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Prototipazione rapida - Wikipedia

Prototipazione rapida

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Indice

La prototipazione rapida è un insieme di tecniche volte a realizzare il cosiddetto prototipo. Indipendentemente da come lo si realizza, per prototipo si intende “il primo elemento della serie”. Questi può essere concettuale, funzionale, tecnico o di preserie, ed in ogni caso può svolgere funzioni differenti nell'azienda: può servire per valutare costi, tempi di ciclo, risposta del mercato e così via.

[modifica] Descrizione

Figura 1: Modello ligneo della basiica di S. Pietro in Scala 1:100
Figura 1: Modello ligneo della basiica di S. Pietro in Scala 1:100

Il prototipo non è una necessità avvertita solo dalle moderne aziende, anzi il ricorso al prototipo è un'esigenza sentita sin dall'antichità quando ci si poteva affidare solo a carta e attrezzi da disegno, per cui la realizzazione del prototipo permetteva di effettuare importanti osservazioni sul progetto in corso. I materiali e le tecniche con cui i prototipi si realizzano sono diversi e, ricorrendo a tecniche tradizionali, la loro costruzione è affidata ad artigiani o modellisti. In questo caso ci troviamo di fronte ad una difficoltà incompatibile con le esigenze odierne della competizione globale: la diminuzione dei costi e dei tempi di realizzazione.

Mentre negli scenari competitivi è ampiamente sopportabile un aumento dei costi di sviluppo, sicuramente non è accettabile un ritardo per l'immissione sul mercato di un dato prodotto. Infatti un ritardo di pochi mesi può causare una perdita sugli utili anche del 30%, mentre un aumento dei costi di sviluppo, anche del 50%, è ampiamente sopportabile per le imprese[1].

Per quanto premesso sono stati messi a punto processi con l'obbiettivo di ridurre sia i costi di realizzazione che i tempi di costruzione del prototipo stesso; queste tecniche vengono definite Rapid Prototyping o Prototipazione Rapida. Lo sviluppo delle prime macchine RP è dovuto a Charles W. Hull che per primo realizzò una macchina di tipo SLA-1 (StereoLitographic Apparatus). Successivamente gli studi sono avanzati così da giungere a generazioni successive della SLA e messa a punto di tecnologie differenti quali LOM (Laminated Object Manufactoring), SLS (Selective Laser Sintering), FDM (Fused Deposition Modeling). Anche lo scenario d'impiego è cambiato in quanto lo sviluppo di queste macchine non è più affidato alla collaborazione con grosse aziende o centri di ricerca, ma soprattutto grazie alla diffusione nelle piccole e medie imprese, imputabile alla sensibile diminuzione dei costi di queste tecnologie.

La prototipazione rapida si differenzia dalle tecniche tradizionali di lavorazioni meccaniche in quanto queste ultime operano per asportazione di materiale, ossia ottengono la forma voluta da un blocco all'interno della quale essa già esiste (una sorta di “Michelangelo” tecnologico), le tecniche RP operano con il concetto inverso ossia per addizione di materiale con la possibilità di poter ottenere forme anche molto complesse, impossibili da realizzare con le lavorazioni tradizionali.

[modifica] Classificazione delle tecniche RP

La prototipazione è una tecnica piuttosto recente, ma anche se giovane si può tranquillamente affermare che i materiali e le macchine evolvono continuamente. Ogni casa costruttrice ha sviluppato e continua a sviluppare una propria tecnica con l'impiego di materiali molto differenti tra loro. Infatti la classificazione principale delle tecniche RP è sulla natura dei materiali impiegati (vedi Figura seguente), principalmente sul diverso stato dei materiali impiegati, in particolare Polveri, Liquidi, Solidi. Oggi l'impiego di polveri sta assumendo sempre maggiore importanza, poiché teoricamente la macchina può rimanere la stessa e, cambiando il tipo di polvere, si possono ottenere oggetti con caratteristiche differenti, sia estetiche sia meccaniche.

