Movimento Provincia di Pordenone Portogruaro
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Il Movimento Provincia di Pordenone Portogruaro è un movimento politico nato nel 24 gennaio del 1990 a Portogruaro. Ha come finalità la riunificazione del Mandamento di Portogruaro alla Regione Friuli Venezia Giulia e la costituzione della Provincia di Pordenone Portogruaro (vedi Questione dei confini regionali). Attuale Presidente è Robero Strumendo. Questo movimento politico va in quadrato nella questione friulanista che interessa da sessanta anni il Mandamento di Portogruaro, attualmente in Provincia di Venezia (Veneto).
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[modifica] I Referendum 1991/92
Tra il 1991 e il 1992, a fronte di una stasi politica sulla questione friulana , il Movimento promosse dei Referendum consultivi in otto comuni San Michele al Tagliamento, Teglio Veneto, Gruaro, Fossalta di Portogruaro, Cinto Caomaggiore, Pramaggiore, Annone Veneto e Concordia Sagittaria al fine di consultare direttamente la popolazione sulla riunificazione con il Friuli. Tali Referendum non vanno confusi con quelli prescritti dalla Legge sui Referendum e dall'articolo 132, comma secondo, poiché all'epoca la disciplina referendaria era formulata con aggravi di carattere burocratico che compromettevano fin dall'inizio la procedure di distacco-aggregazione. Si scelse di tenere i Referendum consultivi disciplinati dagli statuti comunali, garantendo così l'ufficialità del risultato. Come previsto dal Movimento, il risultato dei Referendum fu plebiscitario: la popolazione scelse il Friuli.
[modifica] Obiettivo: cambiare la Legge
Constata la volontà dei cittadini dei comuni interessati, uscendo così rafforzato, il Movimento intrappese la difficile strada della riunificazione col Friuli. In anzi tutto era necessario tenere i Referendum previsti dalla Costituzione e per arrivare a ciò era necessario cambiare la Legge sui Referendum. Tale Legge, infatti, prevedava che la delibera del Consiglio comunale richiedente il Referendum fosse corredata da tante delibere di comuni o province che rappresentassero almeno un terzo della popolazione della Regione da cui ci si intedeva staccare e un terzo della popolazione della Regione a cui ci si intendeva aggregare. Facile era raccogliere le delibere necessarie in Friuli, impossibile o quasi in Veneto. Si aggiungeva poi un interpretazione pretestuosa della medesima legge, affermando la necessità di tenere i Referendum in entrambe le Regioni coinvolte. Dal 1992 in poi il Movimento si impegna in molteplici incontri con Deputati, Senatori e rappresentanti della Regione Friulana al fine di provvedere alla modifica della suddetta legge. seguono diversi progetti di legge, la stessa Bicamerale presenziata da Massimo D'Alema si occupa della questione. Si propende per la semplificazione della normativa, ma a causa di scontri polici salta la stessa comissione con tutte le relative innovazioni proposte. Segue poi il Progetto di Legge dell'Onorevole friulano Fontanini, mirante alla modifica dell'articolo 42 della legge sui Referendum, togliendo l'obbligo di corredo di delibere e specificando che l'area interessata al Referendum è quella del comune interessato. Il Progetto di Legge trova tutti d'accordo (da destra a sinistra) e la Camera dei Deputati lo approva. In Senato l'ostacolo è maggiore. Il Senatore veneto Falcier, conoscendo le mire friulaniste del Portogruarese, vedendo il rischio di vedere modificato o addirittura soppresso il proprio Collegio elettorale e decadere il proprio progetto di Provincia del Veneto Orientale (progetto mai sottoposto a Referendum consultivi, poiché mal visto dalla maggioranza popolazione, che si era già espressa a favore del Friuli nel 1991) opera forti pressioni per bloccare l'iter legilativo: riuscendovi. È l'ennesimo tentativo del Movimento fallito. 2001, poco prima delle elezioni politiche il centrosinistra vara la modifica del quinto titolo della costituzione, con una sorpresa: viene modificato l'articolo 132, comma secondo, della Costituzione. La nuova formulazione dell'articolo è spartane ma chiara: per modificare i confini regionali è necessario un referendum tenuto solo nel comune interessato all'aggregazione e non si fa menzione di appesantimenti quale il corredo di delibere.
[modifica] 2004: La svolta
La nuova ed inaspettata formulazione dell'articolo 132 riaccende le speranze. L'apripista è il Comune di San Michele al Tagliamento. Varata la delibera prescritta dalla legge sui Referendum, viene presentata all'Ufficio Referendum della Cassazione la richiesta di Referendum senza il corredo di delibere ancora prescritte dalla legge ordinaria, che la respinge visto la mancaza della suddette delibere, al che segue l'opposizione da parte del Comune di San Michele che inoltra un ricorso: si va all Corte Costituzionale. Il Comune di San Michele al Tagliamento sostiene che l'articolo 42, comma secondo, è incotituzionale in virtù della nuova formulazione dell'articolo 132, comma secondo. Sentenza numero 352 del 2004: l'articolo 42, comma secondo della Legge sui referendum è incostituzionale, il corrdo di delibere non serve. In più la Corte afferma che il Referendum deve essere svolto solo nel Comune interessato. San Michele va a votare.