Polisportiva Partenope Rugby
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Denominazione società | Partenope Rugby | ||
Fondazione | 1951 | ||
Città | Napoli | ||
Presidente | Ugo Silvestri | ||
Allenatore | Annibale Fusco | ||
Capitano | Pasquale Piscopo | ||
Stadio | G.Leone di Pomigliano d'Arco | ||
Scudetti | 2 | ||
Coppa Italia | 0 | ||
Colori sociali | bianco-azzurro | ||
Maglie di gioco | Striscie orizzontali bianco-azzurre | ||
Sito ufficiale polisportiva | http://www.polisportivapartenope.it | ||
Sito ufficiale sez. Rugby | http://www.partenoperugby.it |
La Partenope Rugby è una società sportiva italiana di rugby della città di Napoli.
Indice |
[modifica] Storia
La Polisportiva Partenope fu fondata nel dicembre del 1951 e nell'anno successivo (campionato '52-'53) rilevò la Rugby Napoli, partecipando al campionato di serie B.
Salvatore De Luca, avvocato ed uno dei finanziatori della Rugby Napoli dopo la presidenza di Gioacchino Lauro (figlio del famoso «Comandante»), alla nascita della Polisportiva Partenope caldeggiò l'acquisizione della squadra di rugby.
In quell'anno la Rugby Napoli era retrocessa in serie B. La Polisportiva Partenope aderì alle richieste di De Luca e s’iscrisse al campionato di serie B, ma vi restò una sola stagione perché fu subito promossa. Allenatore dell'epoca era Guido D'Amato, che in precedenza era stato sulla panchina della Rugby Napoli. Gli successe Eros Cicognani e, in seguito, Pippo D'Angelo. In questi primi anni Cinquanta lo sport della palla ovale nella città di Napoli crebbe notevolmente.
Diversi i fattori che consentirono al rugby napoletano di assurgere alla notorietà nazionale, tanto da far parlare di «scuola partenopea»: dal campionato '53-'54 e sino a quello '60-'61 la Partenope ottenne dei buoni piazzamenti in serie A.
Contemporaneamente Italo Scodavolpe, un gigante triestino ex rugbista (grande seconda linea del Rugby Napoli), dipendente dell'Enel, conquistò nel '57-'58 e nel '60-'61 la Coppa Cicogna, vale a dire il titolo italiano giovanile.
A ciò bisogna aggiungere che erano nati, grazie ad un grande ed appassionato dirigente sportivo quale Camillo Pasolini, i campionati studenteschi, in collaborazione con il Provveditorato agli Studi di Napoli. La manifestazione fu un successo. Dal Gianbattista Vico, dal Genovesi, dal Mercalli e dal Garibaldi, tutte storiche scuole napoletane, giunsero sui campi numerosissimi atleti in erba e un considerevole numero di questi, poi, approdò alla prima squadra, contribuendo ai suoi successi.Tra questi nuovi atleti,molti di assoluto valore che contribuiranno a fare la storia del rugby napoletano, come Ugo Silvestri, Sandro Gelormini, Michele Carlotto che, in seguito diventeranno le colonne portanti della prima squadra, spiccava Ugo Gargiulo, un'ala trequarti di 1.85 per 80kg, in anticipo con i tempi e assolutamente inusuale per l'epoca, che prevedeva ali piccole e sguscianti. D'altra parte, quello passava il convento... Subito adocchiato dall'Ing. Camillo Pasolini, fu immediatamente tesserato per la Partenope Rugby, soffiandolo al Cus Napoli. Grazie alla velocità di base,alle sue eccezionali doti fisiche che gli permettevano di perforare le difese avversarie, Gargiulo fu subito aggregato alla prima