Figura 2:Classificazione delle tecniche RP
Figura 2:Classificazione delle tecniche RP

Oltre alle polveri, che possono essere ad un componente o due componenti per la presenza di un legante, ci sono tecniche che si basano su liquidi, costituiti sostanzialmente da resine che vengono fatte polimerizzare, e infine l'uso di materiali solidi quali fili o fogli speciali di carta.

[modifica] Le fasi della RP

La prototipazione rapida, la si può paragonare alla operazione di stampa di un testo, solo un po' più complicata. In dettaglio le fasi che portano alla realizzazione del prototipo sono le seguenti (Confronta figura successiva):

  • Fase UNO: Creazione del file STL;
  • Fase DUE: Gestione del file STL;
  • Fase TRE: Costruzione del prototipo "Layer by Layer";
  • Fase QUATTRO: Post Trattamenti.
 Figura 3: Fasi della RP
Figura 3: Fasi della RP

[modifica] Fase UNO:Creazione del file STL

Si può affermare che questa è una fase preliminare alla prototipazione vera e propria e consistente nella generazione del file STL e sua verifica; il file STL è una descrizione dell'oggetto tramite le superfici che lo compongono ed in pratica le superfici del pezzo vengono meshate con elementi triangolari (Figura 4 e Figura 5) e il numero di questi triangoli è tanto maggiore quanto meglio si vuole approssimare la superficie (Figura 5). STL è acronimo di Standard Triangulation Language To Layer ed inizialmente è stato sviluppato dalla 3D System, ma attualmente è lo standard accettato da quasi tutti i sistemi di prototipazione rapida in commercio.

Figura 4: Mesh di un cubo
Figura 4: Mesh di un cubo
Figura 5: Miglioramento dell'approssimazione
Figura 5: Miglioramento dell'approssimazione

La fase di generazione del file STL si può scomporre in due sotto-processi; in particolare la prima sotto-fase impegna l'intelletto del progettista e consiste nel realizzare il modello matematico, esclusivamente in ambiente CAD, partendo da due strade ben distinte e precisamente:

  • Mediante l'ausilio integrale di software CAD
  • Mediante l'impiego di tecniche di Reverse Engineering

La prima delle due precedenti è la strada che si percorre quando si realizza un prodotto che si ha già in mente e che si vuole mettere nero su bianco, oppure si deve procedere alla modifica di un prodotto esistente di cui si ha già il modello matematico. La seconda strada è indicata quando non si dispone o non esiste il modello matematico e si procede, mediante tecniche di Ingegneria Inversa (Reverse Engineering), ossia mediante appositi strumenti si scansiona la superficie dell'oggetto di cui si vuole il modello CAD. Questi restituiscono un certo numero di punti appartenenti alle superfici scansionate, punti che in gergo si individuano con il nome "nuvola di punti". La nuvola viene elaborata tramite CAD o software dedicati per ottenere il modello matematico tridimensionale.

La seconda sotto-fase della fase UNO consiste nel realizzare il file di estensione .STL (Standard Triangulation Language) mediante apposite utility di esportazione o direttamente dal CAD qualora questa utility sia integrata oppure si deve prima salvare in un formato intermedio (Iges, Acis-Sat) e poi con software dedicato realizzare l'STL. Bisogna fare attenzione a non effettuare troppi passaggi prima di arrivare all'STL per evitare un deterioramento eccessivo della matematica del modello.

[modifica] Fase DUE: Gestione del file STL

Una volta generato il file STL si deve verificare che sia esente da errori. Il controllo si fa attraverso software dedicati, come il Magic RP della Materialise, mediante i quali oltre ad individuare e correggere gli errori presenti, si possono progettare i supporti per le parti a sbalzo, orientare gli oggetti (operazione che può influenzare fortemente il risultato finale), modificarli ed eseguire lo slicing, cioè generare le “fette” che sovrapposte le une alle altre daranno vita al solido finale. Lo slicing è una operazione critica perché determina le caratteristiche superficiali dell'oggetto finito. Questa operazione può essere di tipo uniforme oppure adattativo quando lo spessore delle slice è variabile e lo si sceglie in funzione della curvatura della superficie al fine di adattare meglio la geometria finale, riducendo l'effetto staircase. Una descrizione più specifica sarà presentata più avanti.

