Morgante (poema)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il Morgante è il poema più importante di Luigi Pulci.
Il poema, in 28 canti in ottave, è costituito di due parti: la prima, in 23 canti, edita nel 1478, segue la narrazione di un cantare popolaresco, l' Orlando, e giustifica meglio il titolo per la rilevante presenza del gigante dello stesso nome; la seconda, in 5 canti, apparsa nel 1483, si fonda su un altro poemetto, La Spagna, ed è incentrata sulla rotta di Roncisvalle.
Iniziato per sollecitazione di Lucrezia Tornabuoni e con l'intento di esaltare l'opera di Carlo Magno e dei suoi paladini, il poema dimentica ben presto l'impegno epico e segue la sinuosità di un narrare avventuroso, privo di un centro ideale, propria di un modello popolaresco, dentro il quale si proietta, con gusto ben altrimenti educato, l'estro comico e bizzarro di Pulci e soprattutto la sua inesauribile vivacità linguistica.
Indifferente, o comunque scarsamente commosso, da buon borghese fiorentino, per l'eroismo cristiano e cavalleresco dei tradizionali campioni della fede, Pulci è poeta rigido quando si sforza di essere serio (perciò la seconda parte è in un tono più blando); sa però ambientare e orchestrare situazioni di tono comico o dimesso col suo linguaggio allusivo e motteggiatore di impasto popolare.
Ma la sua vena burlesca si anima soprattutto a contatto con i personaggi prediletti: Morgante, gigante di proporzioni ma fanciullo di sentimenti, e Margutte, mezzo-gigante scaltro d'ingegno, spavalda incarnazione di un mondo furfantesco, irridente di ogni limite religioso e morale, divertita e originale creazione del poeta, ma anche raffigurazione estrosa del suo temperamento anticonformista e provocatorio.