squadra, sotto la guida esperta del Maestro Elio Fusco, mitico mediano di mischia, più volte nazionale italiano. Dopo poche settimane, esordì in prima squadra nella partita Partenope-Treviso, nella quale, con una finta a rientrare, messo a sedere Troncon, allora centro-trequarti della nazionale italiana, andò in meta con una galoppata travolgente. Con Ugo Silvestri, Sandro Gelormini, Vincenzo Trapanese, "Rafele" D'Orazio, Franco "Ciccio" Ascantini, i due fratelli DeGiovanni e Gaetano Vellecco, detto "Il poeta", formava il gruppo de " I senzapaura ", ovvero, "luàteve 'a 'nnanze ca ve facite male..." Diventato titolare fisso,Gargiulo fu anche chiamato a far parte della nazionale militare, per contrastare la prepotenza fisica dell'ala francese Dupuis. Nei tre anni seguenti, per meglio sfruttarne le caratteristiche atletiche, Elio Fusco lo inventò brillante secondo centro, con "Ciccillo" Esposito a primo. Frenato per qualche mese da una frattura al malleolo del piede sinistro rimediata a Treviso, e da una laboriosa rieducazione, dovette ricorrere alle mani magiche del massaggiatore del Napoli Calcio, Michelangelo Beato il quale, dopo avere esclamato " Guagliò, tu tieni'a musculatura 'e 'nu cavallo..", si mise all'opera e risolse il problema in brevissimo tempo. Gargiulo giocò anche come terza linea centro e ala, su suggerimento dell'allora tecnico della nazionale italiana, il francese.......... La potente muscolatura delle sue gambe, opportunamente messa in risalto da olio canforato e opportunamente fotografata, servì poi a Franco "Ciccio" Ascantini come supporto cartaceo per la discussione della propria tesi di laurea all'ISEF.... Se avesse continuato, Gargiulo avrebbe potuto dare molto al rugby napoletano ed italiano, ma scelse di fare il pilota militare ed entrò all'accademia aeronautica. Conseguito il brevetto di pilota, ritornò a giocare ed esordì nel torneo internazionale con lo Steaua Bucarest, segnando due mete e finendo espulso insieme al suo dirimpettaio per reciproche scorrettezze, leggi placcaggio in ritardo da parte del rumeno, bilanciato da Gargiulo con un destro al mento di compensazione... Nel 1965, si trasferì definitivamente a Roma per lavoro, nel campo dell'aviazione civile, e smise di giocare.
Purtroppo nella stagione ’61-‘62 accadde un fatto gravissimo: la morte di uno studente sul campo dello stadio Albricci. Nel corso di una partita, Aldo Tatangelo, dell'Alessandro Volta, mentre si trovava fuori dal rettangolo di gioco, scivolò e batté la testa sul cordolo della pista di atletica leggera. Furono sospesi i campionati studenteschi per lungo tempo, anche se il rugby, come detto, non c’entrava per niente.
Dopo il quarto posto ottenuto in serie A nella stagione '60-'61 la Partenope cambiò guida tecnica. Da Pippo D'Angelo la panchina passò ad Elio Fusco, valoroso mediano di mischia. Fu un momento storico per il rugby napoletano, che iniziò a raccogliere quanto in precedenza era stato seminato. In più Elio Fusco fu portatore di idee innovative che consentirono alla squadra biancoceleste di esprimere un rugby spettacolare, ma anche molto concreto. Tutto ciò permise alla Partenope di ottenere nel campionato '61-'62 il quinto posto e in quello successivo un ottimo terzo posto.
