Luigi Veronesi
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Luigi Veronesi (Milano 28 maggio 1908 ; Milano Febbraio 1998)
Luigi Veronesi nasce a Milano nel maggio del 1908. Negli anni ’20 frequenta un corso di disegnatore tessile a 17 anni scopre, nella camera oscura del padre, le possibilità creative del fotogramma, a 20 lo troviamo a studiare pittura presso il pittore Violante. Inizia ad esporre a Milano alla galleria Il Milione, nel ’32. Sono ancora immagini figurative, ma subito dopo inizia la sua ricerca sull’astrattismo. È artista molteplice come pochi altri, e pienamente inserito in un ambiente internazionale. Nel 1934 aderisce al gruppo parigino Abstraction.création, conosce le esperienze del costruttivismo svizzero ed aderisce, come pochi altri fino in fondo, al metodo del Bauhaus tedesco. Sono del ’40 i suoi primi film astratti. Durante la guerra utilizza le sue conoscenze di grafica e design e si inventa falsario per il fronte di liberazione nazionale. Nel dopoguerra è cofondatore del gruppo fotografico La Bussola. Lavora come grafico e pubblicitario,alcuni suoi fotogrammi divengono copertine per le riviste Campografico e Ferrania. Approfondisce la sua ricerca sui rapporti matematici delle note musicali traducendoli nei rapporti tonali del colore. Creerà così numerose trasposizioni cromatiche di partiture musicali. Diviene infine negli anni ’70 docente di cromatologia per l’accademia di Belle arti di Brera. Negli anni ’80 progetta scenografie per il Teatro alla Scala di Milano. Muore sempre a Milano nel febbraio del 1998.
Buffo destino quello di Luigi Veronesi, diversamente da Man Ray infatti una certa critica disattenta e incapace non è stata in grado di ricomporre correttamente la sua personalità di pittore, designer, grafico, cineasta e fotografo astrattista in una esplicitazione unica: uno dei più grandi artisti astrattisti italiani del 900. Quando nei testi si parla di Luigi Veronesi pittore ci si disinteressa completamente (o quasi) del Veronesi fotografo, e viceversa. Al contrario l’unico modo di capire veramente la statura dell’artista sta nel ricomporre correttamente il puzzle. Operazione non facile vista la molteplicità di interessi del personaggio. Qualsiasi sia il media usato la ricerca è sempre la stessa. Per dirla con le parole del maestro: “Il lavoro artistico è, secondo me, un’operazione che non si conclude con la produzione di un’opera, o meglio, l’opera prodotta non è fine a se stessa, ma deve essere uno stimolo per l’osservatore, il risultato di un complesso modo di operare che a partire dalla formulazione di un pensiero … lo traduce in un’immagine suscettibile di lettura, cioè di comunicazione.” Ed ancora “…gli oggetti ritrovano nel fotogramma la loro espressione primordiale, noi possiamo vederli al di là della loro forma reale…”. Pochissimi gli artisti che hanno sperimentato la tecnica del fotogramma astratto. Fra gli italiani di recente questa tecnica è stata utilizzata da Carlo Braschi, con la tecnica del Polagramma.