Radio Bologna per l'accesso pubblico
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Attenzione – L'utente ¡Giac83! (ma il copyviol è un'emergenza sempre) ha chiesto di verificare che questa voce non costituisca una violazione di copyright perché probabile copia di materiale già pubblicato altrove e dunque non originale. La voce è stata inserita nella categoria "Da controllare per copyright".
- Se puoi, contribuisci adesso a verificarne la compatibilità con la licenza GFDL (vedi Aiuto:Copyright per maggiori dettagli).
- Per eventuali note usa la pagina di discussione.
- Avvisa l'autore con il messaggio {{Avvisocontrolcopy|voce=Radio Bologna per l'accesso pubblico}}--~~~~
Questa voce necessita di essere controllata (vedi l’elenco delle pagine da controllare). Per maggiori dettagli controlla la pagina di discussione. Se ti ritieni competente in materia, contribuisci a correggere questa pagina e poi rimuovi questo avviso. (pagina segnalata nel mese di dicembre 2006) Motivazione: voce un filo celebrativa. Segnalazione di Snowdog (chiedi a un semplice utente) 16:12, 4 dic 2006 (CET) |
Radio Bologna (o, meglio con il nome completo Radio Bologna per l'accesso pubblico, per sottolineare l'intento di rompere il monopolio Rai) è una delle primissime radio libere Italiane.
Il clima per creare i presupposti di una profonda modifica del mondo dell'emittenza, era stato preparato dalla sentenza della Corte Costituzionale del luglio 1974 che dichiarò incostituzionale il divieto di trasmettere programmi televisivi via cavo.
Nel frattempo lo sviluppo della tecnologia delle trasmittenti radio in modulazione di frequenza rendeva accessibile anche ai privati la possibilità concreta di realizzare piccole radio libere.
È difficile dire, tra il pullulare dele iniziative quale è stato l'esatto ordine cronologico: certamente, però Radio Bologna ha l'indubbio merito di essere stata la prima a coinvolgere una intera città.
[modifica] La fine di Radio Bologna e la diffusione delle radio commerciali
La difesa del monopolio pubblico della Rai vedeva schierato un grande partito trasversale di tutti gli schieramenti. La rottura definitiva avvenne, di nuovo, per merito della Corte Costituzionale che nel 1976 dichiarò incostituzionale la normativa che impediva la trasmissione via etere, purché in ambito locale. La stessa corte, però, invitava il legislatore a fissare precisi principi normativi. Il potere legislativo disattese, però, queste indicazioni della Corte, lasciando un vuoto che dette modo di legittimare una occupazione dell'etere.
Progetti come quelli di Radio Bologna, che puntavano essenzialmente alla libera informativa a livello locale, rimasero, perciò soccombenti rispetto alla posizione di chi vedeva nella liberalizzazione dei media radiotelevisivi, l'occasione di creare strutture commerciali.