Praetexta
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La Praetexta (fabula praetexta) è il nome usato nella letteratura latina per la tragedia di argomento romano, in opposizione a fabula crepidata o fabula cothurnata, cioè la tragedia di argomento greco, spesso una traduzione delle opere di Eschilo, Sofocle, Euripide. Deriva il suo nome dalla toga praetexta, cioè listata di porpora, che veniva indossata da adolescenti, magistrati e sacerdoti. Si trattava quindi di un capo di vestiario precipuamente romano.
La Pretexta, dramma storico nazionale, è stata inventata da Gneo Nevio (269? - 204 a.C.), il secondo drammaturgo romano, peraltro di origini italiche, autore anche del primo poema epico romano Bellum poenicum. Delle sue opere restano solo frammenti e il ricordo del suo litigio con la famiglia dei Metelli e poi addirittura con Scipione l' Africano, per cui dovette lasciare Roma e stabilirsi ad Utica dove morì probabilmente nel 204 a.C.. Clastidium e Romulus o Alimonium Romuli et Remi sono i titoli superstiti delle sue Pretextae, conservateci in frammenti.
L'unica Praetexta giunta intatta sino a noi è Octavia, tradizionalmente attribuita a Seneca, ma probabilmente opera di un tardo imitatore. Inoltre abbiamo frammenti di opere composte da Quinto Ennio (Ambracia, Sabinae, Hedyphagetica, Protrepticus, Saturae, Scipio, Sota) , Marco Pacuvio (Paullus), Lucio Accio (Brutus e Decius vel Aeneadae) e Pomponio Secundo, cui qualcuno attribuisce l'Octavia