Nel '62-'63 Italo Scodavolpe (chiamato «papà» dai suoi ragazzi) ottenne il terzo titolo italiano giovanile (il secondo consecutivo) con questa formazione: Pagano, Nespoli, Leopardo, Silvestri, Fiore, Donatiello, Malagoli, Mocerino, D'Antonio, Campagna, Siano, Fiorito, Boscaino Luciano, Grieco e Battista. Massaggiatore Giuseppe (Peppino) Cuomo, soprannominato «spugna d'oro» per i suoi interventi con la spugna intrisa di acqua gelata, che avevano la capacità di far resuscitare gli infortunati. Peppino era uno dei custodi della Polisportiva Partenope e divenne massaggiatore della sezione rugby, così come Giovanni Davide nel basket, mentre Giovanni Taranto si interessava della segreteria. A Peppino erano affidate anche le maglie e i calzoncini che provvedeva a lavare e stirare. Altro personaggio di quell'epoca era Luigi Nespoli, un giocatore che non brillava per valore tecnico, ma che era dotato di una grande passione e di una leggera vena di estrosità o “pazzia”, caratteristica della maggioranza dei giocatori di rugby. Quando smise di giocare per dedicarsi pienamente all'insegnamento (storia e filosofia) fondò il rugby femminile (ancora oggi si disputa un regolare campionato nazionale) e poi, quando fu trasferito a Prato quale preside di un liceo, formò una squadra di rugby toscana. In questa sua esperienza convolse genitori e anche studenti con problemi di autismo ottenendo lusinghieri successi di reinserimento di questi ragazzi e il suo nome divenne famoso in Italia. La sua filosofia era «Rugby: scuola di vita». Nespoli scrisse un libro sul rugby e questo sarebbe normale, ma lo fece in versi, esattamente 4000 versi.
Il campionato '63-'64 è nella memoria di tutti gli appassionati. Poteva essere il primo scudetto invece.... La rosa dei giocatori era formata dal fortissimo Ugo Silvestri, pilone e tallonatore inarrivabile,Marcello Martone " 'o dottore", Claudio Rodà, Vittorio Ambron, ala trequarti di classe sopraffina(giocò anche a calcio in serie C con la Cirio, poi Internapoli), più volte nazionale, Luigi Esposito detto "Ciccillo" , Michele Carlotto,ala trequarti veloce,compatta,molto incisiva, Erasmo (Mimì) Augeri ed Elio Fusco,coppia di classe sopraffina, motore e cervello della squadra, più volte nazionali, Raffaele D'Orazio,una furia scatenata in campo, degno predecessore di Mauro Bergamasco, nazionale, Nello Raffin, Vincenzo Trapanese,classe,cuore e potenza fisica, più volte nazionale, Paolo Grandoni, Alfredo De Giovanni, Ugo Silvestri, gran combattente, grande cuore, mai domo, sempre pronto a sostenere il compagno in difficoltà, molto temuto dagli avversari, più volte nazionale anche lui, Sandro Gelormini,attuale presidente della Polisportiva Partenope, nonché della stessa squadra di rugby, nazionale, grande seconda linea, potente e veloce nonostante la stazza notevole, faccia da bravo ragazzo ma grande cattiveria agonistica in campo, un Bortolami ante-litteram, Ugo ( Cavallo Pazzo )Gargiulo, di cui abbiamo già parlato, Francesco (Ciccio) Ascantini, pilone forte e determinato, forza fisica e velocità da vendere, attualmente nei quadri direttivi della FIR, Franco Tagle, tallonatore dai grandi mezzi fisici e tecnici, Gaetano Vellecco,detto il poeta, dispensatore di verità in pillole, delle quali i compagni di squadra avrebbero fatto volentieri a meno..., pilone veloce e determinato, gran combattente, Nino Perrino, Antonio Bellastella, Gennaro De Falco, Giuseppe (Peppe) Trignano, Errico De Giovanni, immensa seconda linea, con il fratello Alfredo, una vera forza della natura, potente e inarrestabile quando lanciato, una sicurezza per i compagni più giovani, che difendeva da eventuali soprusi avversari, Eugenio Russo. Quell'anno i risultati non furono sempre di grande livello, eclatante fu la vittoria sull'imbattuta Parma e nella prima di ritorno sul Petrarca, travolto con il risultato di 20-3. Poi giunse la sconfitta in casa ad opera delle Fiamme Oro Padova per 9-0. Con la vittoria casalinga su L'Aquila (6-0) la Partenope conquistò il secondo posto in classifica. In quella storica partita erano assenti Vittorio Ambron e Marcello Martone e il grande Elio Fusco era in campo con una spalla lussata. Debuttò, si fa per dire, Ugo Corvino dopo molti anni di assenza dai campi di gioco (aveva 40 anni) e segnò un magnifico drop. Franco Ascantini aumentò il bottino con una meta non trasformata. Vittoria sugli abruzzesi e secondo posto a due giornate dal termine del campionato. Un solo punto di distacco dalla capolista Parma seguita dal Rovigo. Era un momento favorevole per la scalata al titolo italiano. Nella penultima giornata vinsero Parma e Rovigo, ma la Partenope non fu da meno e batté l'Amatori Milano per 14-11. Venne espulso Vittorio Ambron, la stella della Partenope, per fallo di reazione. Squalifica per l'ala tre quarti che non poté essere presente nell'ultima di campionato quando la Partenope, in trasferta al Tardini, si giocò lo scudetto contro la capolista Parma. Ad ala tre quarti, al posto di Ambron, entrò Rodolfo Siano. Vinse il Parma per 9-3. Sfumò il tricolore che sembrava ormai appartenere ai biancocelesti. Al termine di quella partita negli spogliatoi, nel silenzio generale, la maggior parte dei giocatori pianse.