Figura 6: Schema di gestione del file STL
Figura 6: Schema di gestione del file STL

[modifica] Fase TRE: Costruzione del prototipo "Layer by Layer"

Consta nell'inviare alla macchina il file STL o le slices, a secondo del modello di prototipatrice, e procedere con la deposizione del materiale strato per strato fino ad arrivare all'oggetto finale. Questa fase può durare alcune ore in funzione delle dimensioni dell'oggetto in particolare dell'altezza, pertanto un'accurata scelta dell'orientazione è importante sia per la finitura superficiale sia per ridurre i tempi macchina.

[modifica] Fase QUATTRO: Post Trattamenti

Sono operazioni manuali il cui scopo è togliere l'oggetto stampato dalla macchina e liberarlo dal supporto o dal materiale in eccesso ed eventualmente operare ulteriori finiture. Queste possono essere semplici, nel caso in cui si tratta di rimuovere il prototipo dalle polveri in eccesso, o leggermente più complicate, come nel caso della tecnica PolyJET, dove si ricorre ad un'idropulitrice che rimuove il liquido di supporto. In altri casi si può procedere ad un miglioramento delle superfici ricorrendo a trattamenti superficiali quali l'impiego di carta vetro o verniciatura.

[modifica] Problematiche della RP

Come ogni attività anche la RP è soggetta ad alcune problematiche che influenzano il risultato finale, pertanto un'attenta analisi preliminare e una corretta applicazione delle metodologie derivanti da queste analisi aiuta a diminuire di molto gli inconvenienti che potrebbero verificarsi.

[modifica] Problematiche di generazione del STL

La prima problematica che interviene è quella legata alla generazione del file STL, dato che un eccesso di errori presenti in esso può deteriorare a tal punto la rappresentazione dell'oggetto che il risultato finale è tale da non consentire l'utilizzo del prototipo. Gli errori più comuni e le cause che li generano sono:

  • Discontinuità del verso della normale dei tringoli; I triangoli presentano differente orientazione che genera rugosità superficiale sul pezzo finito. Si è appurato che questo problema si presenta quando il pezzo occupa contemporaneamente più quadranti e il software non gestisce questo bug.
  • Overlapping dei triangoli: alcuni triangoli risultano parzialmente o completamente sovrapposti. Questo genere di incongruenza si presenta maggiormente quando si uso di operazioni booleane.
  • Holes: I software preposti alla generazione dell'STL non sono in grado di gestire correttamente le operazioni booleane e possono creare dei fori che devono essere chiusi
  • Bad contours: I triangoli, per effetto di una errata scelta della tolleranza e delle caratteristiche della superficie, risultano discontinui pertanto si deve ricorrere ad una operazione di “stitching” ossia la superficie o parte deve essere tirata in modo da far combaciare i lati dei triangoli.

[modifica] Problematiche di Slicing

Lo slicing, come gia ribadito, è la suddivisione del modello matematico, ossia il file STL che gia risulta in parte degradato dalla conversione dal formato proprio del CAD all'STL, in “fette” orientate orizzontalmente rispetto alla disposizione che si è fatta dell'oggetto all'interno del volume di lavoro nella macchina. Data la particolare metodologia di lavorazione la superficie finale del pezzo presenterà un aspetto a gradino (vedi Figura 7). È evidente che a differenti spessori delle slice corrisponderanno differenti risultati finali, in particolare per le superfici curve. L'ideale sarebbe di disporre spessori infinitesimali e macchine capaci di stampare tali slice in modo velocissimo.

Figura 7: Effetto Staircase
Figura 7: Effetto Staircase

Per macchine a spessore di slice costante, dette slice uniformi, il problema non si pone più di tanto dato che il campo d'intervento dell'operatore è rilegato alla sola scelta dell'orientazione del pezzo sulla tavola di lavoro. Discorso differente nel caso di sistemi a slice adattative; infatti, appositi software si occupano di modulare l'altezza delle slice in base alla curvatura del pezzo, per cui si avranno slice più spesse di fronte a superfici ad elevato raggio di curvatura e più sottili nelle zone a curvatura elevata. Il risultato finale è quello di avere una superficie a gradini come mostrato in Figura 7, effetto denominato,appunto, staircase.

