Leviti
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I Leviti erano i membri della tribù israelitica di Levi,
Ad essi era affidato il compito di sorvegliare il tabernacolo e il Tempio. La linea sacerdotale di Aronne (un gruppo che faceva parte dei Leviti) era quella che si occupava concretamente dei sacrifici rituali, mentre gli altri Leviti avevano il compito di cantare, di suonare e di assistere. I Leviti sono descritti come i guardiani di Dio, il suo esercito personale che trasportava scalzo l'arca dell'alleanza. Essi non ottennero alcuna parte della terra d'Israele, poiché servire Dio era la loro eredità. Vivevano nelle città levitiche, sparse per tutta Israele, e si sostenevano con le decime. I Leviti erano stati scelti per questo speciale ruolo perché, mentre erano in Egitto, avevano mantenuto fede alla religione dei loro padri. Nel deserto non avevano adorato il vitello d'oro, ma avevano appoggiato Mosè, membro della tribù di Levi. Durante l'esilio babilonese essi si rifiutavano di cantare "il canto del Signore" in terra straniera[1] e si tagliarono i pollici per non essere costretti a suonare durante le cerimonie idolatre che avevano luogo nella corte babilonese.
Nel Nuovo Testamento, un levita e un sacerdote compaiono nella parabola del buon samaritano (Luca 10,32). Negli Atti degli Apostoli, un levita soprannominato Barnaba, originario di Cipro, diventa discepolo di Gesù e compagno di Paolo.
Oggi essi hanno solo un ruolo residuale nella religione ebraica: sono chiamati alla lettura della Torah subito dopo i sacerdoti ed è loro compito lavare le mani dei sacerdoti prima della benedizione sacerdotale.