Nella stagione successiva la squadra apparve più matura ed il gioco più concreto. La Partenope vinceva e nel contempo dava spettacolo. Era il momento del rugby-champagne. L'innesto dei giovani giocatori, fortissimi e determinati, come Silvestri, Gelormini, Carlotto, Gargiulo, Siano, nel tessuto della vecchia squadra aveva pagato.Gioco alla mano, apertura sui trequarti già nei propri 22 metri, giocate veloci e imprevedibili. Gli stessi giocatori si divertivano, nello spogliatoio regnava un clima di grande amicizia, cosa che purtroppo poi scomparirà per far largo ad incomprensioni e a litigi. Era successo che, contrariamente a quanto accade in genere, ovvero l'esplosione di un singolo giocatore, il destino aveva voluto che, per assoluta coincidenza,un gran numero di giocatori fortissimi si fossero trovati a giocare insieme nello stesso momento. Era il seme del lavoro di Camillo Pasolini e Pippo D'Angelo che dava frutti, la squadra era cresciuta e dettava legge nel campionato italiano, scrivendo pagine indimenticabili in un ideale " Manuale del rugby ", con giocate di classe sopraffina. E' stato un caso irripetibile, e infatti non si è più ripetuto... Nonostante l'impegno di molti, lentamente e fatalmente, la grande squadra è andata via via indebolendosi , fino a dissolversi. Nel disinteresse generale, il rugby, a Napoli, era praticamente morto. Ma la scintilla dell'amore verso il rugby era ancora presente nel cuore di qualche "ragazzo" di quella squadra da favola, ed essa si celava nella mente e nel cuore di Sandro Gelormini che, scommettendo con sè stesso, decideva di riportare in vita il rugby napoletano. Rimboccatosi le maniche, e diventato presidente della squadra, con impegno costante e assolutamente disinteressato, tra mille difficoltà, e senza l'aiuto di chi avrebbe potuto aiutarlo nell'impresa, Sandro ha riportato il rugby a Napoli. Certo, non è ancora, e forse non lo sarà mai, la squadra dello scudetto, ma l'importante era riprendere la posizione verticale e rimanere in piedi da soli, e l'obiettivo è stato raggiunto. Ora bisogna proseguire nell'opera, sperando in un'altra felice coincidenza. D'altronde, i sogni esistono perché poi, il giorno dopo possano diventare realtà, o no? E chi ci impedisce di sognare, specialmente a Napoli?? 'E visto maje ca cu na botta 'e mazzo.. Dopo i primi mesi di quel campionato 1964-65 la Partenope lasciò lo stadio militare Generale Albricci per tornare sul campo vomerese dello stadio Collana.
Era il 31 gennaio, la Partenope incontrava, nella seconda giornata di ritorno, l'Italsider Genova (nelle file liguri giocava a terza linea Marco Bollesan) che batté per 38-8, riconquistando il comando della classifica. Gli spalti del Collana fecero registrare circa 4000 spettatori paganti. La rosa dei giocatori si era ampliata con l'inserimento del londinese Philip Lalic e Cane. Mentre la squadra otteneva risultati incoraggianti, la società aveva problemi economici consistenti, tali da mettere a rischio la continuazione del campionato.