[modifica] Problematiche di contenimento

Un altro importante inconveniente a cui si ci trova davanti è il fatto che il prototipo può contenere o meno la superficie nominale (cfr. Figura 8)

Figura 8: Contenimento del profilo nominale
Figura 8: Contenimento del profilo nominale

Nella Figura 8 (a) il profilo nominale (la linea scura continua) si trova all'interno del prototipo, per cui con una successiva figura di finitura, nel caso non siano rispettate le tolleranze indicate, il prototipo può essere accettato. Nel caso (b) il profilo nominale è all'esterno del profilo, in questo caso se le tolleranze lo permettono, il prototipo può essere considerato buono. Nel caso (c) è presentata una situazione intermedia.

[modifica] Problematiche d'interfacciamento

Sono le problematiche che si riscontrano durante il passaggio dati dal CAD alla macchina. C'è da dire che oggi i più diffusi CAD hanno integrati moduli di esportazione, per cui i problemi citati nel paragrafo Problematiche di generazione del STL sono alquanto ridotti anche se in alcune occasioni possono riscontrarsi.

[modifica] Ottimizzazione della fase di stampa

La scelta di un orientazione piuttosto che un'altra permette di avere risultati differenti. Ottimizzare la fase di stampa consiste nello scegliere la corretta orientazione per tutti i corpi messi sulla tavola di lavoro; Infatti, quando si tratta di disporre un solo pezzo questa risulta abbastanza facile, poiché si deve tenere conto di ciò che può succedere al singolo pezzo.

Figura 9: Influenza dell'orientazione
Figura 9: Influenza dell'orientazione

Come si vede dalla Figura 9 cambiare l'angolo che una superficie forma con la base di lavoro aumenta o diminuisce la rugosità a causa dell'aumentare dell'effetto staircase. Quando invece si devono disporre più pezzi, oltre a tenere sotto controllo quanto appena esposto, si deve cercare di ridurre il più possibile il tempo di lavorazione.

Figura 10: Orientamento lungo l'asse macchina y
Figura 10: Orientamento lungo l'asse macchina y
Figura 11: Orientamento lungo l'asse macchina x
Figura 11: Orientamento lungo l'asse macchina x

I tempi di lavorazione si riducono in modo diverso a secondo della macchina impiegata, per l'esempio presentato nelle 2 precedenti figure si è impiegata una Objet Quadra Tempo. Una disposizione come quella indicata in Figura 10 con i pezzi lungo l'asse y, ha un tempo di costruzione molto superiore a quello per realizzare gli stessi pezzi disposti come in Figura 11 lungo l'asse x della macchina. Questo perché la testina nel primo caso per costruire le slice deve fare una prima passata per il cubo in azzurro e poi scendere lungo y per fare la passata relativa al cubo in grigio. Nella seconda disposizione, invece, le slice relative ai due cubi vengono eseguite con un'unica passata con il risultato di ottenere gli stessi oggetti in metà tempo. Le linee guida che si possono delineare per la disposizione dei pezzi sono le seguenti:

  • Valutare preventivamente l'orientazione ottimale e tenere presenti le disposizioni possibili, compatibilmente con le specifiche imposte dal committente.
  • Tra le orientazioni ammissibili, scegliere quelle che presentano altezza inferiore .
  • Disporre sulla “Tray” pezzi che presentano altezza il più possibile omogenea
  • Cercare di ricoprire la maggior superficie possibile della “Tray”, con il criterio precedentemente esposto, al fine di ridurre le passate per completare la slice.

[modifica] Le tecniche RP

Dalla prima prototipatrice di Charles W. Hull basata sulla tecnica SLA-1 si sono sviluppate molte altre tecniche la cui differenza sostanziale consiste nell'avere oggetti con caratteristiche meccaniche che si avvicinano sempre più alla produzione di serie. Vediamo adesso qualcuna di queste tecniche.

