Massacro del Circeo
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Il massacro del Circeo è un fatto di cronaca nera avvenuto sul litorale romano il 29 settembre 1975.
Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, allora poco più che adolescenti, furono invitate ad una festa con Giovanni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira nell'abitazione di quest'ultimo a Punta Rossa, sul promontorio del Circeo. Le due ragazze avevano conosciuto Guido ed Izzo qualche tempo prima frequentando entrambi il bar del famoso Fungo all'Eur, accogliendoli con simpatia dato il loro habitus garbato ed il comportamento irreprensibile. Una giunte a destinazione la serata si trasformò in un incubo in quanto erano cadute in una trappola. Per più di un giorno ed una notte le due ragazze furono violentate, seviziate e massacrate. I tre esternarono un odio di qualsiasi natura, sia misogino che di censo, con tanto di recriminazioni ideologiche contro le donne ed il ceto meno abbiente, a due malcapitate mai interessatesi di politica. Izzo ritornava a Roma per non mancare la cena con i propri familiari per poi ripartire per il Circeo e riunirsi ai suoi amici aguzzini. Lopez venne assassinata, annegandola in un lavabo, mentre Colasanti, dopo un ripetuto pestaggio ed un tentativo di strangolamento si finse morta. I due corpi furono rinchiusi nel bagagliaio di una Fiat 127. I tre, dopo una tranquilla cena in un vicino ristorante, tornarono a Roma nel quartiere Parioli, dove parcheggiarono la vettura. Donatella Colasanti, sopravvissuta, approfittò dell'assenza dei ragazzi per richiamare un metronotte di pattuglia. Izzo e Guido furono arrestati l'indomani, Ghira non sarà mai catturato. Colasanti fu ricoverata in ospedale con ferite gravi e frattura del naso, guaribili in più di trenta giorni.
Seguì un lungo strascico giudiziario.
Ghira invece fuggì in Spagna e si arruolò nel Tercio (legione straniera spagnola) con il falso nome di Massimo Testa de Andres . All'estero fuggì anche Gianni Guido - a Buenos Aires - quando evase dal carcere di San Gimignano. Ghira morì nel 1994 e venne sepolto nel cimitero di Melilla sotto falso nome.
Nell'aprile 2005, nonostante la condanna pendente, il tribunale di Velletri ha accordato a Izzo la semilibertà, di cui il criminale ha approfittato per fare nuove vittime, violentando ed uccidendo a Mirabello Sannitico Carmela Limucciano e la figlia quattordicenne Valentina Maiorano, moglie e figlia di un pentito della Sacra Corona Unita che conobbe Izzo in carcere a Campobasso; questo nuovo fatto di sangue ha scatenato in Italia roventi polemiche sulla giustizia. Il 12 gennaio 2007 Izzo è stato condannato all'ergastolo per questo crimine.
Donatella Colasanti è morta il 30 dicembre 2005 a Roma per un tumore al seno, ancora duramente sconvolta per la violenza subita 30 anni prima; ella avrebbe voluto assistere al nuovo processo contro Izzo.
Indiscrezioni trapelate in seguito alla morte di Colasanti e della condanna di Izzo, supporrebbero quale movente un interesse economico, attraverso il coinvolgimento di un loro parente nell'omicidio, supposizione suffragata dall'apparentemente inspiegabile trasporto dei corpi delle vittime presso il quartiere di residenza dei tre aguzzini.