Il giornale Roma lanciò una sottoscrizione (fu raccolta la cifra di 1.200.500 lire) e il «caso» di questa squadra assurse alla notorietà nazionale non solo sportiva. La Domenica del Corriere le dedicò la copertina con un disegno firmato da Walter Molino. Fusco e compagni furono ospitati in tv da Enzo Tortora alla Domenica Sportiva. Dopo tanta bagarre tornò la calma e la serenità tra società e giocatori.
Il 2 maggio del 1965 si giocò la penultima di campionato, in trasferta sul «famigerato» campo del Frascati, contro il quindici dei colli romani. Fu una vera battaglia in campo e sugli spalti. Erano presenti fidanzate e mogli dei giocatori napoletani che divennero bersaglio di sputi e oggetti. Sulle tribune erano presenti gli atleti della Roma che avevano gareggiato la mattina alle 11. I capitolini erano direttamente interessati perché ad un solo punto dalla Partenope e nell'ultima giornata avrebbero affrontato proprio i napoletani allo stadio Collana. Sul punteggio di 3-0 in favore della Partenope, dopo un calcio piazzato di Marcello Martone, l'arbitro Tognetti di Monza chiuse la partita con 15 minuti di anticipo per incidenti in campo. Con una pietra era stato ferito alla testa Martone, che fu costretto a ricorrere alle cure mediche in ospedale insieme a Rino Carbone e Peppe Trignano, anche loro infortunati. La squadra abbandonò il terreno di gioco e, insieme a Nino Perrino, che non aveva giocato a causa di una frattura alla gamba destra, salì sul pullman della società, riuscendo a fuggire attraverso i campi. Una pagina che di sport non aveva nulla. La commissione giudicante della federazione dette la vittoria alla Partenope, ma solo dopo che era stata giocata l'ultima giornata. Nell'incontro decisivo per l'assegnazione dello scudetto (non era ancora nota la decisione sull'incontro Frascati-Partenope), nell’ultima di campionato, la Partenope dinanzi a circa 12000 spettatori batté la Roma 14-3 e divenne campione d'Italia.
Dopo l'euforia del tricolore riaffiorarono i dissidi tra la squadra e la società, sempre per motivi economici. L'allora presidente della Polisportiva Partenope, Stefano Riccio, scrisse una lettera al Comandante Lauro per ottenere un aiuto economico e quindi il sostegno degli sport «poveri». Il bilancio dell'intera Polisportiva era di 35 milioni e alla sezione rugby occorrevano, per svolgere l'intera attività, circa 12 milioni.
Intanto la squadra giovanile, allenata da Italo Scodavolpe, conquistò il titolo italiano di categoria nel 1964, 1968 e 1969. La prima squadra perse per 6-8, al Giuriati, dall'Amatori Milano (dopo la sconfitta con la GBC Milano): era la sesta giornata del campionato 1965-66 e al comando della classifica c’era il Petrarca con 10 punti, seguito dalla coppia Partenope-Parma a due lunghezze. Alla nona giornata, a Napoli, fu scontro diretto tra Partenope e Petrarca. Vinsero i padroni di casa per 11-6 e tornarono al comando della classifica. Il girone di ritorno vide la Partenope sempre in testa, seguita, come sempre, dalla Roma Il vantaggio di Martone e compagni fu prima di 3 punti, poi 2 ed infine solo 1. La rosa dei giocatori era la stessa dell'anno precedente, arricchita da Marco Bollesan, dipendente dell'Italsider Genova, trasferito nello stabilimento di Bagnoli, schierato a centro terza linea. Il secondo scudetto fu vinto, sempre all'ultima giornata, a Roma, allo Stadio Flaminio dove 8000 tifosi, di cui 3000 napoletani, fecero da cornice all'incontro. Vittoria della Partenope per 9-0, con la Roma intenta a provocare gli avversari ed a cercare lo scontro fisico, non riuscendo a prevale sul piano tecnico. Famosa la foto di Elio Fusco senza due denti, a causa di un pugno ricevuto da un avanti capitolino, che con un largo sorriso rispondeva alle provocazioni. Fu uno scudetto sofferto, più difficile da ottenere perché non vi fu più l'elemento sorpresa e perché il clima all'interno della squadra non era più idilliaco come prima.