[modifica] SLA (StereoLitopgraphic Apparatus)

La stereolitografia è stata la prima tecnica messa a punto. Si basa sulla polimerizzazione di un liquido per effetto di un laser. Nella prima fase si predispone il posizionamento finale del pezzo da realizzare su workstation ed eventualmente si generano i supporti. Successivamente il laser, focalizzato sul piano di lavoro mediante sistemi ottici, provvede a polimerizzare la prima sezione del prototipo. Successivamente il piano si abbassa e il procedimento prosegue con la polimerizzazione dello strato successivo (cfr. Figura 12)

Figura 12: Schematizzazione della tecnica SLA
Figura 12: Schematizzazione della tecnica SLA

Per ridurre il tempo di costruzione il laser polimerizza solo i contorni esterni delle superfici e le collega con una struttura a nido d'ape per cui alla fine della costruzione il pezzo è esposto a raggi UV mediante apposite lampade per un tempo sufficiente alla completa polimerizzazione.

[modifica] La tecnica PolyJET

Il processo pratico si basa sulla deposizione di strati liquidi di fotopolimeri sensibili ai raggi ultra violetti e quasi in contemporanea due potenti lampade UV provvedono al loro indurimento. Più precisamente una serie di pompe trasportano due resine, quella che serve per realizzare il modello e quella che serve come supporto, dalle cartucce ai serbatoi della testina. La testina provvede a deporre in modo appropriato le resine. In particolare la resina "modello" è depositata dove c'è il volume del prototipo, invece quella supporto si utilizza per riempire le cavità o per sorreggere pareti inclinate di un angolo maggiore di 88° con la linea dell'orizzonte (lato oggetto).

Deposta la slice, che presenta spessore di 16μm, viene esposta a radiazione UV per mezzo delle lampade UV poste ai lati della testina e solidali con essa. A questo punto il piano si abbassa della quantità necessaria e il procedimento si ripete (cfr. Figura 13).

Figura 13: Schematizzazione della tecnica PolyJET
Figura 13: Schematizzazione della tecnica PolyJET

Questa tecnica ha la caratteristica di ottenere delle superfici la cui rugosità varia dai 2-3 μm ai circa 15 μm, con delle risoluzioni molto spinte.

[modifica] MJM (Multi Jet Modeling)

Questo metodo è quanto di più simile ci sia ad una stampante a getto d'inchiostro. Nella testina è presente una resina termoplastica che viene disposta sulla tavola di lavoro a creare la slice. Successivamente si abbassa la Tray e la resina aderisce alla slice precedente (cfr. Figura 14).

Figura 14: Schematizzazione della tecnica MJM
Figura 14: Schematizzazione della tecnica MJM

[modifica] Drop on Demand

Questo metodo è simile al precedente, il materiale del modello e quello del supporto sono depositati in sequenza e poi si passa alla slice successiva fino alla fine. Il post trattamento consiste nell'eliminare il materiale di supporto.

Figura 14: Schematizzazione della tecnica Drop On Demand
Figura 14: Schematizzazione della tecnica Drop On Demand

[modifica] (Selective) Laser Sintering

La sinterizzazione laser, una volta chiamata anche SLS Sinterizzazione Laser Selettiva, fa impiego di polveri, termoplastiche, metalliche o silicee, e come dice il nome, fa uso di un laser per sinterizzare i materiali impiegati per la costruzione del prototipo. Inizialmente viene steso un sottile strato di polvere da un apposito apparato e il laser provvede alla sinterizzazione ove necessario. La tavola si abbassa della quantità voluta, si stende un altro strato di polvere e il tutto si ripete. Il vantaggio sta nel fatto che si possono utilizzare diverse tipologie di polveri e non c'è bisogno di prevedere dei supporti dato che è la polvere non sinterizzata che provvede a sostenere i piani superiori (Cfr. Figura 15). Alla fine del processo il pezzo deve essere liberato dalla polvere in eccesso, operazione non molto complessa, e nel caso di polveri metalliche e ceramiche, subiscono anche un trattamento termico per migliorarne le caratteristiche. Per tutti gli altri materiali si possono prevedere altri tipi di trattamento a secondo delle esigenze.

