loro strutture di combinazione; oppure porcedano in senso inverso dalle unità minime a quelle più ampie, ponendosi come scopo la simulazione del processo di costruzione delle possibili frasi grammaticali. Le scuole strutturaliste rappresentano le specificazioni del primo tipo, e generativiste del secondo.