Il campionato 1966-67 segna l'inizio della discordia tra i giocatori e la società.
Dopo innumerevoli riunioni la crisi si risolse e Marcello Martone restò come responsabile della sezione con l'impegno della dirigenza della Polisportiva di coprire economicamente l'intero costo dell'attività rugbistica. La squadra era la stessa che aveva conquistato il secondo scudetto e si muoveva con autorevolezza sui campi d'Italia. Dopo un girone d'andata quasi sempre al comando della classifica, nella terza giornata di ritorno fu raggiunta dalle Fiamme Oro Padova, dopo un pareggio esterno (0-0) contro il Rovigo. La Partenope, tra mille polemiche, terminerà il campionato al quinto posto, polemiche alimentate anche da personaggi che, dopo le vittorie, si erano avvicinati alla squadra. Nel campionato successivo andò via Marcello Martone, ufficialmente perché non voleva indossare la maglia dello sponsor, in realtà per il dissenso con alcuni compagni. Con lui lasciarono la Partenope Carlotta, Augeri e Vellecco che approdarono al Cus Napoli, allenato da Pietro Bellastella.
Il 18 settembre 1967, era un lunedì, venne firmato l'abbinamento tra Partenope ed Ignis. La squadra si trovò con 9 giocatori in meno, anche perché partirono per il servizio militare Vittorio Ambron e Rodolfo Siano.
Nell'anno successivo altre defezioni: lasciarono Bollesan, Enrico De Giovanni e De Falco.
Nonostante la squadra avesse cambiato volto nei due anni di abbinamento con l'Ignis (‘67-‘68 e ‘68-‘69) la Partenope si classificò in entrambe le occasioni al quarto posto. A conclusione di questi due campionati l'intera sezione rugby passò al Cus Napoli che rilevò anche il titolo di A e per questo motivo si iscrisse al campionato ‘69-‘70 con il nome Cus Napoli-Partenope. Da quel momento scomparve dalla Polisportiva di Parco del Castello lo sport della palla ovale e il nome Partenope nei campionati nazionali. In soli 5 anni si era passati dalla conquista del tricolore alla chiusura della sezione.
Col campionato di C/1 1979-80 riapparve il nome Partenope. La gloriosa Polisportiva riprese il cammino nello sport della palla ovale e lo fece con umiltà e con i giovani. In questa nuova avventura, che vide in qualità di promotore di tutto il movimento Sandro Gelormini (nel tempo sarà poi presidente della sezione rugby, segretario generale della Polisportiva ed infine Presidente), si affiancò alla Partenope uno sponsor napoletano, la Clif, azienda di abbigliamento sportivo. La squadra era composta da: Gaetano Telese, Esposito, Guida, Minopoli, Spinosa, Sgueglia, Lanna, Capozzoli, Michele Salierno, Salvo D'Orazio (oggi presidente della sezione rugby), Gargano, Cappuccio, Punzo, Ascione (oggi c.t. della nazionale italiana Under 18), Cuofano, Belardo, Marchetti e Franco Salierno. Le basi erano buone e il quindici biancoceleste nel secondo anno di C/1 ottenne la promozione con una giornata di anticipo, battendo in trasferta il Colleferro per 3-0 grazie ad un calcio piazzato di Guida.
Alla formazione poche righe prima trascritta si aggiunsero Amato, Di Lauro, Iorio, Murano, Messina, Perna e Giudiceandrea. Nel primo anno della serie cadetti, sempre abbinato al marchio Clif, la Partenope ebbe in panchina come tecnico Guido Guida. Quello fu l'anno del derby cittadino tra Partenope e Forze Armate. Le Forze Armate avevano il loro quartier generale allo stadio Albricci. Allenatore era Rodolfo Siano che aveva optato per la vita militare; al suo fianco operava Elio Fusco che in quel periodo era l'allenatore della nazionale militare. Fu un derby familiare. Sia nella gara d'andata (6-9) che in quella di ritorno (18-8) vinsero i militari. Nonostante queste sconfitte la Partenope «rischiò» di essere promossa in serie A. La classifica del girone finale vide i biancocelesti terzi, mentre fu promossa la Roma.