Figura 15: Schematizzazione della tecnica SLS
Figura 15: Schematizzazione della tecnica SLS

[modifica] Fused Deposition Modelling (FDM)

Questa tecnica fa uso di fili e barrette di materiale termoplastico che viene deposto su un vassoio da una testina capace di muoversi lungo 3 assi. Il processo è tutto automatico, così come l'eventuale generazione dei supporti. Alla fine della lavorazione il prototipo non necessita di ulteriori trattamenti.

Figura 16: Schematizzazione della tecnica FDM
Figura 16: Schematizzazione della tecnica FDM

[modifica] Limitated Object Manufactoring (LOM)

La LOM o laminazione di fogli di carta, impiega fogli di carta speciale tagliata secondo la slice voluta e incollata alla precedente. Il suo vantaggio è quello di poter avere dimensioni relativamente elevate per il volume di lavoro. Il supporto è costituito dalla carta in eccesso e il post trattamento è molto delicato in quanto bisogna estrarre il materiale in eccesso con attrezzi tipici della lavorazione del legno. In più, avendo il prototipo un aspetto simile al compensato, bisogna fare una finitura con carta abrasiva per evitare rischi di distacco degli strati e sicuramente un trattamento di impermeabilizzazione per prevenire l'assorbimento di umidità.

Figura 17: Schematizzazione della tecnica LOM
Figura 17: Schematizzazione della tecnica LOM

[modifica] 3D Printing

Questa lavorazione è simile alla SLS, ma le polveri anziché essere sinterizzate vengono mantenute insieme da un collante spruzzato con una testina simile a quelle presenti nelle stampanti a getto d'inchiostro. Il collante viene rapidamente asciugato e il prototipo ottenuto va delicatamente estratto per evitare sfaldamenti e sottoposto ad un trattamento termico per migliorarne le caratteristiche.

Figura 18: Schematizzazione della tecnica 3D Printing
Figura 18: Schematizzazione della tecnica 3D Printing

[modifica] Selective Laser Melting (SLM)

Anche questa metologia e del tutto simile alla sinterizzazione laser selettiva, ma se ne differenzia per l'impego di polveri metalliche integrali, ossia senza l'ausilio di bassi fondenti. Ne deriva che anche il laser è più potente e alla fine si ha un oggetto del tutto simile alla produzione di serie, che non richiede particolari finiture superficiali e che può essere sottoposto tranquillamente a lavorazioni tradizionali. Allo scopo di prevenire l'ossidazione dei metalli nella camera di lavoro si ricrea un'atmosfera interte.

Figura 19: Schematizzazione della tecnica SLM
Figura 19: Schematizzazione della tecnica SLM

[modifica] Electron Beam Melting (Fusione da Fascio Elettronico)

È del tutto simile alla precedente, solo che per permettere una corretta focalizzazione del fascio elettronico sul piano di lavoro si deve creare il vuoto nella camera di lavoro, il che previene anche la formazione di ossidi metallici nelle polveri.

Il fascio elettronico, potendo concentrare una potenza di spot superiore rispetto al laser, può fondere polveri metalliche alto fondenti quali il titanio.

Una particolare applicazione fattibile con questa tecnica è la produzione di protesi biomediche in titanio, mediante l'utilizzo di polveri di titanio ad alta compatibilità biomedica.

[modifica] Note

  1. Fonte: Apri-rapid.it.

[modifica] Bibliografia

  • F. Bernardo - “Prototipazione Rapida e Progettazione Aeronautica: dall'analisi dei parametri operativi alla verifica sperimentale del prototipo” - Tesi di Laurea - 2006 - Università degli Studi di Salerno
  • Galardi L., Truono F. – “La prototipazione rapida come strumento di benchmarking” – Tesi di laurea – 2003 - Università degli Studi di Salerno

[modifica] Collegamenti esterni

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