Nella stagione '83-'84 dopo 5 giornate di campionato la Clif Partenope era a 0 punti e fu deciso il cambio tecnico della panchina, sollevando dall'incarico Guida e richiamando Elio Fusco. Era un momento di grande confusione, con giocatori che venivano da altre società ed altri che preferivano abbandonare la Partenope. Non vi era stabilità e questo portò la squadra di nuovo in C/1, ma bastò un solo anno di purgatorio e, a conclusione del campionato '84-'85, fu ancora promozione in serie B. Si lavorò per far tornare nel giro delle grandi la Partenope, ma la strada era lastricata di difficioltà: mancanza d'impianti per allenarsi e per giocare, assenza di sponsor.
L'anno dopo vi furono buone possibilità per ritornare in A/2, ma alla penultima di campionato, a Padova, contro il Cus la Partenope fu sconfitta per 21-0. Sfumò così la promozione.
Nel campionato ‘86-’87, allo stadio Collana, dopo quattro anni di assenza, tornò il derby cittadino: Partenope-Interforze. Le due gare furono vinte dai biancocelesti: 13-12 all'andata e 6-3 al ritorno. Si ritrovarono dopo vent'anni, sempre come avversari, Elio Fusco e Franco Cioni, due protagonisti del campionato ‘65-‘66 (secondo scudetto napoletano), il primo nelle file della Partenope e l'altro in quelle dell'Olimpic 52 Roma. In quella stagione ‘86-‘87 Fusco era sulla panchina della Partenope e Cioni su quella della Lazio. Per la cronaca la Partenope vinse per 24-19. A mediano di mischia di nuovo un Fusco: debuttò nel ruolo che fu del padre Annibale Rugby (così è iscritto all'anagrafe) Fusco.
Il 7 maggio 1989: dopo 24 anni dal primo scudetto e 7 anni di assenza dalla serie A, la Partenope tornò ad essere presente nel rugby che conta. Promozione conquistata con una giornata d'anticipo. Nell'ultima di campionato, a promozione già matematica, al Collana i padroni di casa pareggiarono 9-9 con il Bologna, raggiungendo in classifica quota 34, seguiti dalla Lazio con 32 punti. Gli autori della promozione: Ascione, Marchetti, Amato, Salvo D'Orazio, Gabriele e Mario Gargano, Di Grazia, Antonio Sorrentino, Sessa, Mele, Alfredo e Pasquale Giordano, Alessandro, Luigi, Annibale e Lorenzo Fusco, Giuliano, Antonio Ammendola, Michele Catania, Scopano, Franco Manna, Crasto, Giardina, Fiore, Viviani, Marigliano, Manselli, Caccuri, Fermariello, Lucia, Contemi, Bauduin, Scognamiglio, Marais Rayan. Allenatore Elio Fusco.
Nel primo anno di A/2 la Partenope conquistò l'accesso ai play-off per la promozione in A/1 ed affrontò l'Amatori Catania. Fu sconfitta. Anche nel campionato ‘90-‘91 la Partenope, abbinata con l'Original Marines dei fratelli Cimmino, conquistò i play-off e nello spareggio per la promozione contro il Delicius Parma, come era accaduto l'anno precedente contro il quindici siciliano, vinse la gara interna e perse quella esterna e per differenza punti non fu promossa. Prima di giungere ai giorni nostri la società di Parco del Castello dovrà ancora conoscere una retrocessione (campionato ‘97-‘98) e una promozione (‘99-‘00). Oggi la Partenope è in A e punta ed essere protagonista con la segreta speranza di raggiungere il campionato d'Eccellenza Top 10, così chiamato perché ragruppa le migliori società italiane.
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